il mio futuro in 600 anni passati

Danda Danda
(foto di kms! da Flickr)
Camminavo per la campagna assorta nei miei pensieri. Il cielo era completamente terso, l'aria fresca, il sole caldo. Buttavo occhiate attorno a me distratta, ma sono sicura che, prima di quell'attimo, di fronte a me non c'era nulla. Ero certa anche che il cielo era limpido, limpidissimo, senza nemmeno una nuvola.

D'un tratto inciampai in una radice . Mi riempii completamente di polvere. Mi tirai su sbuffando, ero sempre la solita imbranata. Starnutii e alzai gli occhi. Una goccia di pioggia (pioggia?? Mi chiesi) cadde sul mio naso. Si alzò un vento freddo, e un brivido di orrore e stupore mi passò lungo la schiena.

Dinanzi a me si stagliava una casetta diroccata che, ero certa, pochi secondi prima era sostituita da un pezzo di bosco. Un tuono scosse la vallata, e la porta della casupola si aprì con un cigolio.

Feci qualche passo incerto verso l'abitazione, ma poi con l'adrenalina al massimo varcai l'uscio della porta. Subito ,a causa del cambio di luce, non vidi bene l'ambiente attorno a me. Ma poi ,solo pochi contorni presero forma: un caminetto spento, qualche telo sbrindellato accatastato in un angolo, due o tre assi di legno sotto la finestra.

Ci fu un tuono, e la porta d'entrata sbattè alle mie spalle. Mi girai di soprassalto, e mi diressi verso di essa. Cominciai a tirare la maniglia, facendomi via a via sempre più preoccupata. La scossi, la girai. Niente. Non si aprì. Dietro di me ci fu un cigolio sinistro. Un ombra fugace passò affianco alla scala. Ed il terrore mi attanagliò lo stomaco. Un minuto prima, ero sicurissima, quella scala non c'era. Un alito di vento entrò sibilando dalla finestra. E una porta si aprì scricchiolando al piano superiore.

Cosa dovevo fare? Scappare a gambe levate, urlava una vocina dentro la mia testa. Ma la porta era chiusa, e non c'erano finestre. Come non...?! Il muro, a parte la porta che dava all' esterno, era

vuoto, privo di una sola finestra. Eppure, prima, lo spiffero d'aria proveniva da una FINESTRA!!!

D'altra parte, la curiosità era forte. Decisi di seguire il cuore (che cuore incosciente) e misi un piede sul primo scalino, poi sul secondo, e sul terzo. Il cuore,seppur irresponsabile, mi batteva a mille. Arrivai ad una porta. Era vecchia, logora, consumata dal tempo. Ma il cartello che aveva appeso recitava con lettere nitide :<<qui tutto nacque e tutto finì>>. Fui presa da un moto di curiosità. Anche perché il cartello era vecchio anni, decenni... era intagliato nel legno, ed il lavoro era tipicamente in stile medioevale. Chissà chi l'aveva scritto. Appoggiai la mano alla porta. Spinsi. Quella si aprì. Ed il mio piede si posò nel vuoto. C'era un buco nel pavimento, e io finii stesa per terra. Per una seconda volta la porta alle mie spalle si chiuse. Ero serrata in una stanza situata dentro una casa chiusa a chiave. Perfetto.

Da un abbaino coperto grazie ad alcuni panni neri entrava un fascio di luce bianca, l'ultimo raggio di sole che si faceva largo tra le nuvole del temporale. Seguendolo con lo sguardo, posai gli occhi su un armadio stracolmo di libri, ciò parevano, con le copertine diverse fra loro. Il tutto aveva un' aria molto solenne e pacifica, ma questo non riusciva a tranquillizzarmi, anzi, mi agitava ancora di più. C'erano ragnatele dappertutto, lunghe metri, che pendevano da una parte all'altra del soffitto rovinato, alto ,con le travi mangiate dai tarli e, probabilmente, dal tempo. L'antichità era presente, ne era carica l'aria. Sapevo che, leggendo quei diari,perché ciò volevo fare, avrei scoperto e vissuto qualcosa di molto particolare, ma non immaginavo minimamente cosa...

Mi avvicinai lentamente ai libri. Il primo, in alto sulla sinistra, aveva sopra diversi centimetri di polvere. L'ultimo, in basso sulla destra, solo un filo. Il terzo partendo dalla sinistra era illuminato dal raggio di sole che entrava dall'abbaino. Soffiai sul primo libro, e lo estrassi dalla libreria. <<Sue,1402>> aveva scritto con colore rosso acceso. Sorrisi. Era un diario, forse? Lo rimisi al suo posto. Ne estrassi un altro a caso. <<Anna,1964>> Un altro diario.. anche questo col titolo rosso.

