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Proviamo con un wiki-racconto?

Quello che leggete qui è il testo che è stato oggetto del wiki; davanto ad ogni testo c'è il nome di chi ha scritto il contributo. Da oggi, 22 novembre 2009, il wiki è chiuso in modifiche: ognuno può inviare a editrice@lacassa.net un finale per questo racconto.









Cosa scriviamo qui?

 


Un racconto breve -  max 10 cartelle (una cartella è lunga più o meno  30 righe da 60/70 battute) - ambientato a La Cassa, che parli dei luoghi e delle atmosfere, vere o immaginarie, del nostro paese.


Non deve contenere, intenzionalmente, riferimenti espliciti a persone reali o fatti realmente accaduti.


 


Chi lo può scrivere?


Scriventi che conoscano, almeno un po', le strade, i boschi, le montagne, l'aria di La Cassa e che abbiano voglia di giocare con un piccolo esperimento di scrittura a più mani.


 


Incipit: comincia così..., continuate voi!


 

[Diego Finelli]


Prima. Prima era tutto diverso. Vedeva in modo diverso e sentiva in modo diverso quei luoghi.


Prima passava su per via IV Novembre, la solà, come continuavano a chiamarla sua nonna e suo padre, e non pensava a niente in particolare. Camminava e basta, se era a piedi; pedalava, se era in bici. Senza guardarsi intorno a ogni rumore, a ogni voce, a ogni cambio di luce.


Prima quando passava per via Fila passava per via Fila: se andava a casa di M. pensava, Vado a casa di M., se stava andando alla cooperativa a prendere le pizze pensava, Vado a prendere le pizze. E basta. Soprattutto non pensava a niente di particolare quando transitava davanti al vecchio forno pubblico, in disuso da anni. Niente.


E lo stesso a camminare per il Colverso: al massimo lì, per la strada, gli era capitato di pensare a cosa avrebbe fatto se si fosse trovato davanti un cinghiale. O più di un cinghiale: una mamma cinghiale con i suoi cuccioli.


E anche a vedere l'ippocastano, prima, pensava solo a quanto era bello, e grande, e vecchio. Niente cigolii. Niente rami bassi, troppo bassi a vederli da lontano.


Questo prima. Prima dell'ultima volta che era andato a correre nel Basso e aveva trovato quello che aveva trovato.


Prima. E dopo.


Dopo le strade non erano più le stesse. Nossignore. Dopo, tutto aveva una luce diversa, e suoni diversi, fino odori diversi. Nel suo paese.



[Laura Martinotti]




Ma non era nostalgia quella che lo attanagliava, era piuttosto voglia di tornare indietro per un attimo, solo per quel momento, giusto per sentire ancora quelle voci e quei profumi. Non che ora non ci fossero voci e odori, anzi. Ma prima era diverso. Diverso come può esserlo il cioccolato dalla vaniglia, diverso come il pane dal salame. Insomma, né peggio né meglio. Diverso.


Eppure ancora non si spiegava come era potuto accadere che tutto fosse cambiato così repentinamente. Cercò ancora una volta di ripercorrere ora per ora, minuto per minuto, quella giornata autunnale.


Il giorno era appena nato, mattino presto anzi, prestissimo. Come ogni mattina la giornata di Guglielmo (Willy, come si sentiva deliziosamente chiamare da Matilde) iniziava con una corsetta al Basso. Di quella mattina ricordava ogni fotogramma: la luce fioca dell'alba, il fresco pungente sulle gambe nude, i sassolini sotto le scarpette da corsa. Uscì di casa e passò nella piazza del comune deserta, l'ippocastano sembrava si inchinasse ogni mattino a salutarlo. Poi giù per la discesa cercando di tenere un passo lento per non farsi prendere subito dal fiatone  e poi finalmente, dopo il silenzioso cimitero, la strada sterrata del basso.


Percorse poche centinaia di metri, gli alberi a destra e a sinistra rumoreggiavano per  la brezza che improvvisamente si sollevò. Le nuvole passarono veloci in cielo oscurando e rischiarando i prati che si intravedevano fra gli alberi alla sua destra.  Una lepre , immobile sul ciglio della strada sterrata, non si spostò neppure quando Willy le passò accanto, come se non si fosse accorta che un essere umano si stesse avvicinando.


