bella ciao rap: il 25 aprile a scuola

Jacopo Finelli
Oggi, anche se non è esattamente il giorno della liberazione, alla scuola media Rosselli di Fiano che io frequento si è svolta una grande recita. Si intitolava “L'Agnese va a morire”, tratta dall'omonimo romanzo della scrittrice Renata Vigano, e parlava di questa Agnese che viveva una vita tranquilla con suo marito Palìta, fin quando non arrestarono quest'ultimo sospettato di antifascismo. Agnese, benché molto afflitta in cuore, riuscì a consolarsi e a pensare come potevano aver saputo di suo marito... Poi le venne in mente: qualche giorno prima aveva offerto ospitalità a un povero soldato disertore, ma le figlie di una sua conoscente chiamata Minghina la avevano criticata dicendole che ospitandolo avrebbe messo tutti nei guai. Dovevano aver fatto la spia. In preda alla collera, Agnese diventò staffetta partigiana e così facendo Minghina e le due figlie la disprezzarono ancor di più.
Un giorno le figlie la portarono a casa loro e Agnese ebbe la spiacevole sorpresa di incontrare lo stesso generale che aveva portato via suo marito. Dentro di lei, nel suo sangue, scorreva un forte senso di rabbia e di disprezzo. Minghina parlò e disse che il gatto di Agnese aveva mangiato la sua salsiccia. Il tedesco impugnò il suo AK-47 e sparò una potente raffica di proiettili che infransero la vita del gatto e l'unico ricordo rimasto ad Agnese di suo marito. Il nazista uscì di casa e Agnese lo seguì. Giunti fuori Agnese strappò il fucile di mano al generale e lo colpì in testa ammazzandolo. Da quel giorno partecipò attivamente ai movimenti partigiani fin quando non morì vittima di un rastrellamento.
Questi episodi devono aiutarci a riflettere sui terribili errori commessi in passato, per non ripeterli e per non cedere alla voglia di potere e fare altre guerre perché non è vero che servono al popolo: al massimo servono ad un singolo individuo che vuole arricchirsi con la fatica della gente.
Tornando allo spettacolo vorrei aggiungere che, essendo stato organizzato dalla nostra prof di musica Cinzia Ruosi, è stato metà recitazione e metà canto e musica. Tra i canti non poteva mancare “Bella Ciao”, che è stata reinterpretata con una seconda voce in chiave rap da me e da un paio di miei compagni.
Tutti voi che avete letto questo brano sappiate che la libertà è una cosa che ormai noi diamo per scontato di avere, ma una volta non era così per tutti (purtroppo).

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