Innanzitutto faccio ammenda, in particolare nei confronti di Alberto, delle cavolate che ho sparato a ruota libera sabato sera parlando di tassi di mortalità, sostenendo che fossero 'migliori' nel medioevo rispetto ad oggi; ognuno può controllare su wikipedia
http://en.wikipedia.org/wiki/Life_expectancy che non sia affatto così.
Mi cospargo il capo di cenere e chiedo perdono.
Tuttavia, fin dal mattino dopo mi sono chiesto che cosa m'avesse indotto a sostenere tale tesi; subito m'è venuto in mente il
Carlos I portato da Fabrizio e la scritta sulla maglietta che ho visto indossata da Federica ("Ho visto cose che voi astemi neanche potete immaginare").
Ho dovuto frugare meglio tra i neuroni per trovare il motivo per cui sostenevo tale bestialità; in particolare in quel momento mi balenavano in testa un grafico, qualche concetto, della musica rotonda, Franco Cardini, Umberto Eco e altre fantasie varie.
Cercando di collocare ogni cosa al suo posto e nel dare ogni posto alla sua cosa: ciò che cercavo di sostenere è che
il concetto di morte era 'migliore' nel medioevo, non il tasso di mortalità, e questo concetto rendeva la vita più dolce; naturalmente parlo del periodo antepeste, dopo di quella tutto ha avuto contorni macabri e di paura simili a quelli odierni.
Cito: "Durante quasi tutto il Medioevo la morte era vista come un traguardo a cui aspirare ed era attesa con la tranquilla, rassegnata consapevolezza della fine. Essa, per altro, cristianamente intesa, non era una cosa di cui dolersi: numerose testimonianze dimostrano che la morte era una fine attesa ardentemente o addirittura invocata"; riporto le interessanti letture
https://viaariosto.wordpress.com/2010/11/24/la-morte-dal-medioevo-allet-moderna/ e
http://www.mondimedievali.net/Medioevoereticale/concettomale.htm.
Ciò che c'era allora, e che non vedo citato oggi (anzi!), è l'aspetto
funzionale della Morte come parte indispensabile della vita, come mistero ultimo con il quale confrontarsi, come compito alto al quale ognuno è chiamato per un confronto finalmente schietto, definitivo, inappellabile; confronto che comporta una vita consapevole per essere affrontato.
Questo concetto era così chiaro da fraternizzare con la morte, dal viverle accanto ogni giorno, dall'invitarla a danzare, averla vicina per... vincerla:
il giro di una danza e poi un'altra ancora, e tu del tempo non sei più signorarecitava la
schiarazula marazula, ripresa da Angelo Branduardi e citata nei dettagli su questo sito quando si parla di novembre (
http://www.lacassa.net/Ambiente/liturgie/Novembre,-la-Morte-e-la-speranza/ca_22646.html).
Ecco, intendevo questo; ma ho detto altro e me ne dolgo.
Non troppo però.
:-)