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Leggere gli eventi: i politici nella rete, tra dati aperti e pensieri chiusi



Mi sembra che in questi movimentati giorni tra una repubblica e l'altra (ho perso il conto: tra seconda e terza?) accadono alcuni eventi riguardanti la Rete che suggeriscono parecchie riflessioni, molte delle quali riguardano questo sito ed il modo con il quale è stato utilizzato nell'ultima trentina di mesi circa; provo a metterli in fila per cercare di comunicare quello che mi sembra essere il senso per collocarli in un quadro più o meno definito.

La telematica è entrata fortemente nelle nostre vite; per il nostro ben-essere anche la comunicazione online è fattore importante. Certo si può vivere, felicemente, senza la rete; tuttavia la pervasività che ha assunto in questi anni è tale da conferirle un ruolo primario tra i fattori che influenzano il nostro stato d'animo quotidiano.

Parto dall'ultimo intervento nel forum di lacassa.net; un utente ha chiesto 'ma su twitter ci siamo?', io ho risposto parlando di cinguettii e lui 'retwittando'. Penso che molti lettori siano rimasti confusi adottando un meccanismo di difesa: scartando cioè dalla propria attenzione ciò che non si capisce. Come capita spesso, in informatica, ognuno di noi ha un livello oltre il quale non va e non vuole andare, ignorando ciò che non capisce; non si può sapere tutto.
Nonostante questo rimane una sensazione di mancanza e un po' di smarrimento; sarebbe bello e utile sapere tutto, essere informati e capaci sempre. Si intuisce che da qualche parte il mondo va avanti e noi restiamo un passo indietro. Certo, ci si conforta sostenendo che c'è ben altro da fare, ci sono cose migliori da seguire; resta tuttavia un po' di dolore con il quale fare i conti, un po' di dolore che minaccia il nostro benessere.

Se può essere di qualche aiuto posso dire che vivendo immerso nella rete ho lo stesso tipo di sensazioni; sempre esiste qualcosa di sconosciuto, non capito, un qualcosa che dovrei conoscere ma che invece non conosco; sensazione che lascia un senso di colpa.
Tuttavia l'aver inserito nel sito un paio di box con i twit relativi all'allerta meteo per l'alluvione del Piemonte e Liguria di novembre 2011 ha immediatamente fatto percepire l'importanza dei twit.



Spesso  per spiegare l'introduzione di processi innovativi in un gruppo sociale viene utilizzata la metafora dell'infiammazione: innovare è simile a provocare un dolore, immediatamente una parte si arrossa e siamo costretti a portare lì le nostre attenzioni, a curare la parte dolorante fin quando il processo ristabilisce l'equilibrio naturale 'assorbendo' l'innovazione.
La società italiana è infiammata; sono in atto processi di trasformazione tecnologica che fanno male alla società che è costretta a porre l'attenzione sulla parte arrossata per cercare di 'risolvere' l'infiammazione e convivere con la causa dell'infiammazione, magari giungendo ad uno stato di salute migliore del precedente proprio grazie a questa battaglia.

Proprio per affrontare i rapporti tra società e Rete a Trento c'e' stato l'Internet Governance Forum Italia, l'evento più importante nella gestione della rete; quanti politici pensate ci fossero? Beh, qualcuno c'era: cito il 'nostro' (= di Torino) Vittorio Bertola, Stefano Rodotà, Fiorello Cortiana. I più noti partecipanti al forum hanno inviato una lettera a Mario Monti della quale consiglio la lettura (dal blog di Bertola); esprime tra l'altro di come la Rete abbia creato 700000 posti di lavoro e rappresenti il 2% del PIL e come non sia assolutamente giustificabile il ritardo con il quale la Rete viene diffusa in Italia; cita 'Internet come diritto fondamentale della persona'.
Esistono altri partiti che ne parlano? non so se Monti lo metterà tra le priorità del prossimo governo.

