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Il fatto è che tutto funziona, ma bisogna farci attenzione, delicatamente, come con i bambini; altrementi uno non se ne accorge neanche, passano le feste che neanche l'ha visto, il miracolo.
Cerco di dirlo: provate a sentirvi il respiro, piano.
Si inspira e si espira.
Poi... proprio lì, proprio a metà, c'è una piccola morte: un valico, una breccia nel tempo, un momento in cui non state nè espirando nè inspirando.
Come quando camminando in montagna arrivate su un colle e non sapete bene se siete al di quà o al di là della valle.
E' solo un piccolo attimo, un sospeso istante, ma ha il colore dell'oriente al tramonto: sa di lontani sensi, di odori di quand'eri bambino, del sapore che resta in bocca di gusti catturati e già svaniti, di quel sentimento antico che fa a meno del tempo.
Sono sempre stato un adoratore dei bordi, i bordi delle strade, delle cose, dei sentimenti e delle azioni, cioè dove finisce una cosa e dove inizia l'altra. Indimenticabile Baricco: il personaggio che vuole misurare dove finisce il mare ed ogni giorno va a spiaggia per misurarlo nonostante il movimento delle onde, il chiodo che sostiene il quadro e, un giorno, improvvisamente, cede: l'esistenza divisa tra prima del cedimento e dopo; il bordo, netto, il momento in cui ha deciso adesso non reggo più, ma non ha ancora ceduto. Assenza di tempo, odore di mirto e incenso.
Musica di Wagner, perchè no. No, meglio Verdi, l'ouverture di La forza del destino.
Il bordo del sonno è quello che più mi piace. A volte lo aspetto, lo cerco, lo annuso: quell'attimo in cui le membra sono già andate e la mente ha ancora un barlume di veglia; da bambino diventavo matto, la notte della vigilia di Natale, sapendo che al mattino ci sarebbero stati i doni e solo quel bordo mi separava da loro; tutto il resto, il sonno, la notte, non contava; l'importante era arrivare al bordo e gettare il cuore di là.
E il bordo del giorno dov'è? Non è certo la mezzanotte, che è un'invenzione; forse il bordo vero del giorno è, per ognuno di noi, il bordo del sonno; di nuovo una piccola morte che ci accompagna; per dirla con il Francesco santo, la nostra corporal sorella morte che ci fa l'occhiolino. Che ci dice 'facciamo amicizia', tanto, prima o poi ci conosceremo meglio...
Così i mesi; anche qui un bordo finto, quello del 30, 31 o 28, e un bordo vero, quello delle lune. Avrebbe molto più senso un mondo femminile guidato dalle lune che questo maschile guidato dal calendario; ma tant'è, ce lo teniamo, anche se le persone sensibili sanno annusare i bordi della luna, quella luna nuova che tanto vuol dire a chi vive di natura e così poco dice al mondo delle 'persone serie'.
Il respiro, i giorni, i mesi e gli anni, i loro bordi; allargando i tempi si arriva a questa cosa dell'anno, e del solstizio: è magica. Ditelo sottovoce ai bambini: è magica, e sperate di avere la mente aperta e grande come la loro per accogliere una così grande meraviglia.
Domani, 21 dicembre, il sole è nell'ultimo giorno di agonia; dal 21 giugno scorso la luce del giorno è diminuita sempre di più finchè domani a La Cassa il sole sorgerà tardi, alle 8.04, e tramonterà presto, alle 16.49; solo 8 ore e 45 di luce.
E inoltre proprio in questa data, domani per me che scrivo, presagio indecifrabile, questa notte avremo un'eclissi di luna; la parte femminile si nasconde nell'ora dell'abisso.
E' la luna rossa, che tante pagine ha fatto scrivere.
Sa di fine del mondo.
Avverrà tra le 6.30 e le 7.30; per chi si ostina a leggere i salmi, è l'ora in cui la sentinella che ha vegliato alza gli occhi al Signore e prega di vedere la stella del mattino, segno del giorno; che poi è il pianeta Venere, segno di femminilità e bellezza, chiamata anche Lucifero, maschio nome di diavolo che significa 'portatore di luce'; ce n'è da misticheggiare per la notte intera.
Dopo il solstizio sappiamo che il sole riprenderà il suo cammino, e che questa è la notizia, questa è la festa, questa la più grande gioia dell'anno: il sole che è la fonte stessa della nostra vita continua a scaldarci con il suo calore. E' festa grande perchè la vita rinasce ed è veramente motivo di gioia.
Nel marasma di problemi in cui ci dibattiamo, tra politica, amministrazioni, cronache e lavoro, poche sono le certezza incrollabili; tra queste il fatto che domani sarà un'altro giorno, ed il fatto che il sole riprenderà la sua corsa fino al solstizio d'estate.
Ce n'è da affratellare gli animi di tutti gli uomini vissuti sulla terra; è qualcosa di più profondo ancora dell'inconscio collettivo, è la base dell'essere uomini.
Da sempre il risorgere del sole, l'allungarsi delle giornate, è stato l'evento mistico, magico, divino, il rapporto verso una realtà più grande di quella confinata dalle nostre menti.
E' più che logico che i primi vescovi abbiamo voluto porre la nascita del Cristo il 25 dicembre, sostituendo il Natale ai culti precedenti (in particolare quello del sole invitto); dopo qualche giorno è lampante, il sole è risorto, la vita riparte, qual è il segno più chiaro che risorgere si può?
Così come il cristianesimo, tutte le religioni hanno qualche culto che corrisponde nel tempo col solstizio d'inverno, tanto che possiamo leggere questo segno (sono eretico se lo chiamo sacramento?) come il vero legame tra tutte le religioni, tra tutti i re-ligio, lego di nuovo l'Uomo alla sua radice.
Ce n'è da essere felici; c'è da chiedersi se questa orgiastica simbologia consumistica delle feste natalizie non abbia qualcosa di buono rifulgendo di una origine sana, nobile.
Ce n'è da essere felici, perchè ci ricongiunge con i nostri passati e ci dà una mano per affrontare il futuro.
Ce n'è da essere felici, perchè ci rende simili, ci fa capire che siamo sulla stessa barca dove viviamo, e remiamo, insieme; aspettando nella notte la stella del mattino.
Auguri.