Presi il terzo dalla sinistra, che non era più illuminato dal raggio del sole,il quale era nascosto dai panni neri che non ne permettevano il passaggio. <<Claire,1430>> recitava, sempre in rosso. La curiosità saliva, così come un atroce dubbio:possibile che un diario risalente a quasi 600 anni prima fosse scritto con un inchiostro così acceso e brillante? Come minimo, la carta doveva essere deteriorata, il colore sbiadito. Invece,tutto era perfettamente... perfetto. Certo, presentava qualche anno, ma di sicuro non 600. Lo aprii, dentro era ancora meglio, o peggio, dipende dai punti di vista. Le lettere spiccavano sulla carta giallastra. Era scritto in un italiano antico, ma riuscivo a capire egregiamente ogni frase.

<<Mia madre era una strega>> diceva una calligrafia ordinata<<Io sono una strega, mia figlia sarà una strega. E così nei secoli. Anche tu. Anche tu lo sei. Ultima dei miei discendenti, anche tu puoi farlo, puoi manovrare il mondo con i tuoi poteri. La nostra maledizione si è protratta anche su di te. Attenta, figlia del diavolo ...>> chiusi il libro. Fuori aveva cominciato a piovere. Quelle parole mi avevano turbato molto. Tu chi? A chi si riferiva colei che aveva scritto quel diario?

Lo riposi sullo scaffale. Andai alla porta, provai ad aprirla. Nulla da fare. Rassegnata, presi il primo diario dalla sinistra, quello di Sue. Mi sedetti sotto la finestra, per riuscire a leggere meglio, e lo aprii. La scrittura qui era frettolosa e stretta, sempre vividamente rossa. Un tuono scosse la casa. <<Sono braccata>> c'era scritto<< tutti mi danno la caccia. Ho paura, non so più dove andare.Aiutami, chiunque tu sia.>> alzai gli occhi spossata, e un fulmine illuminò lievemente la stanza. Due occhi mi guardarono scintillanti, il volto di una bambina seria che mi fissava al fondo della stanza. Durò un attimo. Fiondai la testa di nuovo in mezzo al diario cercando di convincermi che fosse solo la suggestione. <<Cammino sull'erba secca e fra alcuni alberi morti, sto scappando da tutto e da tutti>> Mi parve di sentire alcuni passi vicino a me,, ma non mi voltai e mi ostinai a leggere.<<Ho paura, la gente mi cerca e mi vuole morta. Aiutami>> <<Aiutami>> sussurrò una voce glaciale soffiando un alito freddo sul mio collo. Rabbrividii, e chiusi il diario alla svelta, scattando in

piedi. Ansimando mi guardai attorno: non c'era nessuno. Posai il diario sullo scaffale, tremante. “È solo suggestione, pura suggestione.” Mi dissi.

Presi un altro diario, esitante. <<Isa,1417>>. Avevano tutti quel titolo così strano.. lo aprii. <<Sto andando al cappio>> c'era scritto <<Eppure non lo sono... una strega, anch'io? Mia sorella ha sempre detto di si. Lei è scappata. Io invece sono ancora qui. Mi nascondo in questa casa. Ci è stata anche Sue. Ho trovato il suo diario. È di 15 anni fa. Sue si affidava e si confidava sempre con qualcuno che non ho mai conosciuto. Diceva che esisteva, o sarebbe esistito, una persona che avrebbe capito cosa diceva. Diceva che c'era un essere nel “futuro”che avrebbe letto cosa lei scriveva. Ora scrivo anche io. Mi puoi sentire?>> la pagina finiva li. Tutto il resto del diario era vuoto. Alzai gli occhi. C'era una piuma, affianco a me, che si muoveva lenta nell' aria, scrivendo parole nel vuoto. Rabbrividii. Poi abbassai gli occhi sulla pagina. Le parole scritte nel nulla stavano comparendo sul foglio. <<Stanno arrivando.>> appariva<<Mi troveranno. Lo sanno che sono qui. Arrivano. Arrivano. Hanno i cani, hanno il fuoco. Arrivano ...>> tre colpi scossero la porta. Mi immobilizzai, il cuore che scoppiava. La penna cadde per terra. La porta si aprì, dei fogli si mossero nell' angolo della stanza. Dei passi percorsero la camera, e ci fu un urlo. Sembrava ci fossero delle persone all' interno. Non sapevo cosa fare. Poi qualcosa si appoggiò sulla mia spalla. Girai la testa lentamente. Un cappio si stava infilando nel mio collo. Urlai d'orrore. Chiusi il diario, ed il cappio sparì. Corsi verso la porta, che era rimasta aperta, e scesi di corsa le scale. Mi avvicinai rapida alla porta di ingresso, tentai di girare la maniglia, di uscire da quell'inferno. Mi voltai. Sulla mia destra stava un armadio colmo di diari, in fronte a me l'abbaino con i panni neri.