Durante il ventesimo compleanno del Web il suo inventore, Tim Barners Lee, a Milano ha spiegato quanto sia importante la diffusione della Rete in ogni singola piccola realtà del territorio, anche senza avere velocità fantasmagoriche (che ce ne faremmo oggi di 100, 1000Mb/s?) piuttosto che puntare a portare una grande velocità concentrata nei centri urbani, come stiamo facendo. Se la rete è ricchezza, allora è bene che sia distribuita.

La rete sta diventando una estensione degli umani, interconnettendoli. Le barriere di accesso si stanno abbassando sempre più; i nuovi strumenti di connessione, i tablet, sono così semplici da usare che non vengono neanche percepiti come computer e facilitano l'ingresso agli over 60. Sempre di più la Rete è più una rete di persone che una rete di macchine, ed èuna parte della realtà che incontriamo di fronte a noi, sempre di più strumento di socialità e confronto.

La Rete è il sistema nervoso dell'individuo collettivo costituito dalla nostra società, ognuno di noi è un ganglio di questo sistema, ogni twit, ogni post sono impulsi neuronali diffusi in rete che vanno a colpire i recettori-individui sensibili all'argomento che generando altri implusi sono attori del mutamento della società stessa che si autoevolve.

Attori del mutamento della società. Ma non doveva essere la politica la responsabile dell'organizzazione di questi mutamenti? Non era la democrazia il sistema per attuarli? forse ci sta sfuggendo qualcosa.
Ho più volte denunciato l'insipienza della nostra classe politica in questo settore (tolte lodevoli eccezioni); tuttavia si sta realizzando, se possibile, qualcosa di ancora più pericoloso della mancanza di sapore. Sta succedendo che la politica, che non può più fare a meno di notare la potenza della rete, per autoreplicarsi utilizza gli strumenti di rete in modo becero e confuso, arrabattandosi, inseguendo la moda del momento, senza alcuna strategia di comunicazione; senza minimamente pensare al benessere delle persone che rappresenta (cioè all apoitica) ma puntando piuttosto al successo di vendita della propria immagine, all'accaparramento del voto con tutte le tecniche di marketing che sciaguratamente ben conosciamo.

Da qualche anno c'è stata l'invasione dei politici su Facebook, contrabbandata come una grande modalità di comunicazione, di immersione del mondo dei 'ggiovani'; azioni intraprese senza quel minimo di strategia comunicativa necessaria in questi casi, affidandosi a braccia aperte ad una società di advertising (tale è Facebook) per brevi comunicazioni senza memoria, per chiacchiere e insulti che durano lo spazio di qualche giorno.
Va benissimo utilizzare i social network come raccoglitori di contatti; da lì in poi lo scopo dovrebbe essere quello di spostare il dibattito da facebook ad un altrove che sia la sede 'storica' della proposta politica, il brodo di coltura della democrazia, il luogo della memoria in cui confrontarsi in modo organizzato e prendere decisioni, grazie ad attori forti che abbiano in mano le redini del sistema e le possano impostare in modo chiaro e democratico; un po' come se fosse l'analogo digitale delle strutture  che nei passati decenni hanno costruito la solidità di partiti che oggi non esistono più.
E' necessario immergersi nelle tecnologie anche per avere una chiara idea di quello che succede e guardare un po' più avanti degli altri, come deve saper fare un politico, guardando alle prossime generazioni come citava De Gasperi.

Succede invece il contrario: ne sia esempiol'ipotesi di incarico a Casaleggio e Associati, responsabile della presenza in rete di Beppe Grillo, della presenza in rete del PD. Il ragionamento è esattamente agli antipodi: visto che Grillo ha una diffusissima presenza in rete allora replichiamo quel modello per avere successo. Lo sguardo è, cioè, al passato: imitiamo chi ci è già passato per fare una cosa ben fatta.