In quel momento vide e quando vide tutto cambiò.




[Vittoria Fauro]

Se solo avesse tirato dritto. Se quella mattina, invece di prendere a sinistra per il ponticello, avesso proseguito verso il fiume, niente sarebbe cambiato. Invece aveva girato verso la fontana, verso i vecchi ruderi. Gli piaceva partire la mattina senza una meta precisa, lasciare libera la mente e farsi portare dove le gambe preferivano andare. Un senso di intima libertà lo faceva procedere nella sua corsa, come fosse alla scoperta di luoghi sconosciuti. Si lasciava attirare dalle sensazioni del momento, la voglia di vedere i giochi dell'acqua scorrere tra le rocce, le foglie ingiallite che coprivano i muretti a secco, vecchi confini di vecchie case. Gli piaceva percorre il tratto di strada verso la fontana e immaginare quei resti ancora intatti, immaginare la vita, sentire le voci, i rumori, i versi degli animali, percepire gli odori sicuramente diversi dall'odore di muschio che ora colpiva le sue narici. 



[Gabriella Braiato]

E gli piaceva ancora di più arrivare al mulino, osservare il pilone votivo proprio nella curava e ricordare di quella volta che da ragazzo aveva fatto una ricerca sui piloni e il Maestro gli aveva detto "Bravo!" e lui si era sentito orgoglioso.

E poi ancora proseguire fino a sbucare sulla strada asfaltata per affrontare le dure curve che portano al Trucco. In quel tratto doveva fare attenzione: la strada al mattino era bagnata e in un paio di occasioni aveva rischiato di cadere.

Ma non quella mattina. Perché si era fermato molto prima. Non aveva proprio potuto far altro che interrompere la sua corsa. Immobile sul ciglio della strada, Guglielmo entrava nella sua nuova vita.

 


 brina marcello

altre volte distratto avrebbe tirato dritto , o al limite , un calcio alla sivori avrebbe fatto volare la bottiglietta oltre il ciglio della strada , nei rovi persa per sempre , questa volta no .

lui che si faceva sempre i fatti suoi , che era schivo , al massimo sornione lui si era fermato a guardare quella bottiglia di vetro chiusa con un tappo di sughero .

vuota?

WILLY si fermò s'inchinò e la prese in mano .

attirato da una forza sconosciuta ,s'impossessò della bottiglia senza precauzioni , senza pulirla , sporca di fango e sterco , lui che non usciva di casa senza l'amuchina spray.

La bottiglia non rea vuota , dentro arrotolato a mò di papiro , un foglio sbiadito accartocciato.

Willy non credeva ai propri occhi , un messaggio in una bottiglia trovata giù nel basso della cassa , non in riva al mare trasportata dalle onde , ma adagiata sul sentiero , come portata dal vento.

La solita voce interiore , quella che lo portava lontano dai guai , dalle discussioni , dagli altri , imperiosa gli ordinò di gettarla lontano . lontano e di proseguire la sua corsa senza voltarsi indietro .

L'aveva sempre ascoltata quella vocina , a volte suadente , a volte arcigna e dura , e sempre a conti fatti , tirando le somme le aveva dato ragione .

perchè quella mattina willy non ascoltò la sua voce non c'è dato di sapere , vero è , che appena aperta la bottiglia willy si maledì diecimila volte.



[italo]

Il papiro sembrava antico; ma forse era solo sporco.

Non c'era una parola, non un testo, solo un disegno, strano.


Questo:


A questo punto, non poteva che indagare.

Visto lo stato del papiro, per prima cosa prese il cellulare e gli fece una foto per conservarne l'immagine.

Ma il telefonino, scattata la foto, si comportò stranamente... 



marcello

bè , non proprio il telefonino bensì la foto ...

wylli era nel pallone più assoluto , fosse stato il telefonino a starnazza re , a ululare a singhiozzare poteva pensare a qualche divoleria pubblicitaria , le inventavano tutte per spillar soldi ai poveri utenti , invece era l'immagine .

un labirinto animato che cambiava percorso , forma solo a seguire i sentieri con gli occhi .

sentieri animati che celavano tesori e trappole , e quando lo squardo indugiava su un tranello , wylli avvertiva fisicamente l'effetto caduta o la lama di una scimitarra che sibilando tagliava l'aria e ... al pelo aveva spento il telefonino appena in tempo .