Non sapevo che ora era, fuori continuava a piovere a dirotto. I diari sembravano chiamarmi, avevano un' aria terribile ma allo stesso tempo mi sembravano quasi... familiari. Titubante, decisi di prenderne un altro. <<Elizabeth, 1441>> presi fiato, e col cuore a mille, lo aprii. Udii un lamento fievole alle mie spalle: era basso e continuo, sembrava la voce di una bambina. Mi girai piano.

C'era una figura accucciata sotto due travi del soffitto. Teneva le ginocchia strette al petto e la testa china su di esse. Indossava vestiti nettamente cinquecenteschi, tutti, però, strappati e logori. Mi avvicinai piano, la bambina continuava a singhiozzare. Non so cosa mi stava prendendo, ma ero triste per lei, sapevo che dovevo consolarla, toglierla da quel lago di lacrime. Posai un attimo gli occhi sul diario. <<Mamma, mamma dove sei?>>c'era scritto. Le parole che lessi mi giunsero in contemporanea alle orecchie. Guardai la bambina. Era stata lei a parlare?<<Mamma, perché te ne sei andata?>> la frase arrivò agli occhi come alle orecchie. Il terrore mi chiuse ancora un po'. Tutto ciò che leggevo veniva detto dalla piccola con voce lamentosa. Mi avvicinai ancora. Sembrava ignorarmi e continuava a singhiozzare piano. <<Non fare così,>> dissi << cosa c'è?>> le toccai un braccio. La sua pelle era fredda come il ghiaccio, dura e incredibilmente liscia. Avevo paura, certo. Mille pensieri mi attraversavano la mente. Quella bimba non poteva esistere li, nel 1999, era un fantasma del passato, rievocato dalle parole di quel diario... ma se era davvero un fantasma, perché era... duro?

Passai la mia mano sopra la sua per rassicurarla, per farla smettere di piangere. Rapidamente le sue dita come una morsa si serrarono attorno al mio polso. Feci per alzarmi, per liberarmi da quella presa fredda, ma le sue dita non mi lasciarono andare. Il suo volto era severo e inespressivo, ma gli occhi, di colore rosso, erano carichi d'odio,e mi fissavano terribili. Mi divincolai ancora, e lei cominciò ad avvicinare il suo viso al mio, respirando rumorosamente,raschiando l'aria contro i polmoni. Il suo sguardo penetrava nella mia pelle, nel mio cuore. Un improvviso calore si espase su tutto il mio corpo. Stavo bruciando, andando a fuoco, ma il fuoco non c'era. Era la mia anima che rodeva.

Cercai affannosamente con il piede il diario, mentre il suo viso pallido e scavato si avvicinava sempre di più. Lo trovai. Cominciai a pestarlo e a spingerlo verso la mia mano libera. Ci riuscii, e lo chiusi svelta. La bambina, che ormai mi era praticamente addosso, sparì mollando la presa, e io

caddi rumorosamente per terra. Respirai affannosamente. Il calore era scomparso. Non capivo più nulla. Ero stanca. E avevo paura. Ma decisi di non arrendermi.