Ben altro chiederei ad un politico: usa la rete, guardala, studia, analizza gli andamenti sociali, proponi qualcosa di nuovo, sperimenta, impara dagli sbagli. Mettiti in casa una struttura di sviluppo di quegli strumenti che poi utilizzarai; non ti affidare al gatto e la volpe solo perchè pensi che la democrazia sia il pulsante 'I like'.
Mentre un comune cittadino può legittimamente utilizzare qualsiasi strumento voglia ad un politico chiedo invece di avere una sensibilità più alta quando si parla di comunicazioni sociali; così come quando un politico parla in pubblico dovrebbe possedere lessico e linguaggio diversi dalle conversazioni da bar (oops, forse ho sbagliato esempio).
Un cittadino che utilizza facebook per denunciare i disastri dei lavori di un'amministrazione comunale come è successo per il gruppo ligure 'rioinpiena' di Facebook è un'iniziativa lodevole; l'averlo chiuso d'imperio  'a causa delle azioni intraprese dal sindaco, prefetto e altri potenti personaggi da noi contribuenti stipendiati' è una denuncia dell'incapacità di capire la società da parte delle istituzioni che si sono sentite di avere avuto intaccata 'la loro credibilità istituzionale'.
Quell'autorità che nel caso delle rivolte del nordafrica probabilmente non ha esitato a rivolgersi a facebook, twitter, alla Apple per tracciare i movimenti dei rivoluzionari; rivoluzionari che invitavano ad utilizzare le email o i siti 'liberi', dove in Rete si respira ancora aria pura, lontani dalle multinazionali del controllo globale, dove i veri politici potrebbero trovare terreno fertile per promuovere le proprie idee.
In questo senso i nordafricani sono più avanti di noi: hanno capito dov'è meglio scrivere le proprie cose.

Altro evento paradigmatico: il partito pirata probabilmente si presenterà alle prossime elezioni in Italia, decisione presa proprio durante l'IGF di Trento; non dovrebbe essere una novità per molti e dovrebbe indurre parecchi gruppi sociali a riflettere prima di prodursi in grasse risate com'era stato fatto per gli inizi della Lega o di Beppe Grillo e M5S; riservatevi le risate per utilizzarle in futuro se sarà il caso, per ora trattenetele.
Se alle prossime elezioni in qualche parte d'Italia balzeranno al 19% come in Germania che faremo, sbraiteremo che tolgono voti al PD come per il M5S?
Già sappiamo che la politica nazionale tratterà sottogamba questo partito ignorando le istanze di cui sarà portatore; sarebbe invece una buona occasione per smarcarsi in avanti e capire cosa sta succedendo in questa rete che non è mai ferma.
Non si ferma il movimento degli open data che sta stravolgendo il panorama dei contenuti via web, facendo fallire molte società e facendone aprire molte altre, se ne parla nell'evento più importante della settimana a Torino, il TOSM (torino software meeting), che vedrà Jeremy Rifking (Ecocidio, Reti all'idrogeno, La civiltà dell'empatia per citare alcuni lavori, ma anche The corporation, il documentario che analizza il potere che hanno le multinazionali  nell'economia mondiale, dei loro profitti e dei danni che creano) parlare di reti.
Sugli opendata qualcuno vede come fumo negli occhi il fatto che tutte le amministrazioni pubbliche dovranno mettere a disposizione gratuitamente e facilmente tutti i dati di cui sono in possesso, tuttavia il processo è iniziato ed è irreversibile; anche su lacassa.net se ne fa uso nella presentazione del piano regolatore, sul quale potete vedere questo divertente accenno in un video pubblicato dalla regione Piemonte più o meno al quinto minuto. Dove sono i politici pronti ad utilizzare questo mare di informazioni per fare politica nel senso primo del termine?


A livello più alto si sta parlando di big data, dei grandi dati presenti in rete che consentiranno un'analisi della società estremamente più efficace ed attento di quanto veniva fatto in passato; ne sia un esempio il prossimo convegno il 6 dicembre di top-IX a Torino, Big Data in a living web, che in poche parole inquadra l'argomento e ci presenta quello che potrà essere il futuro della rete; qualcuno che guarda avanti, per fortuna, c'è.


