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Cavaliere testa-di-toro, da Flickr.
Sembra che al tempo dei romani andasse di moda, tra gli imperatori, battezzare i mesi con il proprio nome; così Giulio Cesare diede il suo nome a luglio e Augusto ad agosto, che altrementi sarebbero stati quintilio (quintilis - luglio) e sestilio (sextilis -agosto) secondo la divisione in dieci mesi a partire da marzo, vera origine dell'anno (vedi Marzo, l'attrito e la luce).
L'imperatore Domiziano non fu da meno: comandò quindi che il settimo mese (september) fosse chiamato germanico (figlio di Tiberio) e l'ottavo (october) con il proprio nome, Domiziano appunto; e se le cose fossero rimaste così scriveremmo oggi i pensieri su 'germanico' anzichè su settembre, e peggio ancora sarebbe andato se il padre di Domiziano avesse agito allo stesso modo. (Grazie per non averlo fatto, Vespasiano).
Domiziano fu però imperatore molto odiato, diffuse ovunque terrore; fu assassinato in una congiura familiare, sembra dalla moglie Domizia e dal servo Stefano. Dopo ciò "Il Senato memore del terrore, tira finalmente un sospiro di sollievo e con una vendetta covata chissà da quanto tempo, non solo gli nega gli onori divini ma lo bolla con la scritta "damnatio memoriae", che è una condanna infame per i posteri. Poi con l' "Infaustum vocabolum" ordina di cancellare da ogni edificio pubblico il suo nome e di abbattere tutte le statue che lo ricordano" (da leonardo.it); con ciò anche i relativi nomi dei mesi vennero aboliti.
A partire dal cattivo presagio di questo assassinio in seguito non furono più cambiati i nomi dei mesi dagli imperatori seguenti; per questo sono così giunti fino a noi. C'è stato però un tentativo seguente da parte di Carlo Magno che, per fortuna, non andò a buon fine (i mesi infatti, sarebbero stati: wintarmanoth, hornung, lentzinmanoth, ostarmanoth, winemanoth, brachmanoth, heuvimanoth, aranmanoth, witumanoth, wintumanoth, windumemanoth, herbistmanoth e heilagmanoth).
Ora che abbiamo indugiato sull'origine del nome del mese, per indagare il carattere di settembre e cercare di distillarne una liturgia partiamo considerando che fa parte di tutte le religioni e delle tradizioni esoteriche connotare l'anno in base ai 'periodi notevoli' che ne descrivono il ciclo; solstizi ed equinozi sono le colonne che sostengono il senso del tempo che scorre nell'anno; cito ad esempio da Esonet:
Noi Liberi Muratori abbiamo quattro feste nel corso dell'anno: i due equinozi e i due solstizi. Feste basate su riferimenti astronomici e pertanto universali, perché perenni, validi in ogni epoca e presso tutti i popoli.
Le nostre feste non celebrano battaglie, rivoluzioni, santi, guerrieri, imperatori; ma ricordano il ciclo incessante della rotazione degli astri e dei pianeti, con i loro effetti sulle stagioni, sull'agricoltura e dunque sulla nostra sopravvivenza. Ma per noi non si tratta soltanto di un'osservazione naturalistica. Sono quattro scansioni del tempo, quattro giorni ricchi di significati, direi quasi quattro giorni sacri. La saggezza antica li ha scelti e tramandati sino a noi, caricandoli di valenze che trascendono il dato apparente. Nel momento di stasi del sole, e nel momento di perfetta uguaglianza fra notte e giorno, l'iniziato dotato di buona vista, riesce a scorgere una fessura del tempo e dello spazio cosmici, una rottura di livello, che lo fa trasalire
A partire dal buio e felice solstizio d'inverno che vede la rinascita della luce sulle tenebre si passa alla festa ell'equinozio di primavera che vede il giorno diventare più lungo della notte per poi culminare nel solstizio d'estate, quando la luce è massima; poi, proprio in questo momento, a settembre, si manifesta il quarto punto, l'equinozio d'autunno, che è quello più 'dark': tra tutti quello che sembrerebbe meno festoso.
A partire da gennaio infatti abbiamo sempre scritto di luce, nascita, crescita, abbondanza, fino ad arrivare al mese che fa la parte del leone, agosto; a questo punto i pensieri si fanno più profondi e cupi, è in questo periodo che diventa palese il 'morire' della luce ed il cuore si appresta ad affrontare il freddo dell'inverno; guardando verso i prossimi periodi diventa quasi normale cercare di capire quanto si è avuto dal caldo dell'estate e quanto riusciremo a 'mettere in granaio' per i prossimi mesi.