Mi alzai e andai alla porta: chiusa a chiave, come prima. Allora optai per l'abbaino. Cominciai a spingere, girare e tirare la maniglia, ma nulla. Lo presi a spallate, lo scossi con tutte le mie forze. Non so per quanto andai avanti così. Avevo le mani tagliate e brucianti, ma continuavo imperterrita. Dopo un po', (avevo completamente perso la cognizione del tempo) cominciai a non avere la forza nemmeno di reggermi in piedi. Mi accasciai a terra esausta. Mi serviva qualcosa per rompere il vetro. Forse posso ricavarmelo in una maniera! Pensai. Mi inginocchiai davanti alla libreria, e scelsi uno fra i diari in fondo. <<Annalisa,1910>>. Mi serviva solo un po' di fortuna e un occhio rapido. Cominciai a sfogliarlo velocemente; attorno a me udivo dei passi e delle voci, ma a me occorreva una sola parola, ed il gioco era fatto. Lo incrociai a metà di una pagina:<<Bastone>>. Lo lessi più e più volte, cercando di immaginarmelo bene. Poi alzai gli occhi. Una donna stava di fronte a me, e mi guardava con occhi spalancati, tenendo un bastone alto fra le mani. Quando esso, dopo qualche secondo si abbassò pronto a colpirmi, io ero sicura e schivai di lato per poi afferlarlo strappandolo all'essere inanimato, o meglio, animato da odio puro. Lei lanciò un urlo indemoniato, scaraventandosi verso di me. Le assestai un colpo alla pancia, e cominciai a battere il bastone sul vetro dell' abbaino. Il fantasma,o cosa diavolo era, mi prese per un lembo della camicia, ma a quel punto ero già riuscita a frantumare il vetro. Gli diedi un altro colpo e cercai di uscire, sperando non mi seguisse. Ma anche sul tetto, sotto la pioggia, mi stava alle calcagna. Nonpotevo permettere che un mostro simile andasse a zonzo nel mondo normale. Tornai dentro, con la sua mano saldamente attaccata ai miei pantaloni. La colpii ancora, poi mi abbassai e chiusi il diario. Il bastone svanì, così come la donna. Sospirai di sollievo. Era tutto finito... mi infilai su per l'abbaino. Ma al posto del tetto, trovai una stanza con un armadio, dei diari e, di fronte a me, una porta chiusa a chiave.

Passai le due ore successive a piangere. Cosa dovevo fare? Ero condannata a restare li dentro per

l'eternità? Cosa mi aspettava se no? Come dovevo fare per uscire da li ? I diari mi chiamavano, ma io non volevo andare. E se lo scopo era proprio farmeli leggere tutti? Una specie di condanna, ed io ero la condannata, ma la causa e la ragione dove stavano? Quanto ci avrei messo? Era il 1999.. avrei finito nel 2000? Avevo una vita io fuori da li. Ma se quello era il mio destino, tanto valeva affrontarlo.

Presi un altro diario.<<Meredith, 1503>>inspirando l'aprii, le mani che tremavano. Si alzò un vento gelido, e attorno a me apparvero, in cerchio, sette o otto ragazzine. La loro pelle era bianca, tirata, le loro mani tremanti protese verso il mio corpo. Dondolavano lentamente la testa cantando una strana litania. Destra, sinistra, destra, sinistra, destra... compresi solo poche parole, ma bastarono a farmi accapponare la pelle<<Sei tu.. sei una di noi>> Mi abbassai per chiudere il diario, ma quelle mi furono addosso. Mani fredde e bianche mi tirarono i capelli, mi afferrarono la gola, mani fredde che mi scuotevano, voci che mi assordavano, e io che urlavo... un alito freddo mi passò sul collo<<sarai come una di noi..>> mi divincolai, stavo scivolando nell'incoscienza, quando tutte le mani mi lasciarono andare. Una goccia fredda scese lungo la mia schiena, non sapevo di cosa si trattava, non lo volli sapere e , ripresa un attimo coscienza, chiusi il diario velocemente.

Di nuovo il silenzio. Quella stanza da terrificante sapeva diventare rassicurante e dolce come un piccolo nido. Dopo incubi di quel genere mi sentivo a mio agio pure in un posto così tetro. Decisi di prendere un altro di quei maligni oggetti. Non sapevo se ero pazza, ma di sicuro, se non lo ero, lo sarei diventata molto presto. <<Sarai come una di noi...>> E cioè? Pazza,senza ombra di dubbio pazza, se continuavo così.

Continuai. Il sesto diario recitava:<<Francis, 1525>> lo dovevo aprire? Lo feci. Un orologio battè 9 colpi alle mie spalle. Mi girai di soprassalto. Sotto il marchingegno c'era un quadro. Lo guardai bene. C'era rappresentata una ragazza , di circa 13 anni, con in mano un coltello. Aveva uno

sguardo duro, vendicativo. Davanti a lei stava una donna, circa sui 20 anni, che si sottraeva al suo pugnale terrorizzata. Portava i capelli corti e neri, e i suoi vestiti... erano come i miei! Una fitta mi attraversò. Quei vestiti erano i miei! Sullo sfondo, dietro di loro, era appeso un orologio, al muro. Indicava le 9 di sera. Mi girai urlando, e mancai per un soffio un lungo coltello, che mi sfiorò la spalla. Mi abbassai e mi lanciai contro le gambe della ragazzina che aveva tentato di uccidermi. Lei cadde e , con il coltello, squarciò la tela. Un urlo invase la soffitta, e io mi affrettai a chiudere il diario. Di nuovo, in un botto, il silenzio. Fuori aveva smesso di piovere. Guardai fuori dalla finestra. Quando sarei riuscita a uscire da quell'inferno?

