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Pirati! O forse p..


Non nutro una particolare predilezione per Mario Sechi, direttore del 'Tempo', anzi l'ho trovato spesso antipatico. Tuttavia l'editoriale di oggi mi ha colpito e mi porta a scrivere quanto ora sto raccogliendo nella mente consunta del venerdì sera e sbatacchiando sui logori tasti per sottoporlo alla Vostra Illustrissima Attenzione.

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Tra gli americani è diffuso, sui biglietti da visita, definirsi come 'internet evangelist'; un concetto che nella nostra cultura fa a pugni,  al quale tuntavia sento di appartenere, anche se qualcuno mi ride dietro; troverà, a fine articolo, materiale per sbellicarsi dalle risa.



Spesso mi sono sentito messo nell'angolo, in questo sito, da parte di chi giudica le mie visioni della rete eccessivamente avveniristiche e poco calate sul reale e, per questo, ci vado cauto nel proporre le riflessioni che mi passano per la testa; tuttavia il citato editoriale ha suonato come 'sveglia' sia a me che, spero, a tante altre persone.

Partendo dalla sconcertante questione di Wikileaks il direttore scrive:



Dire che gli Stati Uniti sono stati incapaci e imprudenti non serve più a niente, la frittata è fatta. Semmai occorre riflettere sulla natura della democrazia e della stessa leadership espressa dagli americani. Il presidente Obama è figlio di internet, nella sua elezione i social network, Facebook e Twitter, hanno giocato un ruolo chiave e la democrazia americana è la più trasparente del mondo. Alla Cina e alla Russia - due sistemi autoritari - certi incidenti non succedono. Gli Stati Uniti possono tornare indietro? No, non è possibile. É un nuovo costo della democrazia e lo stiamo scoprendo ora. É l'agorà digitale sulla quale si fonderà sempre più la nostra libertà di fare bene o male.



E' un nuovo costo della democrazia e lo stiamo scoprendo ora: mica balle.

Altro che internet come trastullo per impenitenti pigiatasti sognatori: è un nuovo costo della democrazia, per me nè è anche un nuovo corso.

Spesso ho sostenuto che la rete sia la rivoluzione più grande che l'uomo abbia compiuto; penso sia giunta l'ora di immaginare la portata che avrà nelle nostre vite e nel nostro agire sociale; soprattutto a livello politico penso sia necessaria una profonda conoscenza della comunicazione mediata dalla rete ed una appassionata ricerca delle evoluzioni; perchè i rischi dell'ignoranza ci sono, e sono enormi; ed il sonno della ragione...



Qualcuno, nel forum, ha sollecitato l'apertura di una discussione sull'open source (In informatica, open source indica un software i cui autori, più precisamente i detentori dei diritti, ne permettono, anzi ne favoriscono il libero studio e l'apporto di modifiche da parte di altri programmatori indipendenti) proponendola con cautela perchè potrebbe essere una discussione 'per iniziati'; non c'è niente di più sbagliato, a mio parere: è una discussione per persone libere che vogliono rimanere tali, è una questione che andrebbe proposta in tutte le scuole.



In linea di massima l'open source è un sistema collaborativo nel quale chi crea un software lo mette a disposizione della collettività che lo può usare (spesso gratis) e lo può 'aprire' per vedere com'è fatto, ed eventualmente apportare modifiche. Ad esempio il sito dell'associazione 'La Cassa un paese per tutti' è costruito con un software open source di nome Joomla, senza il quale non potrebbe funzionare: l'associazione terrà in debito conto il fatto di utilizzare il lavoro altrui.

All'opposto i cosidetti software 'proprietari' non permettono di 'aprire il cofano'; quando comprate un programma non potete vedere com'è stato fatto. Quasi mai questi software sono gratuiti (L'esempio più classico è Windows, ma anche Office o Autocad).



La rete internet è nata con l'open source ed è diventata ciò che è solo grazie ad esso; solo perchè tutti hanno potuto utilizzare i software sviluppati dai primi programmatori e,a loro volta, migliorarli per costruire nuovi e più performanti sistemi. Il server web (l'erogatore di siti) più diffuso in rete è un software open source di nome Apache: è stato lui a fornirvi i bit di questa pagina che state leggendo, sarà lui a rispondere al prossimo click che farete per darvi una nuova serie di bit che costituiranno la nuova pagina.



La rete ha emesso i primi vagiti nel '69; il web, cioè il sistema che fa vedere pagine come questa, molto più tardi, nel 1990; anche in questo caso totalmente su software open source e facendo una scelta fondamentale: il sistema scelto per scrivere le pagine internet sarebbe stato aperto e libero, disponibile a tutti; tale sistema si chiama HTML ed è il modo con il quale vengono codificate le pagine che leggete. Taccio per compassione gli scimmiottamenti di chi tentò, nel 90, prima di sostituirsi ad Internet (the Microsoft Network, prima genrazione) e poi di cercere di chiuderla in un programma proprietario (Internet Explorer); del resto, fin dall' homebrew club del 76 il discorso di Mr. Gates è stato chiaro... e non si sbagliava, visto che è diventato l'uomo più ricco del mondo.



Per fare capire la differenza fondamentale tra i due sistemi è sufficiente pensare alla differenza tra l'email e l'sms.

Con l'email scrivete quanto volete, allegate immagini e files, spedite a quante persone volete: tutto libero e gratuito, il costo è minimo ed è all'interno dei costi di connessione generali. L'email si basa sull'open source su rete internet. Non pagate l'email, pagate la fisicità della connessione.

Con l'SMS scrivete 128 caratteri, non potete allegare files, e pagate ad ogni invio. L'sms si basa su un protocollo proprietario, non libero, su rete privata. pagate la rete privata che guadagna su quello così tanto da poter mettere Totti a far la pubblicità.

