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Sarà che sono particolarmente sensibile all'argomento, sarà l'impressione per i disastri che lo sfrenato consumo del territorio ha causato durante queste giornate di maltempo, ma mi ritrovo spesso a leggere articoli che riguardano quella che io chiamo cementificazione.
Nell'ultimo numero di Altroconsumo vi è infatti un articolo (Bulimia immobiliare) che tratta della quantità enorme di appartamenti invenduti in tutta Italia.
Cito alcuni brani che rendono bene l'idea:
"l'edilizia residenziale sta affrontando una fase patologica e degenerativa (si continua a costruire, nonostante il numero di compravendite immobiliari sia caduto del 29% dal 2006 al 2010) e il paziente, che è l'Italia, rischia di non guarire più."
" l'Agenzia del territorio ha certificato, lo scorso anno, circa 250mila compravendite in meno rispetto al 2006: dopo aver toccato quota 869.308, sono state solo 617.286 nel 2010."
" il numero di immobili "a disposizione", cioè vuoti, inutilizzati, è pari all'11,6% del totale censito"
Per fare un esempio di "bulimia", incrociando le previsioni contenute nel Piano di governo del territorio di Milano e il reddito dei milanesi, emerge che "siccome l'accesso al mercato è precluso a chi destinerebbe al mutuo più del 30% del reddito familiare, a Milano non servono nuove case di edilizia "libera"".
Quindi si costruiscono case ma pochi saranno in grado di acquistarle, anche con un mutuo.
Si pensi anche che l'associazione nazionale dei costruttori edili ha proposto di affittare i propri immobili invenduti ad un canone calmierato per 15 anni. "È paradigmatico: i costruttori mai avrebbero immaginato una proposta del genere se non avessero chiaro il livello di sovrapproduzione di edilizia libera che il mercato non digerisce."
Nell'articolo si cita, infine, la nascita del Forum italiano dei movimenti "Salviamo il paesaggio, difendiamo i territori" che chiede una moratoria di tutte le pratiche che prevedono consumo del territorio (di cui ho parlato qui)
Insomma, non solo se ne parla, ma nascono forum e movimenti per salvaguardare il territorio.
Altro importante esempio di quanto l'argomento si stia diffondendo a macchia d'olio:
La Provincia di Torino, ha organizzato un convegno, il 7 novembre, dal titolo "Territorio, maneggiare con cura" durante il quale ha presentato il suo nuovo Piano Territoriale di Coordinamento di cui cito solo l'incipit:
La Provincia di Torino ha scelto di concentrare la propria attenzione su quella che emerge come la principale stortura del sistema: il fenomeno dell'aumento di consumo del suolo, fenomeno peraltro esteso a tutto il territorio italiano. Milioni di metri quadrati di territorio vergine sono stati consumati, soprattutto negli ultimi anni, in molti casi non per rispondere al fabbisogno di abitazioni o di edifici per il lavoro e la produzione, ma nella convinzione che l'offerta di immobili sia da sola sufficiente a creare condizioni di sviluppo (in modo da non fare fallire il comune? ndr). La grande quantità di patrimonio edilizio inutilizzato, anche di nuova costruzione, è sotto gli occhi di tutti e dimostra che il sistema non ha fruito di autoregolamentazione.
E noi, piccolo Comune, andiamo controcorrente, approviamo una Quinta Variante che va esattamente nella direzione opposta. Di questi tempi, con quello che succede e con tutte le evidenze sotto il naso.
A quando un ripensamento? C'è qualcuno tra i nostri amministratori o futuri amministratori che potrebbe traghettarci verso questa difficile, ma ormai indispensabile, presa di coscienza?