Dormii qualche ora,anche se non so come. I miei sogni furono popolati da strane creature,e bambine che invocavano il mio aiuto. Quando mi svegliai pioveva ancora,e la soffitta odorava di muffa. Ci fu uno scricchiolio, e il mio cuore sobbalzò bruscamente.

Era solo un topo, ma comincia a tremare come una foglia. D'un tratto, la pioggia smise di scendere, sostituita da un vento impetuoso. Mi affacciai al buco dell'abbaino. Le nuvole stavano velocemente lasciando spazio alla volta di stelle e ad una luna splendente. Un fascio di luce bianca mi colpì in piena faccia, nettamente in contrasto con il buio della stanza. Mi spostai di lato. Il raggio andò a posarsi su un diario, il terzo dalla sinistra.

Mi diressi verso di lui con passo deciso. Ero sicura (non so il perché) che quel diario avrebbe risolto tutti i miei problemi.

Lo aprii <<sei pronta?>> c'era scritto. Una vocina dentro di me gridò sì! <<Mi dispiace >> diceva ancora <<ma è capitato anche a te. Sei l'ultima, la fine di maledizione durata da secoli. Sei stata preparata a tutto questo. Non lo capisci? Anche tua madre era una strega, e tua nonna, è così da sempre!!>> ero spossata.

Dentro di me tremavo, nell'anima e nel corpo. <<E' l'anno 1999, ne sono sicura>> diceva il diario. Il

mio cuore ebbe un colpo. La paura? <<Finirà tutto. Tante persecuzioni, sofferenze e incubi, si richiuderanno su di te. Non avrai figli, tu sei il diavolo.>> Sentii uno strano calore salire nel petto. <<Auguri. E grazie.>> ora bruciavo tutta, sentivo il corpo andare in fiamme, ma attorno a me non c'era fuoco. I miei capelli si alzarono, io mi sollevai da terra.

Non avevo paura, stavo. . . bene. Dentro la mia testa risuonavano delle voci,ma non mi davano fastidio, le sentivo. . . familiari. I diari, tutti insieme, si illuminarono. Li guardai stralunata. Poi la porta si aprì. Una bambina mi guardò seria. Poi su di lei si aprì un sorriso. Il bruciore ora era insopportabile, ma le sorrisi anch'io. Lei mi venne incontro a passo lento. Aprì le braccia e mi strinse a sé. Crollai per terra. Tutto il male e il calore finì. Provai ad aprire gli occhi per un secondo, e vidi l'armadio all'inizio colmo di cenere, verso la fine pieno di diari. Quelli troppo vecchi si erano disintegrati, come se tutta la loro vecchiaia fosse venuta fuori di colpo. Ne spiccava uno indubbiamente nuovo, ma ero troppo stanca, e chiusi gli occhi addormentandomi.

Quando mi svegliai era l'alba. Mi stiracchiai e andai verso l'armadio. Presi il diario che prima aveva colpito la mia attenzione<<Ale,1999>> lo aprii. Era l'alba, era il tramonto. Era l'inizio di una nuova era, la mia. Era la fine di una maledizione durata centinaia di anni. . . terminata con me. “Qui tutto nacque, e tutto finì”. . .



Ora vado. Non so dove. Non so cosa farò. Porto il peso di una diversità trascinata da troppo tempo. Non sono sicura di essere il diavolo. Ma sono sicura di essere normale. Qualsiasi cosa voi crediate. La diversità sta nella mente di chi guarda, non di chi è guardato.

Il mio diario finisce qui. Magari lo leggerete un giorno. E quando lo farete. . . bhe, sarò dietro di voi.


[immagine di copertina: Charming, crazy eyes have you, are they gray or blue? di kms! da Flickr.]

Laura LaLunga 7 maggio 2010, 07:08
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che dire... BELLISSIMO. Mi ha avvinto come un bel romanzo. Brava Danda, sul serio.
diego finelli 7 maggio 2010, 10:28
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Urca, quando ho finito di leggere per prima cosa mi sono guardato alle spalle... Davvero bello. Bello: il soggetto, la scrittura, la capacità di creare suspence. Potresti provare a espanderlo, a farlo diventare un romanzo. Spero di leggere altre tue cose. Complimenti.
Jacopo Finelli 8 maggio 2010, 12:10
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davvero bello... complimenti anche per il linguaggio ricercato ed azzeccato

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