Chiara la differenza?



La rete è il futuro; questo è chiaro anche a chi questo proprio non piace.

Perchè in questo sistema delle email a tutti senza pagare chi ci guadagna? Certo, qualcosa ci guadagna il fornitore di connettività, ma la gran parte del vantaggio ce l'hanno gli utenti che possono usare una tecnologia formidabile per fare ciò che vogliono a costi irrisori.

Non vi suona molto di sinistra? Non ancora? Procediamo.



Paradossalmente oggi la libertà della rete è messa in pericolo dagli utenti stessi. Perchè la pervasività è diventata tale che tutti la utilizzano, naturalmente senza farsi molti pensieri sulle tecnologie e sui proprietari dei sistemi; come per la televisione, usano ciò che sembra loro più utile. E questa 'beata ignoranza' è a favore degli indottrinatori che conducono il 'popolo bue' (esagero, neh) verso... verso cosa? Verso sistemi che servano a far soldi. Ma se la rete è libera e non costa, come si fa a far soldi? Semplice: si costruisce una nuova rete, si portano lì tutti gli utenti e si fanno i soldi. Sì, perchè la nuova ricchezza non è fatta di canoni, acquisti, soldoni: è fatta di dati personali.

Se, per ipotesi, voi aveste in mano le abitudini di navigazione in rete di, diciamo, 100.000 utenti una agenzia di comunicazione ve li pagherebbe a peso d'oro; perchè, con quei dati in mano, sarebbe in grado di vendere pubblicità mirate, cioè dedicate a persone che comprano con alta probabilità ciò che gli viene proposto, dedotto dalle loro abitudini, facendo la profilazione degli utenti. Quindi: a pagare sono sempre i cittadini; a guadagnare i venditori di beni e gli accaparratori di dati. Ah, il capitalismo, che spettacolo... non sentite il profumo dei $oldi?



Ora forse è più chiaro perchè Facebook è una miniera d'oro. Lì ci sono cinquecento milioni di persone le cui abitudini sono registrate in modo sempre più stringente. Non c'è bisogno di essere complottisti per capire ciò che fanno dei dati personali: lo dichiarano che li vendono, così come fanno MSN, Habbo, Foursquare, eccetera, cioè gli altri 'recinti'.

E' in corso una palese operazione di 'conduzione nel recinto' delle persone; già lo scorso Natale per gli acquisti una amica venditrice di telefoni mi raccontava che le persone vogliono acquistare il 'telefono con facebook', quasi infastiditi dal fatto che ci fosse anche internet, cioè tutto il resto della rete. Che me ne faccio?

In fondo, il recinto dà la protezione contro l'infinito spazio sconosciuto.

Oh, ma quant'è simile alla chiesa... ma non divaghiamo, intanto brevettiamo il prefisso face-, non si sa mai. In fondo una cantante s'è chiamata Madonna, al giorno d'oggi...



In questo mare, ancora più difficile, potente e pericoloso è pensare a cosa sia Google. Migliaia di volte più potente di Facebook, può fare 'scomparire' un fatto o una persona senza che voi possiate farci nulla. Ha reso palesi le installazioni militari viste dall'alto, e le forze armate non si sono potute opporre. Ha messo alla berlina facce e situazioni con streetview, per ora vincendo tutte le cause che nessun governo vuole vincere. Perchè se google fosse condannata, semplicemente ritirerebbe il servizio, impoverendo lo stato (Cina compresa); e siamo solo agli inizi.



Dopo aver parlato delle forze del male passiamo in rassegna alle forze del bene. So che è un discorso difficile: in ogni forza del bene chiunque può vederci invece Satana; ma ci provo.

Innanzitutto fanno parte di questa schiera gli hacker, che sono persone curiose che smontano i sistemi per capire come funzionano. Va da sè che un hacker con l'open source ha poco da fare: lui smonta i sistemi protetti, l'open source l'hacker lo crea, non lo smonta.

Secondo voi Assange di wikileaks appartiene alle forze del bene? E così torniamo all'editoriale di Sechi, e alla deflagrazione che, vedrete, ci sarà tra pochi giorni. Dietro Assange c'è una armata di hacker (dov'eravate quando è stato fondato astalavista? lo sapevate che era finlandese, vero? nota per impallinati). Fanno male? Se voi aveste a disposizione qualcuno che 'buca' i dati del nostro paese per parlarvi della P2, di Gladio, delle stragi, di Ustica e di tutti i segreti che ci sono taciuti, gli direste di stare fermo per il bene comune?



Chissà perchè Assange viene dal nord; sapete che lì è stato fondato il partito pirata, che è un partito politico originario della Svezia, che si sta diffondendo in Europa e oltreoceano: anche in Italia. In questi partiti i politici fanno di ciò che ho scritto materia del loro impegno; mentre i nostri classici 'partiti' ne fanno hobby per segretarie perditempo mentre loro si occupano di cose serie, tutti i vari rotondi bindi bondi e bunga bunga, altri tempi quando c'erano piccoli preti storti e malfatti.



Capire come funzionano questi imperi delle informazioni ed agire per evitare che le nostre libertà vengano limitate è un impegno importante che i nostri politici dovrebbero perseguire fortemente; che chiunque dovrebbe fare con le forze che ha, partecipando ad un movimento di liberazione mondiale dalle angherie che i centri di potere esercitano su di noi.



Mi farò definitivamente ridere dietro proponendo che l'ANPI potrebbe diventare l'associazione nazionale dei pirati informatici: tra partigiani e hacker vedo una profonda comunanza di ideali. Cambiano i metodi ma la guerra è la stessa: combattere contro l'oppressore.



E voi che direte, che non c'eravate?



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