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Urca, c'è da sedersi un attimo all'ombra del Duomo per digerire tutti questi ragionamenti, per assorbire questo giorno di solstizio come illuminante simbolo della trasformazione, del momento culminante che comporta una inversione di tendenza, come simbolo del respiro, della vita, del continuo pulsare nel cambiamento, dell'equilibrio delle diversità, della polarità insita in ogni manifestazione vitale dove le differenze non sono altro che diverse espressioni dello stesso movimento. Ci si diverte allora a provare a mescolare i contrari; così l'alto e il basso si uniscono in quel 'padre nostro' primievo che recitava 'come in alto così in basso' e fa capolino Ermete Trimegisto tra i ricordi, in un luogo indistinto tra Harry potetr e la filosofia ermetica, il bene e il male li si riconosce solo da quando è stato mangiato del frutto della conoscenza del bene e del male (prima erano indistinti? boh) segnando l'inizio del mondo polare, e così si può procedere per poli a montarne e smontarne le differenze in questa magica giornata torinese.
Guardano le 'grottesche', cioè le sculture più esterne al Duomo, è difficile cercare di scorgere il significato della loro sequenza; si intuisce qualcosa qua e là, ci sono alcuni motivi ripetuti (il doppio e il singolo, i pesci, il bucranio, il capro, l'aquila) ma non ho trovato modo di 'unire i puntini' per ricostruire il significato; magari qualche lettore potrà aiutarmi. Probabilmente simboli come il bucranio, cioè il teschio di bue così simile alla forma dell'apparato genitale femminile, portano riferimenti ad una religione matriarcale o della Grande Madre; messi così, davanti ad un Duomo cattolico, sembrano urlare qualcosa ad un mondo che forse, come me, non ha più orecchie per intendere.
Per ripararsi dalla calura si entra nel Duomo e, proprio a ridosso della facciata d'ingresso, c'è una copia dell'"Ultima cena"; un'opera imponente, che ha visto in questa facciata la possibilità di trovare supporto adeguato e che, anch'essa, lascia qualcosa legato al giorno. Il quadro è copia di quello di Leonardo; gli apostoli sono quindi ritratti negli stessi atteggiamenti, narrando la stessa scena evangelica. Però, andateci, fermatevi davanti e guardate Giovanni; qui sotto, è quello a destra.

Sicuramente è ritratto in modo diverso dagli altri: nell'atteggiamento, nelle vesti, nell'espressione, nell'immagine stessa di una femminilità che sembra poco adatta a questa rappresentazione; ed il discorso dei contrari, dei poli, ricomincia a far capolino. "
Il discepolo che Lui amava" dice Giovanni di sè; in realta è la Maddalena moglie di Cristo, dicono tanti altri, alcuni ispirati altri ispiranti danbrowniani romanzi. Troppo facile, questa non è una soap opera; stiamo ragionando di opere di centinaia d'anni, di storie di millenni, delle basi della cultura cattolica; per quanto mi sia piaciuto il romanzo del 'Codice da Vinci' (ebbene sì: vado controcorrente) come 'romanzo' va visto, e basta; non certo come tesi storica. Ha avuto, anzi, il merito di proporre questi temi ad una platea altrementi impermeabile all'argomento.
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