pallido e stremato l'uomo si mise a fissare il bosco come un ebete , cercando di non guardare il rivolo di sangue che correva lungo il palmo della mano , cercando di non sentire il bruciore della ferita  ,fuggendo lontano con la testa dall'ultima immagine fotograta dai suoi occhi : una scimittarra , che una mano invisibile aveva disotterrato alla seconda curva del labirinto quella in prossimità di un portoncino socchiuso .

solo un moto istintivo gli aveva fatto sollevare il braccio per ripararsi il volto mentre  la destra meccanicamente spegneva il cellulare .



  [Laura]

Qundo si risvegliò il sole era alto. Sentiva in lontananza una voce chiamarlo: "Willy, per l'amor del cielo, cosa ti è successo?". Mise a fuoco il viso che gli stava parlando ad un palmo dal suo naso e riconobbe Matilde.

"Stai bene? Cosa hai fatto alla mano?" Willy era confuso, molto confuso. Si guardò intorno alla ricerca della scimitarra che lo aveva colpito ma si accorse che cadendo si era tagliato la mano su un sasso appuntito. E allora capì di essere stato vittima di un'allucinazione. Probabilmente una sostanza allucinogena di cui era cosparsa la bottiglia.. già la bottiglia.

Si guardò intorno e ancora steso a terra si allungò per afferrarla nuovamente ma si fermò in tempo: tirò fuori un fazzoletto dalla tasca dei pantaloncini e la prese avvolgendola con quello.

"Sto bene.. sto bene, Matilde, ora passa". Raccontò a Matilde cosa era accaduto e le fece vedere la fotografia della strana immagine che aveva scattato con il cellulare.

Glielo porse: "Matilde, secondo te questi geroglifici che cosa rappresentano? Non sono riuscito a capire che cosa sia questo disegno così strano...".

Matilde prese il telefono e guardò la fotografia scattata. Poi guardò perplessa Willy e poi nuovamente la fotografia.

"Willy, ma di che disegno parli... in questa foto non c'è nessun disegno!". Solo quando riprese in mano il telefono si accorse che era vero, la fotografia non riproduceva un disegno.



[Italo]
QR-code> image enabled

QR-code> decode-type: text

QR-code> click OK for decoded text

[OK] [esc]

 



QR-code? e cos'è 'sta roba? Sul telefonino, al posto della fotografia, c'era questo strano testo. Il telefonino, dopo aver scattato l'immagine, era entrato in uno stato diverso dal solito che nè Willy nè Matilde avevano mai visto.

Comunque, il significato era chiaro: in quella strana immagine si celava un messaggio nascosto; bastava cliccare su 'OK' per vederlo.

Si guardarono negli occhi, lo stesso brivido di prima percorse la schiena di Willy: che ci fa un'immagine cifrata, imbevuta di una sostanza che lo aveva stordito, in mezzo al bosco?

Sarebbe bastato premere 'OK' per capirci qualcosa di più.

Ma non lo fecero, subito; c'era la percezione chiara che qualcosa di strano stava accadendo, qualcosa che avrebbe forse modificato il loro modo di vivere. Sì, forse ce n'era bisogno; il solito tran-tran, un rapporto che cominciava a lasciar trapelare qualche cedimento... si guardarono negli occhi, quasi ad aspettare un'ispirazione.

Il telefonino disse: beep.

Lo guardarono.

E lui disse: beep beep.

Si guardarono.

E luì ripetè: beep beep beep.

Rimasero lì come imbecilli, quando si accorsero che in realtà stava segnalando la fine della carica della batteria e non ebbero il tempo di premere 'OK'.



Tornarono a casa, su per la strada del cimitero; misero in carica il telefonino e, insieme, navigarono su internet alla ricerca del significato del QR-code.



[Vittoria Fauro]

Avevano fatto un corso accellerato di codici a barre, codici a 2 dimensioni. Mettendo insieme le informazioni trovate in rete avevano in qualche modo trovato un senso a quei geroglifici.

Non avevano però una risposta.

Continuavano a passare da una pagina web all'altra, italiano, inglese, rimandi ad altri siti. Il tempo era passato, ma restavano incollati davanti al video con la consapevolezza di fare di tutto per mantenere in sospeso il momento di riaccendere il telefonino, un misto di curiostà e paura dilatava l'attesa.