Non stupisce quindi che settembre sia un mese fortemente caratterizzato dall'equinozio e che abbia un carattere di controllo, prudenza, stima e misura, bilanciamento ed infine giustizia; altrettanto non stupisce che i due segni astrologici che lo definiscono, vergine e bilancia, siano improntati sugli stessi valori. Depositati nelle conoscenze astrologiche vediamo in settembre esaltati la rapida intelligenza di Mercurio e il 'saper fare' di Urano, mentre si paga la mancanza dell'ottimismo gioviale, con Giove in posizione depressa; in bilancia quel pianeta così intelligentemente deciso e intransigente che è Saturno si esalta, quasi irrigidendosi nel definire i criteri della giustizia. Per fortuna interviene Venere ad addolcire e a confortare d'eleganza il segno.
E' ancora una volta interessante fermarsi a riflettere sui simboli; mentre è palese quello della bilancia, meno facile da interpretare è quello della vergine:
Ripensando a quanto accennato forse qualcosa può chiarirsi: i quattro 'punti notevoli' dividono l'anno in quattro parti, così come le quattro stenghette dividono il simbolo; le prime tre sono uguali in una logica di crescita costante mentre l'ultima parte è quella che costringe a ripiegarsi indietro, ripenare, misurare e meditare. E' quella che ci spinge ad essere consapevoli e a 'diventare più grandi' maturando una coscienza più alta, una saggezza che comprende anche il negativo, che ci costringe in qualche modo a considerare il freddo dell'anima, il male come parte del tutto; e forse proprio a partire da questa considerazione possiamo spingerci ad indagare il carattere di settembre, mese di complessa lettura.
Secondo Senard il glifo simboleggia psicologicamente l'inizio di una crescita interiore, di una maturazione intellettiva, di un ribaltamento di direzione. (Marceline Sénard, Lo zodiaco applicato alla psicologia).
Anche il nome del segno deriva dalla simbologia dell'anno vegetale: la terra dopo l'ultimo raccolto rimane esausta e vergine si appresta a ricevere il nuovo seme che passerà l'inverno e maturerà in...un'altra vita, cioè in un altro anno. Vergine, Vir-gen, deriva dalla radice sanscrita Vir ( uomo, forza virile) e GeN ( generare), ed esprime il doppio potere di fecondare e generare.
Curiosando nella cultura religiosa cattolica ci siamo divertiti nelle passate liturgie ad ipotizzare una abbinamento, un 'presidio' da parte di importanti momenti liturgici sui 'punti notevoli' astronomici dell'anno; così abbiamo abbinato il solstizio d'inverno al natale, l'equinozio di primavera alla pasqua, il solstizio d'estate a Giovanni il Battista; per ognuno abbiamo trovato le analogie che potrebbero suggerire un atteggiamento sincretistico (mettere insieme dottrine diverse) da parte della Chiesa (*) nell'abbinare a credenze precedenti modelli più aderenti alla propria visione del mondo; nei precedenti mesi sono stati riportati molti esempi.
Tipicamente il percorso è stato più o meno questo:
1) si parte dal tempo e dalla stagione, dal significato dell'anno vegetativo, dalla coltivazione e dalla vita contadina
2) da questi principi primi vengono derivati dèi, miti, costellazioni che ne sublimano il senso nell'immaginario collettivo. Particolare, ancestrale interesse riveste il mito della Grande Madre (Natura), del quale è manifesto il sistematico sabotaggio perpetrato negli ultimi millenni, a parte alcune incredibili eccezioni (**).
3) le re-ligioni col-legano questi miti ad un corpus unico che li adatta, sistematizza e ne dà senso compiuto
3.1) dalle nostre parti la chiesa cattolica sovrappone ai miti esistenti le proprie credenze ed i propri luminosi esempi di fede.
4) l'uomo moderno dimentica tutto, se ne frega e vive alla giornata... lamentando mancanza di senso!!!
Non me ne si voglia per questa semplicistica lettura; non è che uno dei modelli utilizzabili per 'collegare tra loro i puntini' di un disegno, un divertissment da settimana enigmistica per chi osserva i miti, le leggende e le stagioni; è una lettura tuttavia che può aiutarci ad ipotizzare perchè la nostra cultura cattolica ci porti a settembre a festeggiare dopo l'Assunta di agosto un'altra festa extra-evangelica rioprtata solo dai vangeli apocrifi, la natività di Maria, e l'arcangelo Michele o san Michele, con tanto di bilancia e spada (peso, misura, giustizia: dice nulla?).
