Chiamata
Chiamata
di Diego Finelli
Proteggo la mia fede come un fiammifero. La tengo tra due dita nella mano destra e con la sinistra la riparo. La fiamma quasi non si vede. Un punto blu che scalda appena il palmo. Chi passa non vede cosa tengo in mano, nota solo il mio atteggiamento. O non nota proprio niente. Qualche volta ho pudore e abbasso le mani: il fiammifero si spegne e ne accenderò un altro solo più tardi, nel silenzio della camera. Quando lo faccio rimango ad annusare la puzza di zolfo. Guardo sempre la fiamma che si consuma prima di dormire e poso ciò che ne rimane sul comodino.
Una mattina di vento camminavo all'indietro per proteggere il mio fuoco. Avevo con me un'intera scatola appena consegnatami. Guardavo l'azzurro scendere nelle dita nere e provavo il sottile piacere della fede che si consuma sul pollice.
Carbonizzate! Ha le dita carbonizzate, hai visto?
Lo aveva detto la più alta delle due, ingolfata nella pelliccia di marmotta, nonostante il sole di San Martino splendesse sul marciapiede del viale. Io per quello ero uscito in camicia , anche se avevo freddo. Come posso mancare di rispetto a San Martino?
Avevo provato a mostrarle la mia fede, ma lei era scappata impaurita. Morirà bruciata.
Cominciai a usare i fiammiferi diciotto anni fa, forse venti, non so. Dopo qualche tempo iniziai a fumare, ma era solo una scusa per accendere. Ora fumo tre pacchetti al giorno.
Ogni tanto provo a spiegare a qualcuno questo gesto così naturale; in pochi vogliono ascoltare, però.
Antonio, l'obiettore, dice di usare le candele, Almeno non ti bruci, dice.
Idiota. Ho solo pietà di lui. Per questo non lo ammazzo, anche se gli farei un favore. E poi probabilmente non ho mai ucciso nessuno.
Il dramma è sopraggiunto una settimana fa: la notte. Da una settimana non lasciano più tenere i fiammiferi di notte, E' pericoloso, hanno detto.
Facevano prima a dire: Al tramonto del sole smettete di respirare.
Così li tengo nascosti nel sedere, avvolti nella stagnola. Sono pochi, ogni volta, solo tre, ma di più non riesco. Mi regolo coi rintocchi del campanile: il primo lo consumo alle undici, per poter dormire. Mi sveglio alle tre e consumo il secondo, per poi vegliare fino alle sei e salutare il sole con il terzo. E' dura perché in questo modo perdo molte ore di sonno, che recupero un po' dopo pranzo. Se è vero che il corpo si logora, il mio spirito ne trae giovamento, è questo che conta.
Chiedo al Signore di lasciarmi finire così. di perdonare la mia vigliaccheria e di accontentarsi di ricevere, da me, questo piccolo tributo.
Non riesco a fare di meglio e piango se penso alla chiamata. Mi ha chiamato, proprio Lui, diciotto anni fa, forse venti, non so, e io ho risposto, solo, così.
Dovevo bruciare tutto. Non ne ho avuto la forza, così ho dato fuoco solo alla casa e a tutto quello che ci stava dentro, me compreso.
Il Signore mi ha salvato e ho deciso di dividere quel fuoco lungo tutta la mia esistenza.
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