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wiki-finale:per salvare il paese

Willy si accodò a Matilde, che furiosa lo precedeva con passo veloce. Rimasto praticamente solo con i suoi pensieri ritornò al giorno in cui andò a correre nel Basso e trovò quella bottiglietta. Tutto era cambiato da allora.

Repentinamente, dopo aver svelato il mistero della torre, tutto il paese cambiò. Non che prima non si vivesse bene a La Cassa, anzi. Ma ora si viveva sicuramente meglio. Improvvisamente Willy si ritrovò a vivere nel paese che aveva sempre sognato.

Quando lui e Matilde decifrarono l'ultimo disegno trovato nella torre, non capì subito il significato del misterioso messaggio “non lasciare che accada” e della fotografia del campanile mozzato.

Trattandosi del campanile della chiesa ebbe l'intuizione di domandare a Don Virginio e la sua memoria, infatti, gli fu di grandissimo aiuto.

Il don si ricordò che negli anni subito dopo la guerra arrivò in paese un personaggio alquanto inquietante. Si presentò in chiesa una fredda e nebbiosa domenica mattina quando la messa era già iniziata. Spalancò il portone della chiesa rumorosamente e, tossendo e borbottando fra se, si mise a sedere nell'ultimo banco, obbligando gli altri a spostarsi. L'uomo indossava un lungo mantello nero e il cappuccio gli celava il viso.

Quando finì il trambusto da lui causato don Virginio continuò la sua predica che quella domenica aveva come argomento la fratellanza e l'amicizia. In effetti vi erano stati alcuni episodi di intolleranza tra vicini di casa che preoccupavano non poco il don. Piccoli screzi, dispetti che lungi dal diminuire stavano invece coinvolgendo l'intero paese.

Per questo motivo si era deciso di fare quanto in suo potere: una bella e partecipata predica su quanto fossero importanti la fratellanza e soprattutto la solidarietà in un piccolo paese come La Cassa.

Nel momento di massima enfasi, mentre don Virginio in punta di piedi, come se dovesse spiccare il volo, con le braccia spalancate e lo sguardo rivolto verso il cielo stava implorando l'aiuto del Signore, dal fondo della navata si alzò una risata, dapprima soffocata, poi roca, infine sguaiata.

Il don si afflosciò in un attimo e cercò tra la folla chi stesse ridendo in quel modo e vide l'uomo con il mantello alzarsi, uscire dai banchi e dirigersi verso l'altare. Il mantello ondeggiava con il passo pesante dell'uomo che, con il volto sempre nascosto dal cappuccio, si mise a fianco del parroco che lo guardò trasfigurato dal terrore. Iniziò a parlare con voce bassa, quasi un sussurro, che costrinse i parrocchiani ad un silenzio attento e carico di aspettative: “ciò che voi lascerete ai vostri figli e ai figli dei vostri figli non sarà un paese pacificato ma sarà un luogo dove la fratellanza e la solidarietà verranno grandemente disattese. Poco per volta la sfiducia prenderà il posto all'ottimismo, l'egoismo regnerà sovrano e si vivrà per tutta la vita, una vita intera, per accaparrarsi ogni cosa che sarà possibile possedere. Questo modo di vivere sgretolerà il senso di amicizia e di fratellanza della vostra comunità e comparirà un segno tangibile che renderà imperituro il vostro riprovevole modo di agire, un segno che sarà visibile da lontano, uno sfregio al simbolo delle comunità, al vostro campanile”.

Non vi era appello alle sue parole, era una condanna senza possibilità di salvezza.  Da quel giorno l'uomo misterioso con il mantello sparì dal paese ma girava voce che si fosse accampato nella torre giù al basso.I ragazzini si avventuravano con timore da quelle parti e iniziarono a fiorire leggende e storie di magia e di mistero intorno alla sua figura. 

Dopo qualche tempo anche una fanciulla del paese, Teresa, sparì. I genitori la cercarono invano per anni ma non si venne mai a capo del mistero. Alcuni però sostenevano fosse stata rapita dall'uomo della Torre, anche se nessuno aveva mai visto né Teresa né quell'uomo.

