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vietato ai pornofili, ai satanici, e a chi vuol sapere...
italo losero










Il dibattito sul fascismo mi ha solleticato la ricerca in rete di soluzioni di continuità nei modi politici italiani e uno di questi mi ha incuriosito molto: riguarda la censura governativa dei film.

 

Che ne direste se sapeste che oggi, nella nostra moderna italica democrazia, con rai sky e digitale terrestre, abbonamenti e offerte premium, c'è un film che voi NON POTETE VEDERE perché ne è vietata dal governo la proiezione nelle sale italiane?

Potreste incuriosirvi...

 

Il film è degli anni 80; gli interpreti sono di primo piano: Anthony Quinn, Oliver Reed, Irene Papas, Gastone Moschin e persino Raf Vallone, che voi non potete vedere. Perché siete italiani.

Ancora, potrebbe salirvi in cuore la voglia di sapere di cosa parla un film tanto contestato....

 

Potreste pensare ad un incontrollabile  film pornografico che solletica inconfessabili pruriti sadomaso-filici, o con immagini subliminali che vi inducono a solleticare i piedi della cassiera del supermarket o a prendere a calci le orecchie del barboncino del vicino, o ancora un film satanico di inusitata irresistibile bellezza.... No, niente di tutto questo.

Potreste certo chiedervi di cosa parla questo strano film, vietato in Italia: all'estero, invece, potete vederlo.

Non sto scherzando: è una storia vera, in fondo riporto i link perché possiate controllare.

Potremmo proporre alla SMS un viaggio organizzato in Vaticano per una proiezione.

 

Eppure quel film esiste: esiste e continua, oggi,  ad essere vietato. Potreste mettere nei guai il Direttore della Biblioteca se gli chiedeste di acquisirlo per poterlo distribuire nel paese.

 

Addirittura alcune persone, dei ribelli, ne hanno organizzato (Trento, 1987,  montando due videoregistratori  in cima a due automobili perché è stato vietato l'uso della sala) proiezioni clandestine! ... ed è intervenuta la DIGOS per interrompere il filmato e sequestrare la pellicola, producendosi in un'azione tanto spettacolare quanto assurda. Seguono denuncia e processo con rito direttissimo; Renato Paris, Marta Anderle, Francesco Esposito e Paolo Terzan, vennero accusati   di rappresentazioni   teatrali   e   cinematografiche   abusive.

Ma possibile che l'italico governo tanto si spenda per censurare quest'opera dell'ultima musa? Di che parlerà? Sarà qualcosa di così rivoluzionario come Brian di Nazareth, il film più scioccante che io abbia mai visto?

 

Pensate che addirittura mentre si stava girando il film il regista fu messo in guardia dalle autorità italiane su possibili atti di violenza nei suoi confronti e della troupe...

(non vi monta una curiosità terribile per sapere di che parla ‘sto film? Non vi prudono le ginocchia?)

 

Nel 1981, al di fuori dell'Italia, nella sala del cinema Uaddan, in cui veniva proiettato il film, “la programmazione   venne   sospesa   e   non   più   ripresa,   senza   alcun   visibile   segno   di resistenza o perplessità da parte ufficiale”. Pazzesco: un film veramente pericoloso: e in questa caso siamo all'estero!!.

 

Un po' di storia: il film è  stato vietato dopo un dibattito parlamentare che ne ha negato il visto per la censura. Chi lo vieta è il Ministero dei Beni Culturali di fine millennio, non il MinCulPop.

Se un tale film è arrivato ad essere oggetto di dibattito in parlamento non deve essere un film qualsiasi... volete dei nomi? Giulio Andreotti e Raffaele Costa: loro sono i promotori della censura. Su richiesta di Olindo Del Donno, deputato missino, che chiedeva quale atteggiamento il governo avrebbe avuto nei confronti della distribuzione commerciale di quel film.

 

Avete letto bene, avete capito bene.

Fermate una attimo la lettura, scandite le sillabe, fate sciogliere le parole nel cervello.

Lo ripeto: quale atteggiamento il governo avrebbe avuto nei confronti della distribuzione commerciale di quel film.

Siamo negli anni 80, in Italia, non in una oscura dittatura di qualche sud del mondo: un governo democratico in un paese liberale deve decidere quale atteggiamento avere nei confronti della distribuzione commerciale di un film.

 

Questa è violenza allo stato puro. E' essenza concentrata di violenza antidemocratica: un governo che ‘prende atteggiamenti' nei confronti della distribuzione di un'opera d'arte.

Se n'era già sentito parlare, l'opera si chiamava Nuncius Sidereus, ricordate? L'autore era un certo Galileo Galilei, ricordate? Il censore era... ricordate?