Fin dai primi secoli i cristiani attribuirono alla Madre di Diole caratteristiche della Grande Madre; prima gli egizi lo fecero con Iside con in braccio Horus (il 'fanciullo divino') neonato; la stessa scuola filosofica cattolica di Chartres cercò di 'allineare' i tratti di Madre Natura con quelli della Vergine, che ereditò altre caratteristiche pagane: il manto di stelle, il piede sul serpente, il quarto di luna, l'olivo di Athena, la stella di Ishtar, la melagrana di Eva, la spiga di grano di Demetra.
Dal culto di Mitra e dal Mitraismo derivano le analogie con l'arcangelo Michele. Il Mitraismo ha tante similitudini col cristianesimo (wp), tanto che alcuni si spingono a definire quest'ultimo come 'copiato' dal primo (anche se va notato che questa teoria porge subito il fianco ad alcune incongruenze cronologiche palesi che potrebbero ribaltare la tesi). Il mitraismo è stato comunque un culto importante (miliziadisanmichelearcangelo) basato su Mitra fanciullo divino nato da una vergine davanti ai pastori e a tre sapienti nel solstizio d'inverno, unigenito figlio di Dio (Osiride), allevato dal padre adottivo Seb (Jo-Seph), annunciato da un angelo a Iside, battezzato a 30 anni da Anup il Battista poi decapitato, morto per crocefissione e sepolto in una tomba, resuscitato dopo tre giorni.
In questa religione il battesimo avveniva ponendo il battezzando al di sotto di una grata sopra la quale veniva sgozzato un toro il cui sangue ancora caldo costituiva fluido battesimale.
Può sembrare sempliciotto rito barbarico; la realtà è tutt'altra. Con ciò veniva simboleggiata l'infusione della conoscenza attraverso la messa in rappresentazione di una delle più inarrivabili leggi del cosmo, vero apice delle conoscenze antiche, la precessione degli equinozi (wp), cioè il movimento della Terra che fa cambiare in modo lento ma continuo l'orientamento del suo asse di rotazione rispetto alla sfera ideale delle stelle fisse che compie una rotazione ogni 25800 anni circa, cambiando la posizione di ogni segno della fascia zodiacale più o meno ogni 2000, dimostrandone la conoscenza con l'uccisione della costellazione del toro che ha lasciato quattro millenni or sono il punto equinoziale di primavera all'ariete e poi, verso l'era di Cristo, ai pesci per i duemila anni del cristianesimo, per passare oggi nell'era dell'acquario. Non per nulla tra i primi cristiani Cristo era indicato con il simbolo del pesce (Il termine "pesce" in greco è l'acronimo di "Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore"): con lui è iniziata l'era nella quale all'equinozio di primavera la fascia zodiacale presenta questa costellazione nel sole.
Mitra come dio era kosmocrator, creatore e ordinatore del cosmo, e come tale veniva rappresentato con il globo in mano; così l'iconografia di san Michele spesso utilizza il globo ed assieme ad esso la spada tagliente (Saturno? ah, sincretista da due soldi!) con cui fare giustizia e la bilancia (la Bilancia!). Quali altre prove sono necessarie perchè sia evidente il meccanismo di trasmigrazione dei miti tra le culture?
Simon Ushakov, l'Arcangelo Michele calpesta il Diavolo sotto i suoi piedi, 1676, Tretyakov Gallery, Moscow, Russia | Icona dell'Arcangelo Michele, Museo Bizantino, Atene |
Per 'rincarare a dose' possiamo ancora accennare che tanto Mitra che l'arcangelo Michele sono definiti con lo strano termine psicopompi, ovvero coloro che, dopo il giudizio finale dato sull'anima, la accompagnano verso la destinazione finale (Psyche, anima, e pompos, colui che conduce).
Tra gli dèi anche Mercurio, proprio lo stesso dio/pianeta che la 'superstizione astrologica' indica in esaltazione in settembre, era definito allo stesso modo; ancora una volta, solo coincidenze? Solo simboli, dei, miti, santi e arcangeli mescolati a caso da un sincretismo improvvisato che porta ad un relativismo etico alla new age? Forse.
