Prendo spunto dalla vicenda della cava di Varisella ed alle buone notizie che mi arrivano riguardo alla sensibilizzazione dei varisellesi nei riguardi dell'impatto ambientale; l'unione di più persone e il risvegliato interesse degli amministratori ha aiutato ad affrontare questa vicenda con una maggiore attenzione e sensibilità ambientale.
Su questo sito spesso si parla della ricchezza ambientale del nostro territorio: l'area umida, l'Aris, il (la) Ceronda e altri luoghi che riposano il cuore e la vista e che rendono bello abitare a La Cassa, luoghi da salvaguardare perchè custodi di un equilibrio millenario che sarebbe fin troppo facile rovinare in poco tempo. Ed il rischio esiste: una decisione sbagliata, un intervento dannoso, sono sufficienti a rovinare millenni di equilibri che ci hanno consegnato l'ambiente così come lo vediamo.
Molte persone sono recentemente venute ad abitare a La Cassa godendone l'ambiente, il verde, la qualità del paesaggio. Per quanto mi riguarda, sono un '
furestè' che ci abita da quasi quindici anni; non ne conosco la storia recente ma la curiosità mi spinge a cercare di capire che cosa ha differenziato questi luoghi per farli diventare diversi da tanta cementificata periferia di Torino.
La differenza nel territorio, e nella sua cultura, la fanno le persone che incarnano le fasi di trasformazione, di modifica ambientale, di costruzione delle strutture fisiche e immateriali che rendono possibile il vivere civile della comunità.
Ho trovato di particolare interesse un episodio che fa capire quanto acuto può diventare il problema e quant'è facile che il danno sia fatto se non si sta con le orecchie attente a quanto succede intorno a noi; quant'è sottile il diaframma che divide il frutto di millenni di lavoro della natura dallo scempio che l'uomo può compiere in poco tempo.
Un diaframma che è stato messo alla prova nel nostro paese; e che ha trovato persone in grado di irrobustirlo.
Si tratta della vicenda del 'querceto': ha avuto la sua fase acuta a cavallo tra gli anni 70 e 80; perchè il lavoro, le paure ed i sudori di chi si è impegnato su questo fronte diano frutto cercherò di riportarne alcuni cenni da documenti che mi sono stati forniti da chi allora si è trovato a gestire da amministratore questa fase, integrati da notizie trovate in rete; cercherò di tracciarne i confini esponendo gli avvenimenti così come proposti da ricordi e ritagli di giornale.
Come al solito su questo sito spero che chi legge possa aggiungere, commentare o rettificare.
La zona interessata ricade interamente nel comune di La Cassa; prende il nome 'il querceto' dall'omonima azienda agricola di proprietà dei conti Rossi di Montelera ed è grande un po' meno di due milioni di metri quadri. Corrisponde grossomodo a ciò che si trova ai lati della strada che da Pralungo Inferiore porta sulla provinciale.
Alcune vicende di quegli anni rendono particolarmente agitato il periodo; non sappiamo con certezza quanto abbiano influito sulla nostra vicenda ma è bene darne un cenno.
Nel 1973 si segnala il rapimento del conte Luigi Rossi di Montelera (sequestrato a Torino il 14 novembre 1973 e liberato dalle forze di polizia che lo trovarono il 14 marzo 1974). Non è una azione isolata; in quel periodo si può dire che i rapimenti andassero di moda dalle nostre parti: sono segnalati ben 37 sequestri di persona in Piemontre tra '70 e '84.
La zona delle operazoni non è lontana da noi: in un cunicolo scavato nel cortile di una casa nel centro storico di Venaria viene ritrovato il rapito Antonio Cagna Vallino; questo sequestro, insieme a quello di Rossi di Montelera sono gli unici sicuramente attribuibili al gruppo dei a gruppi criminali siciliani, essendo stata poi questa attivita ` monopolizzata praticamente da gruppi calabresi (Cagna Vallino sicuramente attribuibile alla cosca di Platì). L'ambientazione ricorda, neanche troppo da lontano, il film 'Io non ho paura' di Salvatores, dal romanzo di Ammaniti.
