< 1 2 3 4 >

Giusto per giocare con le idee basta proseguire il digestivo passeggio da Piazza Castello fino alla piazza del Duomo, passando sotto l'arco di Palazzo reale o tra i meandri della caffetteria, per ritrovarsi davanti al Duomo... di san Giovanni, appunto: ancora pavimentazioni squadrate come le cornicetet delle elementari che accolgono l'edificio di culto principale di Torino, davanti a quel 'palazzaccio' al posto del quale doveva esserci la fontana angelica con la sua porta dell'infinito ora in piazza Solferino, e ci si abbandona a pensare quale respiro poteva avere siffatta piazza, con la successione cappella del Guarini - Sindone - Duomo - Piazza - Porta dell'Infinito - su verso i monti ... una fuga verso l'alto di proporzioni inimmaginabili.
Passeggiare in fronte al Duomo è esperienza notevole; appena ci si ricorda che è la ricostruzione di tre chiese antecedenti che volle il cardinale Domenico della Rovere che, sembra ben poco modestamente e con carattere poco torinese, si firma per ogni dove sulla facciata (DO RVVERE CAR S CLE), facciata che volle fosse affidata al gruppo di scultori fiorentini di Meo del Caprina, autori delle forme e scalpellini della facciata.
Come ogni luogo di culto la chiesa va guardata dall'esterno all'interno, la si percorre da destra (passando per l'altare, la croce) a sinistra, la si guarda da destra (passando per il centro alto, la croce) a sinistra; cioè tutto parte dall'angolo esterno destro e si sviluppa nelle altre direzioni. Lentamente in quest'angolo la mente curiosa nel pomeridiano passeggiare viene folgorata da due considerazioni che annullano i torpori digestivi e ricollegano il luogo al momento: la meridiana astrologica e l'inizio dei cicli delle 'grottesche'.

La meridiana è uno dei pochi esempi di questo tipo e, per giunta, costruita su un edificio ecclesiastico. Un edificio della Chiesa che, storicamente, non è mai stata accogliente verso le idee astrologiche, pur molto più antiche; la meridiana è molto bella anche se degradata, disegnata nei toni dell'oro, e ad ogni mezzogiorno solare si può passare a vedere il segno astrologico corrispondente; al solstizio l'escursione è massima e viene 'segnato' dallo gnomone un gancio che c'è in basso a sinistra, che non so bene a che possa servire. Il collegamento tra il giorno, l'ora, la città e le antiche simbologie si fa sentire, la soltiziale passeggiata sollazza l'animo.
Ma è nell'analisi delle cosidette 'grottesche' che qualcosa in più stupisce. Le grottesche sono quei simboli scopliti disposti a 'candelora', come fossero fiori di una pianta che cresce, così chiamate dai loro rinvenimeti nella
domus aurea.
La prima, in basso a destra, l'inizio del primo ciclo, è un segno di una statua bifronte, presumibilmete un Giano bifronte, il dio degli inizi, e le connessioni si fanno ancora più complicate e affascinanti.

Y-A, in sanscrito è la radice del termine che significa via, porta; da cui
ianua in latino ed il conseguente
iohannes; i solstizi, nel senso religioso primitivo, sono proprio indicati come porte (la porta degli uomini quello estivo, la porta degli dei quello invernale) e l'aver sistemato i due Giovanni cattolici come porte a guardia dei periodi dell'anno ne è segno; il Giano bifronte ne è pure simbolo, con il viso giovane che guarda da una parte e quello anziano che guarda dall'altra, proprio quel Giovanni (evangelista) che nell'Apocalisse... sembra vedere proprio il futuro, proprio quel Giovanni (Battista) che si esprime davanti al Cristo (sole) con 'io devo diminuire perchè lui possa crescere', chiaramente leggibile come movimento solare.
< 1 2 3 4 >