Di quello dell'anno scorso se n'era parlato qui, e sembra sia stato profetico parlare di pirati e di campi di lavoro, argomenti così vicini alle prossime elezioni e alla politica del rigore.

[A proposito, mi si consenta: voglio togliermi un sassolino dalla scarpa, con una foto che ho scattato ad una precedente conferenza Top-IX durante la proiezione di una mia provocazione/dibattito a proposito dell'intento del nostro ex-primo ministro Berlusconi di 'regolare' il funzionamento di Internet]




Si sta realizzando una distanza sempre più alta tra la cosidetta 'base' ed i suoi rappresentanti; mentre la prima si evolve seguendo i flussi tecnologici della rete i secondi se ne stanno distanti senza preoccuparsene, avvolti nella bambagia che la loro condizione consente. La tensione tra le due parti aumenta sempre di più; usando un paragone elettrico quando la tensione diventerà più importante della distanza che separa le parti scoccherà una scintilla e da lì partirà un 'arco voltaico' che cortocircuiterà il sistema generando qualcosa di simile ad un'esplosione; per evitarla è necessario o un ulteriore allontanamento delle parti (magari utilizzando 'servi della gleba e principi' al posto di 'cittadini e politici') oppure diminuire la tensione, cioè fare in modo che sia inferiore la distanza tra rappresentanti e rappresentati sulle questioni della rete.
Proporre un esame per l'abilitazione a fare il politico, o l'amministratore, in cui ci sia anche una parte di studio della Rete sarebbe cosa buona? o forse sarebbe reato di lesa maestà?


 


Per venire ad argomenti vicini a questo sito ed al suo territorio, s'è visto che nel tempo è aumentata la presenza di persone che lo frequentano (ormai sono circa un'ottantina le persone che lo frequentano mediamente ogni giorno; la stessa diffusione con un quotidiano sarebbe impensabile a parità di mezzi) ed è fortemente diminuita la scrittura da parte di politici e amministratori che ben si guardano dal porporre le loro tesi su queste righe; tra i nostri amministratori da parte della maggioranza non c'è mai stato il minimo accenno ad un contributo costruttivo, mentre la minoranza dopo un inizio collaborativo ha preferito orizzonti più limitati; in entrambi  i casi ciò che viene a mancare è il confronto con la base.


Naturalmente nulla obbliga nessuno ad intervenire; è comunque certo che questa è la piazza telematica più frequentata del territorio ed una buona politica potrebbe avvalersi anche  di questi spazi. Sarebbe una modalità per diffondere benessere sociale anche il condividere le proprie idee, soprattutto se riguardano le indicazioni politiche per il territorio.


 




Ultimamente c'è stato un osanna a Steve Jobs, osanna dal quale sono rimasto molto lontano avendo un giudizio non lusinghiero su questo creatore di bellissimi oggetti; il personal computer che Jobs ha inventato era il secondo della storia, perchè il primo era un Olivetti P101 (progettato da Pier Giorgio Perotto di Torino), come potete leggere in questa bella lettera aperta a Steve Jobs.
Similmente possiamo ricordare Federico Faggin, di Vicenza, che ha messo le basi del primo microprocessore e Leonardo Chiariglione, di Almese in val Susa, che ha fondato nientemeno che il gruppo MPEG che  ha generato lo standard con cui vengono trasmessi i video in rete.
Altro che mele morsicate, il nostro territorio ha generato ben altro.

Quindi proprio qui vicino a noi abbiamo coltivato le conoscenze che hanno dato atto alla rivoluzione digitale e che avrebbero portato l'Italia ad essere almeno al livello della California, il paese che avrebbe guidato il cambiamento tecnologico del nuovo millennio; sappiamo com'è andata a finire quella storia, sappiamo com'è finito in basso il nostro paese.

Sappiamo quali frutti ha maturato la distanza dei politici dalle tecnologie.
Continuiamo così?


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Controdeduzioni alle osservazioni della Regione Piemonte - [1803603 bytes]
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