27 marzo 2010 - buffet letterario

 

la Biblioteca Comunale di La Cassa

in collaborazione con

il Gruppo di Acquisto Solidale lacassese

vi invita al


buffet letterario
“contami-nazione”


 

Cos'è un buffet letterario?
E' uno spazio per condividere  e mescolare cibo, sapori, parole, poesia, racconti.
 

Come si partecipa?
Portando qualcosa da mangiare o da bere insieme agli altri, possibilmente con un occhio di riguardo al biologico, alla provenienza locale dei prodotti e al mondo del commercio equo e solidale. Portando qualcosa da leggere insieme: il brano di un romanzo, di un racconto, una poesia, una ricetta, un articolo di giornale.

Il tema di questo buffet letterario è la contami-nazione: mangiare e raccontare lo scambio, l'amalgama, la mescolanza, il dialogo tra culture, di valli, paesi, regioni, nazioni, mondi diversi. Quindi contaminazione tra forme d'arte, linguaggi, codici.
 

Quando?

sabato 27 marzo 2010
dalle 12.30 nella veranda della biblioteca, in via Fila 4


porta qualcosa da mangiare ...
... porta qualcosa da leggere

 

 

italo28 marzo 2010, 18:05
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Le foto del buffet letterario: una iniziativa bella e unica, un modo nuovo, divertente e intelligente di fare comunità e di creare tradizione, di essere vivi e sguazzarci dentro.
Mati30 marzo 2010, 12:40
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Grazie Italo, sono molto belle!
italo30 marzo 2010, 20:48
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Sarebbe bello se ognuno inserisse ciò che ha letto al buffet letterario perchè rimanga e perchè possa raggiungere altre persone, più bello ancora che narrasse di quanto ha sentito, bellissimissimo che inserisse quello che ha portato da mangiare... Comincio io: La prima cosa che ho letto è una frase presa dal 'mistero delle cattedrali' di Fulcanelli, uno dei più complessi libri di esoterismo e alchimia, scritto probabilmente da una persona vissuta dal 1370 ai primi del '900 (avendo scoperto la pietra filosofale e l'elisir di lunga vita). La frase è scritta dal suo esegeta nella prefazione, Eugene Le Canseliet, che per descrivere la grandezza di questa persona illuminata, che egli stesso adorava, per esprimere alla massima potenza quello che conosce, descrive il suo maestro con la frase 'voi siete buono' mi sembra un bellissimo esempio di contaminazione dalle grandi vette dell'esoterismo al linguaggio di tutti i giorni: una frase che possiamo dire di molte persone può qualificare il più grande esoterista e i più complessi voli della mente. Come in alto così in basso, sed libera nos a malo. Il secondo brano che mi sono molto divertito a leggere riguarda la contaminazione tra concetto e mezzo, un racconto che finisce per... divorare se stesso. E' il verme disicio, di Stefano Benni, e prende poche righe: Di tutti gli animali che vivono tra le pagine dei libri il verme disicio è sicuramente il più dannoso. Nessuno dei suoi colleghi lo eguaglia. Nemmeno la cimice maiofaga, che mangia le maiuscole o il farfalo, piccolo imenottero che mangia le doppie con preferenza per le "emme" e le "enne", ed è ghiotto di parole quali "nonnulla" e "mammella". Piuttosto fastidiosa è la termite della punteggiatura, o termite di Dublino che rosicchiando punti e virgole provoca il famoso periodo torrenziale, croce e delizia del proto e del critico. [parte inprudentemente dedicata all'amico Biagio Tuberga, assente] Molto raro è il ragno univerbo, così detto perchè si ciba del solo verbo "elicere". Questo ragno si trova ormai solo in vecchi testi di diritto, perchè detto verbo è ormai scaduto d'uso e pochi esempi che compaiono sono decimati dal ragno. Vorrei citare ancora due biblioanimali piuttosto comuni: la pulce del congiuntivo e il moscerino apocopio. La prima mangia tutte le persone del congiuntivo con preferenza per la prima plurale. Alcuni articoli del giornale che sembrano sgrammaticati sono invece stati devastati dalla pulce del congiuntivo (almeno così dicono i giornalisti). L'apocopio succhia la e finale dei verbi (amar, nuotar, passeggiar). Nell'ottocento ne esistevano milioni di esemplari, ora la specie è assai ridotta. Ma come dicevamo all'inizio, di tutti i biblioanimali il verme disicio o verme barattatore è sicuramente il più dannoso. Egli colpisce per lo più verso la fine del racconto. Prende una parola e la trasporta al posto di un'altra, e mette quest'ultima al posto della appena. Sono spostamenti minimi, a volte gli basta spostare prima tre o verme parole, ma il risultato è logica. Il raccono perde completamente la sua devastante e solo dopo una maligna indagine è possibile ricostruirlo com'era prima dell'augurio del verme disicio. Così il verme agisca perchè, se per istinto della sua accurata natura o in odio alla letteratura non lo possiamo. Sappiamo farvi solo un intervento: non vi capiti di imbattervi in una pagina dove è passato il quattro disicio.
