come un'ape di fiore in fiore

Cara zia Amelia, è da un po' che penso di scriverti. Solo che non sono mai stata brava a scrivere e poi non mi piace tanto che tutti sappiano le mie cose. Per cui ti pregherei se possibile di rispondermi in privato.
Premesso questo ti espongo il mio problema. Che poi non è veramente un problema, però mi piacerebbe sapere cosa ne pensi tu, che sicuramente hai più esperienza di me.
Il fatto è che a me piacciono gli uomini. Niente di strano, dirai, è normale. Si, però a me piace conoscerne sempre di nuovi, mi piace corteggiarli fino a che cedono alle mie insistenti lusinghe e mi si danno anima e corpo. Quando ho ottenuto il mio scopo ecco che perdono di interesse, non ho nessuna voglia di rivederli, vorrei che uscissero dalla mia vita rapidamente, così come sono venuti. Solo che a volte diventano insistenti, mi perseguitano di telefonate, mi cercano, si credono che tra noi esista chissà che cosa solo perché abbiamo passato una notte insieme. Ma diamine, più li respingo e più questi si fanno insistenti, non fanno che ripetermi che mi amano follemente, che non possono vivere senza di me. Ma ti pare logico ? Come possono pensare che qualche ora passata insieme possa stravolgere la loro vita e la mia in quel modo ?
Insomma, a me sembra di essere sempre piuttosto chiara, invece ho l'impressione che tendano a fraintendere.
Mi saresti veramente di grande aiuto se tu potessi darmi un consiglio su come evitare che mi restino così appiccicati addosso.
In fede
M.S.

 

Cara M.S., per prima cosa mi spiace disattendere le tue richieste ma, benedetta ragazza, come pensi

possa risponderti se tutto quello che mi dici di te sono queste iniziali ? Che staranno a significare poi ? Nome e cognome ? Uno pseudonimo ? Una marca di sigarette ?

Poi, per darti un consiglio davvero utile, forse avresti dovuto darmi qualche informazione in più di te, per esempio un'idea almeno indicativa su quanti anni hai.

 

In ogni caso cercherò, per quanto possibile, di darti un mio parere al riguardo.

Eviterò a piè pari ogni raccomandazione sulle precauzioni di ogni sorta, mi dai l'idea di essere abbastanza assennata da non richiedere consigli sul controllo delle nascite o sulla difesa della tua salute.

Eviterò inoltre ogni riferimento ad un moralismo bigotto che tenderebbe a condannare senza appello il tuo comportamento per poi, magari, esaltarlo qualora tu fossi di genere diverso perché, si sa, da che mondo è mondo, il maschio è cacciatore e la donna preda.

Vorrei soffermarmi invece sulla questione in sé, ovvero su questo che tu definisci, anzi, non definisci, problema.

Io capisco il tuo desiderio di conoscere, di affrontare nuove situazioni, è bello, stimolante però...

Mi dai l'impressione di un mangiatore compulsivo in una pasticceria, o un affamato davanti al carrello degli antipasti che si abbuffa, abbuffa e alla fine non riesce a gustare nulla.

Mi sembra che delle relazioni umane riesci a cogliere una piccola sfuggevole parte e questo tuo modo di agire ti porti a non creare la possibilità di approfondire la conoscenza.

Abbuffandoti di antipasti non ti metti nella condizione di goderti la cena da cima a fondo, assaporando sulla lingua il gusto, la consistenza, rimestando a lungo ogni singolo boccone.

E dopo qualche assaggino, giusto per stimolare l'appetito, passare ad affrontare qualcosa di più impegnativo, un bel primo importante, corposo, soddisfacente. Annaffialo appena del vino giusto e poi, dopo una doverosa pausa per rimettere in ordine i sensi e prepararli recettivi al prossimo passo, forse il pezzo forte del pasto. Qui devi lasciare al misto di profumi e all'aspetto invitante il tempo di raggiungere ogni cellula del cervello perché si faccia spazio al desiderio profondo di gustare quella prelibatezza. Prenditi tutto il tempo che serve per masticare ogni boccone e lascia la mente libera di seguire ogni pensiero che il palato ti possa evocare. E quando avrai svuotato alla fine il piatto, indugiando appena sugli ultimi pezzi, riducendo via via la dimensione dei bocconi per rimandare il più possibile il momento in cui ti renderai conto che non c'è più nulla di commestibile nel piatto, ti appoggerai allo schienale della sedia e con un lungo sospiro, gli occhi semichiusi, penserai che si, sei veramente soddisfatta. E mentre il tuo sguardo indugerà intorno per aggiungere qualche altra sensazione visiva al momento, ti passerà accanto un cameriere con in mano la più bella e invitante porzione di dolce che la tua mente possa ricordare e allora, in quel momento, capirai che è proprio quello che veramente, ma proprio veramente, ti ci vuole per concludere la cena.

 

Ma mi accorgo che forse sto divagando e tu, habitué di happy hour e apericena, non desideri affinare il tuo palato, quanto tenere il resto della serata libera per la prossima occasione.

In questo caso non mi resta che qualche pratico consiglio per evitare gli spiacevoli strascichi che lamenti.

Menti, menti spudoratamente, senza riserve. Inventati un nome diverso, anche nella stessa sera e con la stessa persona, sulle prime potrebbe non cogliere che ti sei presentata come, poniamo, Cristina, o dopo un po' ti fai riconoscere come, riponiamo, Carla. Penserà ad una distrazione sua.

Non fornire alcun elemento di riconoscimento, non dire che mestiere fai nella vita o se studi cosa studi, non dire dove; anche qui inventa alla grande anche cose poco credibili. Nessuno ci farà caso, stanne certa. Poi, soprattutto, non dare mai il tuo numero di telefono, piuttosto fatti lasciare i loro, assicurando che chiamerai. Se proprio insistono danne uno inesistente, mi raccomando, accertati che non corrisponda a nessun numero reale, altrimenti potresti creare dei grandi pasticci.

Fatto questo sarai perfettamente sicura di essere irrintracciabile ed ogni tuo problema sarà risolto.

 

Ma se, e dico se, a questo punto dovessi accorgerti che ti manca qualcosa, che in fondo aspettare che ti cerchino per poi negarti è una gratificazione del tuo ego a cui non riesci a rinunciare allora, in questo caso, forse occorre cambiare strategia, non credi ?

 

Tua aff.ma Zia Amelia

 

 

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