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Ancora all'Arìs, quattro passi sulle orme di sentieri conosciuti; quattro passi per tornare a sperare altri mondi che si manifestino per riuscire a credere che qualcosa di reale esiste ancora.
Queste foto parlano di mondi magici; di magie nel senso primo di realtà diverse dal visibile; da mag, uno stato particolare dell'uomo, in cui si manifestano stati particolari dell'essere.
Tutta la passeggiata è allegorica, quasi un oltremondo dantesco a quattro passi dalla città.
Ci si arriva dopo una salita; già questa è simbolo dell'iniziazione, del percorso che l'umano deve fare per arrivarci; non soldi, non potere, non scorciatoie: fatica fisica, come montagna insegna, necessaria per percorrere i sentieri dei mondi vicini.
Già solo il cielo, azzurro, terso, chiaro, e la via ben segnata, ed i cartelli che dicono: 'di qua', oppure 'di là' sono il ricordo di ciò che ora ci lasciamo alle spalle per entrare nelle trame fitte di questa storia. Al fondo, la valle, le case, la vita (giù, li vedete, i giardini della Reggia; più ancora Superga, la intuite); prima di immergermi nelle spirali dell'anima, raccolgo due descrizioni liriche delle mie sensazioni:
Da qui messere si domina la valle...
ciò che si vede, è.
Ma se l'imago è scarna al vostro occhio
scendiamo a rimirarla da più in basso
e planeremo in un galoppo alato
entro il cratere ove gorgoglia il tempo.