Intanto una pioggia fitta aveva cominciato a cadere. Il rumore sui vetri li riscosse e finalmente Willy si alzò e prese il telefonino.

Tenne premuto il tasto ON e lo poggiò sul tavolo, un po' distante.

Il telefonino si ripresentò tale e quale all'istante in cui si era spento.

Willy e Matilde si guardarono negli occhi, cercando approvazione e conforto. 

Le loro mani si allungarono quasi contemporaneamente, Willy per premere OK, Matilde con un gesto che all'ultimo istante si strinse sul polso di Willy, come si trattasse di un tentativo per fermarlo. Mollò la presa non appena il telefonino visualizzò la scritta:



ti prego vieni a salvarmi

su dov'ero nella

vecchia torre



torassa di la cassaFissarono a lungo il display. Cosa poteva significare ? 

Non c'era bisogno di spiegarsi quale fosse la vecchia torre. Entrambi avevano subito pensato alla torassa, i vecchi ruderi sulla collina.

"Andiamo" disse Willy.

"Andiamo dove ?" rispose Matilde, "non vedi come sta piovendo ?". 

"Che vuoi che mi importi della pioggia, qui sta succedento qualcosa di strano e io ho tutta l'intenzione di capire di cosa si tratta".

Matilde lo guardava infervorato, quando Willy si metteva in testa qualcosa non c'era verso di smuverlo.

"E allora vai, se proprio vuoi andare, ma non sperare che venga con te. Vai, io per oggi ne ho avuto abbastanza". Ancora non si era ripresa dallo spavendo di quella mattina. 

E mentre Willy si infilava la giacca e cambiava le scarpe ebbe appena il tempo di gridargli dietro: "E se ti succede qualcosa non sperare che venga ancora a cercarti !"

Willy uscì in strada, avrebbe voluto correre ma si rese subito conto che le gambe non reggevano il passo, un senso di stanchezza le rendeva pesanti. Si avviò perciò di buon passo, giù per la discesa del cimitero, con i rivoli di acqua che già gli scendevano sulla fronte.





 [Vittoria]

Camminava e continuava a pensare. Che senso poteva avere il messaggio ? Cosa pensava di trovare su, alla vecchia torre ? Che nesso poteva esserci tra dei vecchi ruderi e un codice bidimensionale Giapponese ? Gli sembrava tutto senza senso.

Intanto, sotto la pioggia fitta, era arrivato alla fontana e aveva cominciato ad inerpicarsi per la salita, proprio a fianco dei resti della vecchia chiesa parrocchiale.

Lo strato di foglie scivolose rendevano più difficile il cammino. Willy inciampò in una radice e cadendo il taglio sulla mano ricominciò a sanguinare. "Accidenti !" pensò Willy, mentre cercava nelle tasche un fazzoletto. Mentre lo premeva sulla mano gli affiorò alla mente un ricordo, di quando era bambino, suo nonno che con lo stesso gesto gli puliva le ferite, quando Willy tornava a casa da qualche scorribanda nei boschi, regolarmente ferito da qualche rovo invadente. In quel momento risentì il calore della mano del nonno nella sua, mentre gli diceva, "dai, che non è nulla" e lo prendeva per mano e lo portava alla vigna. Già, la vigna, quanti anni erano passati da quando non c'era più la vigna ?

Riprese a camminare, con la sensazione di quella presenza vicino.

Il sentiero si inerpicava stretto su per la collina, Willy  arrivò a fatica in cima, anismando mentre aggirava la base del vecchio campanile.

Poi la strada, questo lo ricordava, si faceva  più invitante mentre quasi in piano si avvicinava al castello.

Quando fu in vista del muro, alto, imponente non ebbe esitazioni ad avvicinarsi, girare appena sulla destra per raggiungere l'ingresso.

Cumuli di pietre giacevano ovunque. Piccoli arbusti nel tempo avevano colonizzato quello che una volta, probabilmente, era l'interno. Delle tre torri originali solo una era ancora in piedi, Willy non aveva dubbi che fosse quella la torre del messaggio. Si fermò davanti alla torre, davanti alla breccia aperta nello spesso muro, fissando il cartello giallo in alto, che con aria di sfida gli diceva "Pericolo di crollo".

