Quando passo per corso Regina, a Torino, vedo i cani a passeggio lungo i binari del tram; giusto due passi in attesa dei bisogni e poi... si torna a casa. Mi dispiace per questi animali, costretti in un appartamento con l'unico sogno di una passeggiata tra le auto; e penso a quanto sono fortunato ad avere, dietro casa, un cancelletto che mi permette di entrare nella zona preparco della Mandria e passeggiare con il mio cane per il 'Basso', la zona che mi è cara e che mi permette rilassanti passeggiate.
Ed è cercando di convincere la mia cagnetta della fortuna che le è capitata che oggi mi sono avventurato per il Basso con una precisa meta: le terrazze dell'area umida, dove godere un po' dell'ombra dei boschi in questo scampolo d'estate, nonostante una fastidiosa tosse che mi perseguita contro la quale quella 'strega' di mia moglie mi ha propinato l'estratto di gemme del'alnus glutinosa, ossia dell'ontano.
L'area umida è una zona molto bella, che ho
già descritto
altrove; in un bosco si elevano terrazze in legno che permettono di osservare la natura da un piano inusuale. I prati che precedono questa zona erano chiamati
'i vernei', a testimonianza che un tempo tutti i prati erano bosco: '
verna' è il nome che veniva dato agli ontani; la meta non potrebbe essere migliore per curare l'animo, e la tosse.
E' una zona di una magia liquida, la vedo come l'ideale termine di una
ipotizzabile via pedonale e/o ciclabile che dal Trucco porta al paese, si congiunge con quella che arriva da Costabella, passa per lo sportin e il Colverso per giungere al circolo mistico degli ontani, piante abbastanza misteriose. Fioriscono, con i loro amenti, già a novembre, quando tutto il resto sembra morto; le foglie non ingialliscono, cadono verdi, e le radici fissano l'azoto dell'aria quindi possono starsene tranquillamente a mollo tenendo salde le rive dei fiumi.
D'estate la chioma piramidale dà una buona ombra; le terrazze dell'area umida sono l'ideale per la sosta dopo il cammino; permettono l'accesso a passeggini e cicli, i cartelli didattici spiegano l'ambiente intorno.
Percorro la risistemata
strada che porta al Basso dal Colverso e mi dirigo verso l'area umida ma... non c'è più la strada d'accesso. Non esiste più: sono tutti campi coltivati a granturco, inaccessibili. Non mi perdo d'animo: attraverso il ceronda, supero il guado a valle dell'area umida, risalgo verso le terrazze ma... niente da fare: l'accesso è quasi impossibile.
Eppure qui esisteva,
come già avevo scritto, una strada per accedere al'area umida: una strada larga come una carreggiabile, comoda, che fine avrà fatto? Ancora una volta qualcosa di pubblico viene rubato: mi viene rubato, ci viene rubato.
Uffa.
Non mi dò per vinto: seguendo, al bordo del campo, le tracce che hanno lasciato gli animali si riesce ad individuare qualche specie di sentiero, qualche varco; finchè si arriva alle terrazze ma... che delusione, è molto difficile arrivarci, la passeggiata non è per nulla riposante.
L'incuria lascia i suoi segni; qualche asse è rovinato, salgo su una terrazza e vedo che un albero le si è schiantato contro, rompendola in parte.
Altro che rilassamento, sono proprio arrabbiato.
Un posto così bello viene lasciato alla totale incuria. Mi sembra un delitto che non venga adeguatamente segnalato (molti lacassesi non sanno neanche che esista, qualcuno ne conosce l'esistenza ma ne ignora la posizione), mi sembra ancor peggio il fatto che venga lasciato in questo stato di abbandono: qui sono stati spesi soldi pubblici (soldi nostri, tramite la comunità montana) e si sta lasciando andare tutto in malora.
Se nessuno interviene presto l'unico accorgimento sarà ricoprire di nastro bianco e rosso gli accessi e vietarne il passaggio per manifesta pericolosità; il tempo farà il resto, sarà compiuto lo scempio e avremo buttato soldi e perso uno dei più bei posti del nostro paese.
Chi può fare qualcosa per porre rimedio? Il comune? La comunità montana? l'ATA può rendersi interprete del problema?
Non so chi possa intervenire, ma so per certo che se molti lacassesi se ne interesseranno qualcuno darà loro ascolto cercando di intervenire in qualche modo.
Me ne torno a casa ripensando ai cani di corso Regina, pensando che anche lì, un tempo, c'era la pianura padana, cioè foresta; probabilmente di querce, e di ontani vicino ai corsi d'acqua.
Magari qualche donna ne raccoglieva le gemme per farne infusi contro la tosse; magari la chiamavano strega.
Il cerchio si chiude...