Perchè proprio a Venaria? Gli autori di questo rapimento, appartenenti al gruppo mafioso dei Corleonesi, erano arrivati nel comune della cintura torinese al seguito di parenti e amici inviati al Nord in soggiorno obbligato.
Non sappiamo se e quanto queste vicende siano collegate con il fatto che, dopo il rapimento, la famiglia Rossi di Montelera vende l'azienda agricola ad un gruppo di quattro persone diversamente definite: '
un gruppo di disinvolti personaggi locali', persone '
la cui vocazione non è propriamente quella di coltivare la terra'. Il terreno viene venduto per 350 milioni di lire, un prezzo 'di favore' per i quasi 2 milioni di metri quadri.
I 'magnifici quattro' hanno un disegno semplice e alquanto alla moda: dividere in piccoli lotti il terreno agricolo e rivenderlo a prezzo maggiorato come 'più o meno' edificabile; l'indagine del pretore Palmisano degli anni 80 quantificherà in 5 miliardi l'illecito guadagno.
Partono sui giornali le pubblicità ingannevoli che catturano i sogni dei torinesi che vogliono costruire una seconda casa in campagna (tutti conosciamo il 'melting pot' che costituisce la popolazione torinese in quegli anni, uno dei primi grandi esempi di integrazione tra genti di diverse provenienze non senza i dolori di cui, anche questa vicenda, è testimonianza).
Pubblicità ingannevoli, perchè la zona è agricola, non è edificabile, è sottoposta ai vincoli di pre-parco, già vincolata dal DM 31/3/52; ma tant'è: gli speranzosi acquirenti arrivano, dissodano, spianano, dividono con l'illusione che 'prima o poi' le cose si sistemeranno... eccheddiamine, siamo in Italia...
Molti credono sinceramente alle pubblicità ed ai venditori, impegnando i propri risparmi: arrivano a La Cassa e costruiscono baracche, casupole, villette. Il risultato è un obbrobrio di dimensioni inusitate che ha cancellato una preesistente realtà economica agricola importante, ferito il paesaggio e la coscienza civile di chi le leggi le rispetta. Il sabato e la domenica migliaia di persone si ammassano in una zona dove non c'è neanche una fognatura; chi ha comprato porta la famiglia ed invita gli amici, i ragazzi invadono anche le colture vicine causando le ire dei coltivatori, la situazione diventa insostenibile.
Sindaco e messo comunale vanno sul luogo e spiegano, non senza rischio, ai compratori che in pratica hanno buttato i soldi: il terreno non sarà mai edificabile. Questa convinzione alimenta ancor più l'ira di chi si trova a passare da acuto investitore a truffato di terz'ordine.
Dalla voce dei compratori che si giustificano: '
Se piove devo avere un posto in cui ripararmi. Queste terre erano abbandonate e sono diventate giardini. E poi la legge dovrebbe fare in modo che la gente come noi non venga raggirata. Il notaio doveva avvisarci'.
In quest'ultima frase risiede uno dei punti-chiave della 'banda dei quattro': il notaio era uno di loro, Luciano Ferrero, principale azionista del Querceto. Per la vendita di questi lotti è stato condannato dal pretore Franca Bertinetti, così come altri due soci: Attilio Occhetti e Angelo Baudolino. Il quarto nome è quello di Paolo Piano, che coltivava i terreni per i Rossi di Montelera ed è diventato temporaneamente socio per entrare in possesso di un pezzo di terra... rinunciando al diritto di prelazione sui lotti. Chi lavora...
Interviene il pretore Palmisano che condanna l'operazione definendo totatlmente abusivo il carattere degli interventi, a cominciare dalla semplice divisione in lotti del terreno agricolo, definendo in 4/5 miliardi di lire il guadagno illecitamente realizzato dai 'quattro'. La sentenza è dell'80 e condanna sia i lottizzatori che gli acquirenti.
