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Ecco vedete bene che il contesto delle volte è tutto e non solo nei testi scritti o in quello che dici a voce, ma nella comunicazione in generale. Faccio un esempio, che in realtà sono due.
Un mio amico che fa il sindacalista in una banca e per questo conosce storie di bancari di tutta Italia, mi ha raccontato un episodio che spiega come il contesto può stravolgere tutto e ti può anche fregare se non stai bene attento.
L'episodio è questo: un collega di Roma che era molto bello faceva il fotomodello per secondo lavoro e aveva un contratto con un'agenzia; all'agenzia gli facevano delle foto da utilizzare poi per varie pubblicità che dopo l'agenzia doveva fare per i clienti più diversi. Nel senso che il fotomodello quando faceva le foto, e ne faceva tante, non sapeva quali e quante sarebbero poi finite davvero sui manifesti pubblicitari. E non sapeva neanche per che prodotto o ditta o marchio o campagna pubblicitaria sarebbero poi state usate.
Aveva però, il fotomodello, che era furbo, firmato un accordo per cui l'agenzia non poteva usare le sue foto nella città di Bologna, che lui viveva a Bologna e non voleva grane.
Dice: ma non era un collega di Roma?
No, di Bologna, mi sono sbagliato.
Allora vai su a correggere, no.
No io scrivo in presa diretta.
Cretino.
Andando avanti con la storia del fotomodello è successo però che una volta una sua foto l'hanno usata per una piccola banca siciliana e hanno fatto dei manifesti con la sua faccia per dire che quella era una banca fighissima.
Poi un dirigente della banca dove lavorava il fotomodello è andato in vacanza in Sicilia, ha visto il manifesto con la faccia del fotomodello bancario di Bologna che diceva che quella era una banca fighissima. Un bel guaio.
Quando il dirigente è tornato al lavoro a Roma, che era un dirigente di Roma, si è ricordato che il fotomodello doveva essere un collega di Bologna che in occasione di una convention aveva conosciuto alcuni mesi prima. Così è andato all'ufficio del personale a denunciarlo, credo per una specie di doppiogiochismo aziendale, che lo so detto così fa ridere e sembra una balla, ma il fotomodello per non perdere il posto ha dovuto mettere in mezzo il sindacato e non credo che abbia riso molto.
Oggi al bar quando prendevamo il caffè abbiamo aperto la Gazzetta per vedere le novità del mercato. In prima pagina c'erano sette attaccanti: mi ricordo di Eto, Dzeko, Adebayor, Villa e poi non so più e il titolo diceva una cosa tipo Chi li prenderà? Allora io ho detto Chissà quale di questi viene al Toro, poi ho girato pagina perché nessuno si è messo a ridere.
A pagina tre c'era una pubblicità che diceva: Problemi di erezione? Tu non sei il problema, tu sei la soluzione! E c'era la faccia di uno, in primo piano frontale e di profilo, praticamente due primi piani in bianco e nero uno di fianco all'altro, con in mezzo, tra i due primi piani, lo slogan Problemi di erezione eccetera, e un numero verde.
Ora, a parte il pregevole espediente retorico anaforico con conseguente climax risolutivo del messaggio scritto. Io dico: ma pensa te questo quanto devono avergli dato per prestare la faccia a una pubblicità dell'impotenza, cioè non a favore dell'impotenza, va bè ci siamo capiti. Oppure, ho pensato, chissà come doveva essere disperato questo per farsi fotografare, sia frontale che di profilo tra l'altro, che si vede proprio bene chi è, farsi fotografare per i problemi di erezione doveva essere proprio disperato, pieno di debiti, tipo quelli che si vendono un rene su internet.
Oppure, ho detto, pensa se è come quel fotomodello di Bologna che gli han fatto tutte le foto e lui ha venduto i diritti all'agenzia dei fotomodelli, mai più va ha pensare che gli mettono la faccia, che si vede che è lui inequivocabilmente, pensa i vicini di casa il mattino dopo, pensa le colleghe della moglie, gli mettono la faccia a pagina tre della Gazzetta con scritto vicino, a caratteri cubitali: Problemi di erezione.
Vacca boia che brutto contesto.