Willy fu percorso da un brivido. Fissò la torre e disse ad alta voce "vedi di non crollare proprio adesso, sono secoli che te ne stai qui immobile, vedi di durare ancora cinque minuti". Gli venne da ridere un po', lì da solo, sotto la pioggia a parlare con dei vecchi sassi. 



Dovette quasi accucciarsi per entrare, si mise in piedi, al centro, le pareti tonde, vicine, lo facevano sentire come perso nel fondo di un pozzo. Si guardò intorno senza notare nulla di strano. Alzò le braccia verso l'alto e cominciò ad urlare "E adesso ? Adesso che sono qua ? Cosa dovrebbe succedere adesso ?" 

Mentre girava su se stesso, in preda a quella foga, vide qualcosa spuntare da uno dei buchi nel muro. Si avvicinò con cutela e lo prese in mano.

Un pezzo di papiro, in tutto e per tutto simile a quello della bottiglia. Lo aprì delicatamente, non restando neanche troppo sorpreso quando lo vide

mentre le gocce di pioggia cominicavano a confonderne il disegno.

qrcode



  [Giorgio]

 Ma con grande spirito di osservazione Willy si accorse che i due disegni, quelllo trovato nella bottiglia e quello che le sue mani leggermente tremolanti per l'emozione stringevano, non erano uguali. L'impianto era il medesimo, le tre torri e alcuni altri punti erano identici, ma i percorsi di questo ipotetico labirinto non coincidevano. Cosa significava tutto ciò? Decise che la cosa meritava un approfondimento e quindi mise al riparo nella tasca interna della sua giacca a vento il papiro ritrovato nella torre e si avviò di buona lena giù per il sentiero. Voleva tornare subito a casa per confrontare attentamente i due disegni e scoprirne il segreto.



[italo]

Era lì con i due disegni di fronte, sul tavolo della cucina.

Ne aveva fotocopiato uno su una carta trasparente, provando a sovrapporli...

 


qrcode




Tre torri.... uguali, sovrapponibili.

Tutto il resto... diverso, molto diverso.

Il secondo ancora segnato dalle gocce d'acqua.

Ci passò almeno mezz'ora a guardarli. Aveva uno sguardo intenso, concentrato, forte, quasi nel dolore di capirci qualcosa, di decifrare quell'enigma.

Poi, fu quasi naturale.

Fu quasi naturale pensare che in altre circostanze, in altri casi, quando si trovava di fronte a grandi problemi, ad intricate soluzioni, era sempre Matilde a suggerirgli, magari implicitamente, la via d'uscita.

E fu naturale, naturalissimo, quello che gli disse Matilde, appena lo vide così concentrato a guardare i disegni:

“ Ma sei scemo?”



“Perché guardi così quei disegni? La febbre ti ha dato alla testa? L'abbiamo scoperto su Internet: sono codici bidimensionali, come i codici a barre ma più potenti. Te ne sei dimenticato? Li ha sviluppati una casa giapponese, la Denso, rinunciando al copyright e lasciandone aperto lo sviluppo. Il tuo telefonino, quando hai scattato la foto, ha interpretato i disegni, presentando quella scritta che parlava della torre. Se vuoi sapere cosa dice quell'altro disegno devi fotografarlo col telefonino, non spaccarti la testa a guardarli”.




“Ah... si... certo... lo sapevo ma.....”.

Scemo, scemo, scemo, sono scemo. Questo pensava Willy; era così logico, l'avevano appena visto su Internet, i codici bidimensionali.... E lui pensava di risolvere le cose guardandoli... che scemo.



“Dài Willy, fagli una foto, così capiamo cosa vuol dire!”



Presero il telefono, scattarono la foto, e, come l'altra volta, il telefono invece che far vedere la fotografia recitò:”




Non lasciare che accada
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Capirono subito che quello era un indirizzo internet; andarono a vedere e... si guardarono negli occhi, non sapevano che dire. Dove li avrebbe portati questa storia?





marcello

Lontano , pensò willy .

in qualche pasticcio pensò ad alta voce matilde.

si guardarono perplessi , willy guardò la sua donna , la trovavava ancora piacente nonostante l'età e la completa assenza di segreti e reticenze fra loro due.

matilde era eccitata da questa storia che la impauriva e nello stesso tempo la stimolava .

le gote rosse lo sguardo acceso , ancora scapigliata per la corsa nel bosco ... Willy sentì salire dal pube un certo solletichio e

pensò che era un buon sistema per mettere una parentesi all'interno della storia..