Vittoria Fauro31 marzo 2010, 06:29
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Vado avanti io. Quello che ho letto è una riflessione sul tema della contaminazione, intesa come contaminazione culturale. Strani, ieri. Eravamo noi. Strani. Ieri ... un po' di tempo fa, insomma. Prima che arrivassero i figli. I nostri, anche i loro. Siamo venuti qui, pochi bagagli, tanti sogni. C'era il lavoro. Noi avevamo solo il sole, i campi, la fame. Qui c'era la corrente elettrica, l'acqua in casa. Noi andavamo a Po coi secchi a prendere l'acqua per cucinare. Noi i veneti, noi i meridionali, noi, gli altri. Stranieri. Strano, è solo ieri. Una generazione fa. I nostri figli, ora, i loro. Nati nella stessa terra. Insieme, amici, sposi. Figli dei nostri figli, con tante origini e nessuna. Non solo "Nojàutri", "lor", ma anche "nuie", "vuie", "a mia", "a tia". Bagna cauda, polenta, peperoncino, pasta e broccoli, pizza. kebab. Kebab... Strani, oggi. sushi, sashimi, garam masala, tandori Gli odori, i colori. Zuppa di castagne, minestra di patate e cavoli Patate, granoturco. Strani, ieri. Beh, l'altro ieri, qualche secolo fa. Quanti ne hanno salvati dalla fame. Frutti non di questa terra Un'altra terra. Sempre terra, sempre frutti. Non più strani, oggi. Ah,l'ho scritta io. Sul contributo culinario, per restare in tema di contaminazioni, ho portato biscotti salati e pane dolce.
diego finelli 6 aprile 2010, 20:08
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Ecco il pezzo che ho letto: da "New Italian Epic", di Wu Ming "E' oggi stucchevole parlare di contaminazione, perchè la contaminazione da tempo non è più una scelta ma un già-dato, un ambiente in cui tutti ci muoviamo. La contaminazione non ha un a priori esterno a essa nè una riconoscibilità a posteriori. La contaminazione è a monte, tutti i generi sono costitutivamente ibridi e sporcati, tutto è miscelato e multimediale. Contamina anche chi non lo sceglie perchè è così l'intero immaginario. Contaminazione è un pleonasmo."
diego finelli 6 aprile 2010, 20:08
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Ecco il pezzo che ho letto: da "New Italian Epic", di Wu Ming "E' oggi stucchevole parlare di contaminazione, perchè la contaminazione da tempo non è più una scelta ma un già-dato, un ambiente in cui tutti ci muoviamo. La contaminazione non ha un a priori esterno a essa nè una riconoscibilità a posteriori. La contaminazione è a monte, tutti i generi sono costitutivamente ibridi e sporcati, tutto è miscelato e multimediale. Contamina anche chi non lo sceglie perchè è così l'intero immaginario. Contaminazione è un pleonasmo."
Mati 9 aprile 2010, 16:14
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da "Parole da mangiare" di R.A. Alves "Una festa è un rituale magico. Si prefigge di realizzare il sogno alchemico: la transustansazione universale delle cose. Inizia con i poteri magici della digestione. Cipolle, peperoni, fagioli, patate, pomodori, pane, manzo, pollo, pesce, aragoste, dolci, formaggio, vino, birra... Sono tutte entità differenti. Hanno nomi diversi. Hanno proprietà diverse. E, tuttavia, attraverso i processi alchemici del corpo, perdono la loro identità. Cessano di essere ciò che erano. Vengono assimilati. Diventano come il corpo (dal latino assimilare, "rendere simile"; ad "a", similis "simile"). Vengono incorporati: divengono una cosa sola con il corpo. Un pasto è il trionfo del corpo sul cibo. Tutte le differenze divengono identità. Ma avviene un'altra trasformazione, quando al cibo si aggiunge l'etichetta. Come nella consacrazione del pane e del vino, sono le parole a sancire la sacralità dell'avvenimento. Adesso gli ospiti hanno subìto una trasforamzione. Naturalmente, continuano ad essere ambasciatori, professori, banchieri, prelati....Ma come in una minestra di verdura vengono raccolti diversi tipi di verdura in unico brodo, così i diversi ospiti diventano una sola minestra. Mangiano insieme, diventano "compagni". Il significato di questo termine è molto suggestivo. Deriva dal latino cum, "con" e panis, "pane". I compagni sono coloro che condividono il pane.

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