Stimolato dalla
lettura del post di Vittoria ho pensato di fare due passi verso la Madonna della Neve, quella piccola cappelletta/pilone che si vede fin da lontando avvicinandosi ai nostri monti. La stagione, per i miei gusti, è tra le migliori; l'inverno inoltrato presenta la vegetazione al suo minimo e si prepara per l'esplosione primaverile. Agli occhi appare un territorio pulito, brullo, che ha resistito a molteplici tentativi di rimboschimento.
Tra un passo e l'altro ho cercato di tratteggiare le connessioni tra il territorio e la gente che lo abita associando al brullo territorio resistente al rimboschimento il carattere a volte brullo, resistente ai cambiamenti, degli 'indigeni' della val Ceronda: pur comunque schietto, dai contrasti netti e forti.
A questo punto ho guardato l'ambiente con occhio diverso, cercandone il 'carattere', trattandolo come se fosse un metaforico filtro tra l'obbiettivo e le popolazioni locali. Ne è scaturito questo set di foto che non pretendono di tratteggiare caratteri ma che lasciano qualche interrogativo aperto tra neri scheletri d'alberi e grandi cieli blu.