"non ci pensare nemmeno " fece la sua donna , "non è il momento" sentenziò risolutiva.

l'ordine perentorio lo inchiodò alla sedia , e sbigottito pensò "figurati , cosa vai a pensare "

"come se bon ti conoscessi bel tomo" penso Matilde.

passarano alcuni minuti di botta e risposta prima che willy gridasse " ma noi ci leggiamo nel pensiero !!!"

mio dio pensò o disse matilde , ormai in preda al panico.

poi seduti uno di fronte all'altro si fissarono dapprima con le bocche aperte , come fanno i bambini quando vedono per la prima volta i fuochi d'artificio , poi ,in cagnesco , sospettosi e impauriti dai propri pensieri svelati.

perchè un conto è volersi bene un'altro è spalancare l'anima all'altro senza censure.





(donnalfonsa)

tutto ciò era spaventosamente bello e imbarazzante...sbigottiti cercarono di prendere tempo per trovare una soluzione. Matilde, lusingata dal desiderio rinverdito dal suo uomo, dimenticandosi del mistero, tradì le  sue emozioni più profonde,  pensò o disse : "finalmente! oggi giornata di grandi pulizie, cominciamo dalle ragnatele"

Willy non credeva a ciò che aveva udito , "ma come parli? Ti sei laureata a Oxford o tra i camalli  di Genova"?

 Sorpresa di ciò che aveva appena pronunciato, non riusciva a contenere il fiume di pensieri affioranti , un forte e prepotente desiderio erotico si impossessò del suo spirito e del suo corpo. Cominciò a contorcersi  come un'indemoniata e si avvinghiò  sull'incredulo Willy  con fare lascivo e felino..

."Dai  andiamo al Truc , ti prego!  Andiamo al Truc... passando dal cimitero"

Sempre più basito  il povero Willy  , che in quel momento,  più che un coyote sembrava una pecora, rispose:" ma che ci andiamo a fare al Truc, che ci andiamo a fare ? E' perché dobbiamo passare dal cimitero?







marcello

la scena che si presenteva agli occhi dei pochi lacassesi affacciati alle finestre o ai balconi era davvero spassosa.

matilde con passo bersagliero si tirava dietro il malcapitato willy  trascinandolo per un lembo della giacca .

all'improvviso senza girarsi matilde si fermò e senza una parola affondò una gomitata nel fianco del compagno che con un gemito si accasciò piegato in due.

willy alzò gli occhi e allargò le braccia chiedendo clemenza, in piedi davanti a lui mattilde furiosa gambe divaricate la mano chiusa con l'indice proteso minacciosamente verso il compagno , gli diceva o stava solo pensando "brutto porco   è una vita che mi prendi in giro con TTT..."

TTT o anche teresa tutta tette era la disperazione delle donne del paese ; bella , formosa , con tutte le curve al posto giusto calamitava l'attenzione di mariti , scapoli e nonni , c'era poco da sgomitare o scalciare , finchè non usciva dall'orizzonte gli uomini non la lascivano con lo sguardo neppure un secondo.

solo willy sembrava immune da questa febbre , e negli anni aveva convinto matilde che era l'unico uomo a ignorare TTT, fino ad oggi.

era riuscito a celare i suoi pensieri contando mentalmente i passi , giocando con i ciottoli ,cantando a sguarcia gola , tanto che matilde non doveva preoccuparsi dei suoi ,in quanto era occupata a decifrare quelli del compagno , finché dall'altra parte della strada come una gazzella avvolta in una tutina attillata , con la fronte matida di sudore , gli occhi brillanti sotto lo sforzo e le ... e  lì era cascato l'asino .

Per colpa di una bottiglietta trovata nel Basso , matilde lo aveva scoperto uguale e allupato come tutti gli altri.

"Alzati , forza . e non dire niente , Brutto Porco ".

Il resto del cammino verso la matodera lo fecero in silenzio ,ognuno immerso nei propri pensieri .



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