Partono le ordinanze di demolizione: con pochi risultati perchè i proprietari fanno orecchie da mercante e le imprese disertano le gare d'appalto per gli abbattimenti (anche gli impresari hanno figli o interessi).
Al comune arriva una richiesta di disboscamento e di spianamento delle superfici: l'autorizzazione viene negata.
Sindaco e guardia comunale vanno sul posto a spiegare che non si può edificare nulla, nenache una baracca per gli attrezzi. Regione, Guardia Forestale, Italia Nostra, Agriturist, e Unione Agricoltori con tutti i mezzi a disposizione cercano di far capire agli ingenui acquirenti affamati di verde che... sono stati truffati.
Intanto a La Cassa si forma un comitato spontaneo di 120 persone per bloccare attraverso l'informazione nuove iniziative edili. Il sindaco cerca di coinvolgere tutti i colleghi dei comuni vicini in azioni comuni contro l'abusivismo anche attraverso azioni di sostegno all'agricoltura, siavvia una petizione che raggiunge oltre 50 mila firme.
Il 21 maggio 1982 viene indetta un'assemblea pubblica in Regione Piemonte, anche a causa di una interpellanza del gruppo comunista regionale del Piemonte (Rinaldo Bontempi).
Viene ripetuta la gara per la demolizione delle costruzioni abusive, ma le cose non vanno meglio; agli amministratori comunali arrivano frasi del tipo 'una pallottola coste poche lire' o 'tuo figlio va in giro un po' troppo solo per il paese'.
Il periodico 'Nuova Società' si chiede:
"avrà il coraggio, il sindaco, di fare l'ultimo passo? Stando ai precedenti e a quanto ci è stato detto in paese, pensiamo di sì; e vorremmo sapesse che ha, per quanto possa valere, tutta la nostra solidarietà. Ma a questa dovrebbe aggiungersi la solidarietà operante di chi ha il potere, a cominciare da quegli assessori regionali che mesi fa l'avevano promessa, giurando che il villaggio abusivo sarebbe stato demolito, "a costo di mandarci i reparti mobili". E' troppo sperare che gli amministratori di La Cassa sappiano di non essere soli, quando firmano un'ordinanza o quando sentono squillare il telefono, la notte? O dovremo rassegnarci a concludere che la Val Ceronda è in mano alla camorra?"
Dalle cronache di allora il vicesindaco Teresa Marcinelle diceva del Querceto
'Era un luogo meraviglioso'
Dalle cronache di oggi il sindaco ucciso di Pollica, Angelo Vassallo, parlava del suo territorio dicendo
'Era un paradiso'.
Noi lacassesi doc e
furestè, ci rendiamo conto di quanto fosse stato vicino il pericolo e sottile il diaframma?
fonti:
Baracche nel preparco della Mandria e il notaio è condannato dal pretore, Stampa Sera, 14 giugno 1983
Duemila costruzioni abusive a La Cassa e a Givoletto, l'Unità 18 marzo 1982
Vendono a lotti il "querceto" per case che "non potranno essere costruite", Stampa Sera, 9 dicembre 1982
Nord Camorra a La Cassa, Nuova Società 26 giugno 1982
Fratelli di sangue:la 'ndrangheta tra arretratezza e modernità : da mafia agro-pastorale a holding del crimine : la storia, la struttura, i codici, le ramificazioni, Nicola Gratteri, Antonio Nicaso, Pellegrini Editore, 2006
Relazione alla commissione parlamentare antimafia sulla presenza delle cosche nei territori piemontesi, 'cause di diffusione del fenomeno mafioso', www.camera.it/_dati/leg14/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/023/008_RS/00000001.pdf
Mafie vecchie, mafie nuove: radicamento ed espansione, Rocco Sciarrone, Donzelli Editore, 1998