estate se ne va

L'estate se ne va.
Anche se non è ancora così freddo, anche se possiamo ignorare il calendario, suvvia dobbiamo dircelo: l'estate se ne va, anzi, se n'è andata.
Il percorso che va dalla primavera verso il freddo passando per l'estate, è quello che mediamente più ci piace: è la bella stagione.
Viceversa, la salita dall'autunno alla primavera la viviamo come dura e pesante, un po' come una cosa da sopportare; tant'è che molti vanno a svernare al caldo.

Così i curiosi restano un po' affascinati dal ribaltamento che le culture antiche hanno suggerito; chiamando il sentiero degli dei quello duro e pesante dell'inverno e sentiero degli uomini l'altro, caldo, più facile; chiamando porta degli dei il Giovanni Evangelista (festa in dicembre) che porta al sentiero omonimo, e porta degli uomini quella del Giovanni Battista, in giugno, che porta ad imboccare il sentiero degli uomini.

Come se a farci diventare migliori, dei, fossero le avversità dei periodi difficili;  diventare migliori per goderne le gioie terrene, umane, nel giusto tempo estivo (in un doppio ribaltamento: non nell'aldilà, ma qui e adesso si vivono i premi del paradiso che le sofferenze ci hanno meritato).
In un circolo continuo che potremmo cantare come di discese ardite e di risalite e che, ad ogni giro, ci lasciano diversi; un po' come la nigredo alchemica.

Poi, a giocare ancora un po' con le parole, non è difficile assonare Giovanni a ianua, porta, e vedere i due giovanni come le due porte; viaggiare con la mente davanti alla cattedrale di Torino (san Giovanni) e guardare la pietra angolare (come ogni chiesa in basso a destra) e vedere che proprio lì sopra, nei marmi, c'è il Giano bifronte ('Crono', il tempo), la doppia porta, i due Giovanni; alzare ancora un po' gli occhi e vedere che accanto allo stesso spigolo c'è la meridiana astrologica con una bella freccia d'oro che indica la direzione del sentiero degli dei; ancora, entrare all'interno, voltarsi verso il retro della facciata e rimanere almeno colpiti guardando il viso di San Giovanni [evangelista] dell'unica 'fotocopia' dell'ultima cena che abbiamo a disposizione, 900 chili di quadro a ridosso della facciata frontale, e osservandone il viso, assorbendone i lineamenti, beandosi della curva degli occhi,  farsi domande ancora sulle porte, sugli estremi, sui contrari, sul diverso-da-sè.

Farsi domande: anche se non si trovano facilmente risposte; ma, crogiolandosi in questi marmi muti e densi, in queste Porte, in questi  Giovanni, in questa meridiana stratosferica, in questo Giano, è più facile passando gli anni cantare con De Gregori:

 e ad ogni compleanno,
guardare il cielo ed essere d'accordo
,
e non avere più paura, la paura soltanto un ricordo.

[Francesco De Gregori, Gesù Bambino, Viva L'italia, 1979]
(30/10/2013)

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