Approfitto della bella riflessione di Gianni Castagneri, che saluto con amicizia:
non aggiungo niente di nuovo sugli eventi storici delle Valli di Lanzo in quegli anni: porto solo un piccolo contributo (non mio!) di conoscenza storica, allargando il campo alla Val Ceronda: fortunatamente, alcuni testimoni diretti sono tuttora viventi. Mi riferisco, per fare un esempio, a "Ninì" Leonardo Cianci, partigano tra Val Ceronda e Valli di Lanzo, poi sindaco di Lanzo e recentemente diventato Cittadino Onorario di La Cassa con delibera del Consiglio comunale di La Cassa (sotto la nostra Amministrazione, e votato all'unanimità dai consiglieri): i suoi ricordi sono tuttora molto vivi e varrebbe la pena raccoglierli.
In particolare, più volte accompagnò gruppi di ebrei italiani dalla zona di La Cassa alle valli di Lanzo (passando per il Truc di Miola, Varisella, Vallo, passo della Croce, Viù, e poi verso la Francia). A La Cassa, il parroco Don Bianciotto (di cui Leondardo Cianci ricorda ancora oggi con affetto l'amicizia) nascose per più di un anno una famiglia ebrea in casa.
Si veda il documento (reperibile sul sito istituzionale
www.comune.la-cassa.to.it) con cui Don Bianciotto ricorda la ricostruzione dell'Asilo Parrocchiale, incendiato e fatto saltare nel 1944 dai nazifascisti perchè requisito dai partigiani e divenuto magazzino viveri. Don Bianciotto non risparmia critiche ai partigiani per aver "ad ogni costo" requisito l'asilo, facendolo diventare un facile obbiettivo di rappresaglia: tuttavia, è evidente dal suo scritto da quale parte provennero le sofferenze per lui e per i suoi parrocchiani: La Cassa, fortunatamente senza vittime, subì, tra giugno 1944 e febbraio 1945, undici rastrellamenti, uno dei quali il giorno della Festa Patronale (10 agosto 1944), quando il Parroco, insieme al sacrstano, fu arrestato e condotto a Torino, alla "Colonia Profilattica" come ostaggio per 7 giorni (il sacrestano, un ragazzo di 23 anni, Otello, fu incarcerato per 20 giorni a Torino e spedito in campo di concentramento in Germania per circa sei mesi: ritornerà a La Cassa agli inizi di febbraio 1945 -"vero cadavere ambulante" dice Don Bianciotto-, in tempo per subire l'ultimo rastrellamento nazifascista).
Leonardo Cianci è tuttora molto affezionato a La Cassa (credo di poter dire che anche i Lacassesi sono molto affezionati a lui -ricordo mia madre la prima volta che lo conobbi: "Guarda: c'è Ninì, vieni a salutarlo!"): tutti gli anni, salute permettendo, è presente alla Festa Patronale di San Lorenzo; la sua memoria è limpidissima, come la sua esperienza partigiana.
ALBERTO