E' invece curioso notare come la stessa immagine del Mercurio Psicopompo sia stata presa come copertina di uno dei libri che può aiutarci a vedere qualche raggio di luce nell'Alchimia che (non è la specialità del mago Zurlì, ma) da qualcuno viene definita scienza suprema della conoscenza; mi riferisco al libro Alchimia (Marie Louise Von Franz, Bollati Boringhieri). E' un testo rivelatore che piano piano svela come dietro a semplici simboli possano celarsi comunicazioni di una potenza inaudita finalizzate alla scoperta di senso e alla personale felicità di ognuno, quasi una psicoterapia per immagini che nasconde tesori sempre più vasti procedendo nel comprenderne il senso secondo quel medice cura te ipso di antica, evangelica memoria.
Il fatto che l'autrice sia stata per trent'anni collaboratrice di Carl Gustav Jung può spingerci ad ipotizzare che non si tratta di una almanaccata goliardica; c'è del vero a queste profondità custodite al riparo dei tempi, ed è sempre più chiaro come l'evo oscuro o medioevo sia in realtà stata una delle epoche più illuminate che la nostra civiltà possa ricordare nonostante l'oblio e la ridicolizzazione che ad esso spesso dedichiamo.
Ed è proprio settembre con la gambetta ritrosa della vergine e con la libra della Bilancia (o di san Michele, fate voi) a dare il senso a questa idea di recupero di conoscenze simboliche; leggere l'autobiografico Ricordi, sogni e riflessioni di Jung con tutte le remore dell'autore perchè i colleghi non sapessero dei suoi pensieri e delle 'voci' per la paura di cadere nel ridicolo, guardare (non leggere: guardare!) il libro rosso dello stesso autore (È importante – scrive Jung – avere un segreto, una premonizione di cose sconosciute) pubblicato solo lo scorso anno e meditare sulle ritrosie alla sua pubblicazione ci fa capire che anche uno dei più grandi indagatori in assoluto della psiche umana si è trovato imbavagliato dalla fitta rete di trappole che la dottrina ufficial-popolare utilizza, scientemente o meno, per coprire quella che, forse, è luce.
Ne sia testimonianza uno Jung ormai senile che di fronte alla domanda 'Lei crede in dio?' ha dato la risposta che, tra tutte quelle che ho sentito, più mi ha colpito, stupito, esterrefatto; grazie al cielo ne abbiamo registrazione, ed è per una sorta di pudore reverenziale che non scrivo tra queste povere presuntuose righe parole così alte.
Settembre quindi raccoglie i frutti dell'estate, del calore, del sole e scrutando i mesi futuri in questo mese ancora caldo, sereno, ci regala un po' di saggezza e di conoscenza, ci apre la mente dandoci una visione d'insieme che ci consente di andare un po' oltre agli orizzonti abituali, regala un po' d'ebbrezza da usare con moderazione (la spada!) per indagare il futuro.
La mente curiosa sorride scarabocchiando infantilmente il disegno grande e si stupisce a riconoscere nel vino, frutto di settembre, l'essenza stessa del mese; lo stesso paragrafo precedente riletto in questa luce ancora una volta mette a fuoco il disegno e ci ripropone l'uruboro, il serpente che mangia sè stesso rigenerandosi, simbolo della conoscenza alchemica: il frutto é il seme di sè stesso. Non è normale, palese, ovvio?
Sarebbe questo il punto nel quale citare le innumerevoli simbologie legate alla vendemmia, alla vite, ai tralci, all'uva e al vino e agli intrecci orizzontalmente interreligiosi e i percorsi verticali ontologici tra ciclo fisico vegetale, mito/dio, credenza, fisicità terrena; ma il solo pensiero di un'impresa del genere mi fa tremar le vene e i polsi e sicuramente il cor mi si spaura; meglio filosofeggiarne con amici... magari di fronte ad un bicchiere di vino.
Sia per ora sufficiente lasciare per aria questo turbinio di pensieri disordinati vorticanti dalle più alte vette alle scoscese profondità dell'anima, magari raccomandando il grande Florario di Cattabiani (un libro di pura magia) per approfondimenti; ciò che possiamo trattenere dinanzi agli occhi è questo immenso valore culturale del ciclo del vino che nasce dal Sole e, frutto della vite e del lavoro dell'uomo, allarga gli orizzonti alle menti che ne sanno fare buon uso (la spada, la spada! Attenzione!).
Chi sa bere vino beve settembre, s'inebria di questo mese dinamico, allegro, saggio e previdente; bere un fluido vuol dire compenetrarsi, accogliere in sè, assimilare, a sè far diventare simile.