Ma sentendo questa storia a Willy sembrò tutto molto chiaro. Il messaggio trovato nella bottiglietta

ti prego vieni a salvarmi

su dov'ero nella

vecchia torre”

non poteva che essere di Teresa che lanciava un disperato grido di aiuto. Ma quell'imperfetto del verbo fece intuire a Willy che ormai era troppo tardi, come un messaggio arrivato da un'altra dimensione temporale. Eppure qualcuno stava chiedendo aiuto, ma non per se stessa, per qualcun altro: “ti prego vieni a salvarmi su DOV'ERO nella vecchia torre”. Dove ero e dove non sono più, ma qualcosa ancora c'è. E infatti c'era il secondo messaggio, lasciato evidentemente quando Teresa ancora era prigioniera nella torre

“Non lasciare che accada” e l'immagine del campanile mozzato.

Ma che cosa non dovrebbe accadere? E a chi è indirizzato il messaggio? Willy lo capisce immediatamente: è lui che dovrà salvare il paese, l'uomo che ha voluto andare fino in fondo a questa storia e che ha risolto il mistero.

Le parole di don Virginio gli riaffiorano alla mente: un uomo che durante la predica profetizza un paese diviso, acrimonioso, senza solidarietà e che avrà il campanile sfregiato per testimoniare tanta malvagità.

Ma come salvarlo da questo terribile destino? Come fare in modo che le persone si tollerino, si sostengano vicendevolmente? In che modo fare di La Cassa un comunità solidale? Come scongiurare la profezia?

Teresa tutte tette riprende la sua corsetta sorridente, Willy e Matilde sono ormai lontani. Hanno rischiato grosso, Matilde avrebbe potuto scoprire tutto, ma ci è solo andata vicina e la sua gelosia l'ha sviata del tutto dalla verità.

Quel giorno, nella torre, Willy era solo, graffiato dai rovi e bagnato dalla pioggia e Teresa, nascosta lo aveva osservato mentre cercava di decifrare il papiro con il disegno. Poi, per la prima volta dopo decenni, apparve ad occhi umani e gli parlò.

Per un attimo pensò di averlo ucciso. Alla voce di Teresa, Willy prima sobbalzò, poi corse verso l'uscita ma cozzò così violentemente la testa contro il sasso di volta che svenne. Quando, dopo una decina di minuti, ritornò in se, il suo pallore era preoccupante. Guardò la bella Teresa negli occhi e poi il suo sguardo fu richiamato dal suo poderoso seno. Fu un attimo e si riprese.

Teresa gli raccontò quindi come fu rapita dall'uomo dal mantello nero e come visse con lui per tutti quegli anni. Una vita semplice, di poche cose ma di serenità e di pace, accanto ad un uomo saggio e buono. Dopo il lungo racconto gli svelò quindi il modo di scongiurare la nefasta profezia che il suo uomo aveva fatto ai lacassesi.

In fondo era semplice, semplicemente banale, ma poteva funzionare. Si, avrebbe potuto funzionare.

Willy da quel giorno sorrise. A tutti. Sorrise al suo vicino di casa che gli parcheggiava sempre davanti al cancello. Sorrise al padrone di Lucky, il pastore tedesco che correva dietro ai suoi gatti. Sorrise persino al postino che consegnava la posta a settimane alterne.

Teresa ricomparve in paese, più bella che mai, e anche lei iniziò a sorridere a tutti. Quando incrociava Willy, fingendo di non conoscerlo, gli sorrideva.

Dopo qualche giorno il vicino di casa chiese scusa, con un sorriso a Willy, e non parcheggiò più davanti al suo cancello. Il padrone di Lucky uscì per la passeggiata tenendolo al guinzaglio e lo salutò con un piccolo sorrisetto storto. Il postino non sorrise finchè non consegnò la posta dopo un paio di settimane.

Più sorrideva alle persone, più le persone gli sorridevano. Un giorno entrò dal giornalaio e iniziò a ridacchiare, poi ridere, infine a ridere a crepapelle. Il giornalaio inizialmente era imbarazzato, poi non riuscì neppure lui a trattenere una fragorosa risata. Quando entrò un cliente, anche questo non si trattenne.

Le persone che prima si salutavano appena ora trascorrevano le ore a chiacchierare sotto l'ippocastano o in piazza, gustandosi un gelato. I cani delle Bubboline che si azzuffavano in continuazione, tanto da costringere i padroni a dover fare i turni per il passeggio serale, ora si rincorrevano giocherelloni per i prati. I vicini litigiosi, a forza di sorridere, arrivarono ad un compromesso.

Bastava un sorriso, a salvare un paese.

 

 



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