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L'autobus, il bosco e il piano regolatore10 novembre 2010, 16:12

Laura LaLunga

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iscritto: 07/09

messaggi: 136

... ma la questione è che il ritorno è un po' più difficoltoso. I ragazzi che escono da scuola intorno alle 14 arrivano a casa non prima delle 16.
Inoltre i costi sono abbastanza sostenuti, l'ultimo abbonamento mensile che abbiamo fatto (e parlo di qualche anno fa) mi sembra costasse sui 50 euro. E noi abbiamo "solo" due figli.

Riferendomi invece all'intervento di Igor, non posso che esser d'accordo con Italo (che è mio marito, per chi non lo sapesse!) e che scrive sempre così bene e che meno male che c'è lui ;-)........
Non mi piace la monetarizzazione della famiglia, è come sostenere la tesi che siamo tutti consumatori e non cittadini.

Vero che l'orario scolastico non è sufficiente per le molteplici esigenze di una famiglia di lavoratori,  ma la domanda che mi faccio è se sia giusto mettere al mondo dei figli per poi delegare qualcun altro a crescerli.

Se ci fermiamo un attimo, fermiamo intendo, seduti su una sedia con nulla in mano e lo sguardo perso nel bosco (nel prato, nel mare, insomma, ovunque si è), e pensiamo alla nostra vita, dovremmo riuscire a vederla come un mare calmo e non in tempesta, come una passeggiata in bicicletta e non un'autostrada trafficata. Ciò che sto cercando di dire è che sono riusciti a trasformarci in accaniti consumatori di beni, di tempo e di vita.
Chi siano gli artefici di questa devastante realtà non lo so (forse Manuel ne ha un'idea più precisa), ma sta di fatto che dobbiamo porre fine a questo stato di cose. Sederci e guardare il bosco. Io penso che siamo ancora abbondantemente in tempo per farlo, magari così lo faranno anche i nostri figli, i nostri amici...

Tornando alle cose più concrete, Igor parte da una notizia: Pare che la società abbia bisogno di un incremento demografico, di più figli.
Questo si che mi fa paura: incremento demografico = aumento di cemento. Eh si perchè dove pensiamo di metterlo questo "incremento demografico"?
Parliamo del nostro piccolo paesello, dove si sta discutendo su un piano regolatore che aumenta del 50% rispetto all'esistente, il suolo "consumato".
Già, la Regione Piemonte, nelle sue osservazioni al P.R.. parla proprio di "suolo consumato". Ora: consumato, a casa mia, vuol dire che prima una  cosa c'era e poi non ci sarà più, per sempre.
Questo mi angoscia profondamente perchè avremo porzioni di boschi e prati che SPARIRANNO per far posto a case in vista di quell'indispensabile aumento demografico di cui ci parla Igor. E questo perchè i conti dell'Inps non tornano, perchè i conti Comunali non tornano, perchè i CONTI in generale non tornano.
E no che non tornano, porca la vacca garibaldina!
E se cominciassimo a considerare che i "conti" non sono la discriminante prima e ultima del nostro intero sistema sociale? Se iniziassimo a considerare l'arricchimento culturale di ogni singolo individuo come discriminante per decidere il destino del nostro suolo? Cultura, in italiano, significa il bagaglio di conoscenze ritenute fondamentali che si trasmettono di generazione in generazione. Mica sto dicendo che tutti devono conoscere il Canto di Paolo e Francesca a memoria! Sto sostenendo che vanno salvaguardate le conoscenze che ancora abbiamo sulla terra e sul suo sfruttamento sostenibile per creare una società che esca dal vicolo cieco e dal vortice onnivoro del dio denaro. Sto sostenendo che è necessario investire in ricerca, innovazione per potersi volturare alle energie alternative e ambientalmente sostenibili. Tutto questo crea posti di lavoro e crea una cultura che verrà trasmessa alle prossime generazioni.

Come al solito mi si prenderà per pazza visionaria, eppure in qualche piccolo comune sparso in giro per l'Italia questa visione della società non solo è condivisa ma messa in pratica, ad esempio con un piano regolatore a crescita 0, ZERO (domenicofiniguerra.it/)
Quindi è possibile! Ci proviamo?

pace
LLL







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