Che la liturgia di settembre sia quella di prendersi grandi sbronze nel mese non è certo il modo migliore per interpretarne il senso; tuttavia pensare che un tempo la sbronza non avesse tutti i connotati negativi che oggi ha può dar da pensare, anche se dà fastidio a molto del nostro pensiero comune e a parlarne si devono comunque anteporre le opportune tare. Quando i giovani ritornavano bevuti da non reggersi in piedi dalle feste sacre romane venivano festeggiati come simbolo divino ed emanazione del sacro; questo oggi può sicuramente farci sorridere e ridicolizzarne il ricordo; tuttavia il tarlo della mente curiosa ancora una volta si spinge a ragionare un po' controcorrente e anche se il pensiero comune è targato Obelix (sono pazzi questi romani) qualche pensiero si distacca per prendere direzioni autonome e può portare molto lontano, per esempio nelle regioni che legano la stimolazione alcolica alla percezione sensoriale fino a giungere alle allucinazioni mistiche da peyote e mescaline varie passando per ricordi di poeti maledetti, les fleurs du mal, assenzio e droghe collettive a base di Bolero di Ravel.
Percorsi pericolosi, sia chiaro: la spada, ripeto, è affilata; ma a ben guardare è proprio sul suo filo che corrono molte spiritualità borderline, anche se facilmente riconosciamo nell'abuso una delle piaghe che affliggono tante delle nostre menti migliori, spesso in modo irreversibile: anche questo è nell'anima di settembre, il male ne entra a far parte e lo psicopompo è pronto a farvi discendere negl'inferi: per sempre, cioè per tutta la vita.
Nel mese le piante cominceranno a colorarsi d'autunno; anche questo processo è direttamente collegabile a quanto è stato scritto perchè è il processo di liberazione dalle scorie (del male?) che le piante biologicamente mettono in atto immettendo i metaboliti (i prodotti inutilizzabili) dei loro processi vitali nelle foglie colorandole per poi poterle distaccare e lasciarle cadere a terra a fertilizzare il terreno; ancora una volta la gambetta ritorna, la parte negativa si inserisce nel ciclo di crescita caratterizzandolo, creando l'ebbrezza di colori antecedente alla caduta delle foglie e ai freddi invernali.
La liturgia è chiara, si distilla dall'osservazione della natura e del Tempo: godere dei tepori passati, guardando avanti considerare e non ignorare la negatività ed il male che possono entrare nella nostra vita, utilizzarli per dare un giudizio, un bilancio, senza temere di dover utilizzare la spada; forgiando l'anima per i freddi dell'inverno e preparando quanto potrà riscaldarla.
(*) Mi rendo conto che accusare la chiesa cattolica di sincretismo, arma da lei spesso usata contro il relativismo etico di certi atteggiamenti new age o verso certe prese di posizione come quelle riportate in queste pagine, sia per lo meno ardito; me lo si conceda con bonarietà considerando la traballante preparazione dell'autore e intendendo lo spirito di dissacrante curiosità con il quale sono scritte queste liturgie.
(**) mi riferisco alle dichiarazioni di un papa: "Noi siamo oggetto, da parte di Dio, di un amore intramontabile: (Dio) è papà, più ancora è madre" ( Angelus del 10 settembre 1978, Giovanni Paolo I) Certo che con queste teorie in testa ad un papa, è facile ipotizzare " un omicidio a sfondo politico ad opera di alcuni cardinali che si opponevano agli interventi di riforma programmati da Papa Luciani (in particolare quella dello I.O.R., allora gestito da Paul Marcinkus) e all'apertura verso la contraccezione.
Questa tesi è in parte confermata dal memoriale di Vincenzo Calcara, pentito di Cosa Nostra, secondo il quale l'assassinio scongiurò la rimozione di alcuni cardinali e alti prelati a capo dello I.O.R. (Istituto Opere Religiose), tra i quali monsignor Paul Marcinkus, a capo della banca, e Jean-Marie Villot, segretario di Stato, bloccando così l'avvio di una politica di redistribuzione dei beni e degli averi della Chiesa Cattolica Italiana, intrapresa da Giovanni Paolo I con il supporto di alcuni esponenti curiali." (Wp)
In seguito nessun papa ha proseguito il discorso, riservando anzi un ruolo ancillare alla donna nella chiesa; per approfondire curiosamente, e teologicamente, consiglio 'Ave Mary', di Michela Murgia.