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In questa spiaggia piena di ricordi, sto camminando verso il mio passato. Dolce mi sembra il suono delle onde, la schiuma grigia che lambisce le mie orme. Il vento quasi freddo mi ha fatto alzare il bavero di questa giacca logora, non ho più la cognizione per capire qual'è il modo di vestirsi.
Cammino e il passo si fa sempre più pesante, e non per via di questa sabbia lurida. C'è stato un tempo di piacevoli emozioni, e questa sabbia mi sembrava oro. Mi rotolavo insieme a lei di notte, quando nessuno osava avvicinarsi al mare.
Lei, questa parola già mi turba il cuore, è una parola che ho cancellato in ogni mio pensiero.
Distinguo già le rocce sullo sfondo, l'immobile profilo ha retto agli anni, gli scempi ottusi han risparmiato il luogo di tanta crudeltà. Mi fermo all'improvviso a prendere un po' fiato, l'aria scende nei polmoni come fosse piombo. Costringo le mie gambe ad andare avanti, sono trent'anni che ballo con il tempo per ritornare qua.
Lei mi volteggiava intorno come fosse rondine, con quel suo volo rapido e armonioso. Sempre vicina sempre irraggiungibile, a costruire il desiderio come fosse un gioco. A farmi credere di essere importante, io che fino ad oggi non son mai stato altro che niente.
Ho attraversato i giorni con la mia disperazione, vigliaccamente immobile ed incapace di punirmi, inutilmente attore sopra un palco vuoto.
E si che avrei dovuto accorgermi di quanta crudeltà poteva camuffarsi nei tuoi sguardi languidi. Ma sono caduto nella tela che mi hai tessuto intorno, convinto di salvarti da chissà quale atrocità. Uno scenario classico, da cui hai attinto a piene mani per costruire quella immagine di vittima insalvabile e farmi diventare il cavaliere dei miracoli.
E sfregerei questi pensieri con dell'acido, capaci di portarmi a un tu confidenziale che non meriti.
Aveva congegnato bene il piano subdolo, portando a farmi credere che lui fosse impossibile; che dopo tanti anni di amicizia inossidabile, mi stesse preparando il benservito senza scrupoli. Io rivedevo i nostri anni giovani, io e lui amici e sempre inseparabili. Le nostre vite unite all'impossibile, perfino e oltre ogni nostro amore.
Rivedevo i sogni ed i progetti irrealizzabili, poi la determinazione nostra per riuscire a crederci. E rivedevo i giorni e giorni faticosamente a costruire, e finalmente qualche risultato che ci dava da mangiare. La gioia e la soddisfazione di quei primi successi, sembrava che nessuno fosse in grado di fermarci.
Lui che perfino aveva scrupoli incredibili, quando con lei aveva toccato il cielo. Mi raccontava di come fosse bellissimo il suo volo, si dispiaceva molto del mio restare solo.
Lei avida ai limiti dell'impossibile, mi ha perforato il cuore per soddisfare i suoi progetti perfidi. Mi ha lavorato piano fino a stringermi nell'angolo, per farmi credere che non ci fosse altra via d'uscita. Ha coltivato giorno dopo giorno la mia acredine, fino a minare i miei principi etici. Fino a convincermi che non ci fosse altro che sopprimerlo, per rimanere noi gli unici esseri meritevoli.
E per rispetto al mio migliore amico voglio picchiarmi per convincermi, che fossi solo io l'oggetto del suo progetto ignobile, metterci contro e fare lei da asso piglia tutto. Voglio convincermi che un po' d'amore avesse dentro per davvero, che almeno lui all'inizio non fosse parte del piano, che è stato solo dopo che ha iniziato il suo raggiro, convinta di qualcosa che oggi scopro con sorpresa: il nostro essere tutt'uno da cui era sempre esclusa.
Ma il gioco le è riuscito bene, visto da ogni prospettiva: lui morto e io trent'anni di galera.
In questo mio rimpianto inconsolabile, ho lastricato ogni centimetro di spazio col rimorso. Ho rallentato il ritmo dei miei battiti, per far durare di più i giorni per redimermi. Ma anche con il tempo quasi immobile, trentanni sono passati senza che sia cambiato nulla della cruda verità.
Trent'anni per arrivare accanto a questa roccia, vedere coi miei occhi ancora questo scorcio di poesia. L'ultima immagine del suo sguardo incredulo, per piangere le lacrime di un universo intero.