 

(A questo punto eliminate, o meglio bruciate,  qualsiasi pensiero che vi gira in testa sul collegamento tra il Direttore della Biblioteca Comunale e Giordano Bruno)

 

 

Pensate ancora che Raffaele Costa, il censore, dice “non ho  mai  avuto occasione di visionare e tanto meno di giudicare la pellicola”... il mistero s'infittisce ancora di più: peggio dell'ultimo romanzo di Dan Brown.

 

Nell'87 Democrazia Proletaria ne chiede la proiezione in parlamento; da allora ne viene ‘tollerata' la presenza.

Durante il Mifed   (Cinema and TelevisionInternational Multimedia Market e cioè la “vetrina” commerciale per prodotti audiovisivi più importante in Italia) si scomodò   lo   stesso   presidente   dell'Ente   Fiera,   per   sbattere   fuori   il   film   dalla manifestazione.

 

Ma procediamo.

 Ancora nel 2003 , anno terzo del governo Berlusconi secondo, il ministro Giuliano Urbani davanti all'ennesima interrogazione parlamentare che chiede la revoca della censura e la messa in onda sulla Rai, non concede il nullaosta.

 

Se ancora vi state chiedendo di cosa parla: parla di storia. “Chi giudica questo film col criterio dell`attendibilità storica non può non ammirare l`ampiezza della ricerca che ha sovrinteso alla ricostruzione".  Sono Parole di Eric Salerno (vedi note): quindi il film parla di storia ed in modo giudicato attendibile....

Potreste chiedervi ora perché è vietato: il motivo è perché “è lesivo della dignità nazionale”. (Come se dopo le scene di Berlusconi all'estero ne avessimo ancora una, nda).

 

Perché un film che parla in modo attendibile di storia può essere lesivo della dignità nazionale?



Ora si può dire qual è il film: il titolo è "Il leone del deserto".

 

Girato  nel 1980 dal regista Mustafa Akkad il film riguarda gli atroci misfatti della dominazione italiana in Libia, parla della resistenza opposta dalla popolazione libica al brutale regime di occupazione fascista. Le vicende narrate:

Di fronte alla resistenza guidata dall'anziano Omar Muhktar, nel 1929 Mussolini invia in Libia il generale Rodolfo Graziani. Questi si rende subito conto che è impossibile debellare la rivolta finché questa è sostenuta dalla popolazione. Procede quindi a una spietata repressione, distruggendo le coltivazioni, avvelenando i pozzi, sottoponendo a decimazione interi villaggi, fino ad attuare la deportazione dell'intera popolazione del Gebel, circa 100.000 persone, un ottavo dell'intera popolazione libica, in campi di concentramento nel deserto della Sirtica (dove ne perirà circa il 40%). Di fronte al proseguire della resistenza, per isolarla ulteriormente, fa erigere un "secondo vallo di Adriano" lungo il confine egiziano, una barriera di filo spinato sorvegliata da autocarri e aviazione, che si estende per 270 chilometri dalla costa sino all'oasi di Giarabub. Catturato infine Omar Mukhtar, dopo un processo sommario il 15 settembre del 1931 lo fa impiccare di fronte a 20.000 persone fatte arrivare dai campi di concentramento.” (cinemah.com)

 

Perché non possiamo vederlo?

Chi è che ha il “vizietto” del falso storico?

Anche se qualcuno vuole sostenere che la ricostruzione non sia esatta, perchè mi si vieta di vederlo?

 

Torno alla domanda di qualche tempo fa: chi sono i vinti?



(Eric Salerno, Genocidio in Libia, Roma, 2005, p. 15).

 

Riferimenti presi da www.cinemah.com:

 

Enzo Magri, Il garibaldi della Libia, "Oggi", 10.8.1979

Aldo G. Ricci, Rolando Giglio, Sconfitto, ma nella leggenda, "Il messaggero", 6.2.1981

Raffaello Molinari, L'enfasi della storia nell'epopea degli sconfitti, "Cinema nuovo", febbraio 1982

Amato Barbagianni, Omar Muhtrar. Il leone del deserto. Trama e testo del film, Napoleone editore, 1985

Angelo Del Boca, Chi ha paura di Omar?, "Il messaggero", 14.3.1983

Roberto Silvestri, "Il leone del deserto" come "La battaglia di Algeri", "Quaderni internazionali", n. 1 1987, pp. 113-18

Enrico Magrelli, C'è uno scheletro nel deserto, "Panorama", 18.9.1988

Tatti Sanguinetti, Faccette nere, "Europeo", 23.9.1988

Paolo D'Agostini, Noi colonialisti diventati censori, "Repubblica", 2011.1988

s.a., Omar Muhtar. Lion of the Desert, Catalogo Rimini Cinema, 1988

Giorgio Rochat, Il film e il leone, "Il manifesto", 5.10.1988

Farid Adly, Mukhtar e la resistenza libica, "Il manifesto", 16.9.2000

Roberto Silvestri, Il tesoro della memoria, "Il manifesto", 11.5.2001






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