Quello che resta

Vittoria Fauro
Quello che resta non sono le parole
non è l'incenso sparso ai quattro venti

Quello che resta è in certi pensieri
quando io e mia madre potiamo il susino
nel mio pudore di non farne parole
ma poi è lei a dirlo
'ogni ramo che taglio non riesco
a non pensare a Renzo'

Quello che resta è in un cesto di mele
in un foglio sgualcito e sporco
'torta di mele di Carla'
poi ogni volta la faccio diversa
ma sempre c'è dentro quel profumo
e ci sono le mie figlie ad impastarlo

Quello che resta è 'Bella, ciao'

enrico24 aprile 2014, 20:41
Non sono bravo, come invece lo sono tanti utenti e fruitori di questo blog, a scrivere vere e proprie "poesie" come questa tua, Vittoria. Molti amici e parenti mi dicevano quando ero adolescente “… tu sarai il bastone della vecchiaia dei tuoi!” Ed io non capivo cosa volessero dire. Ma poi l'ho capito piuttosto in fretta, soprattutto dall'inizio della malattia al cuore di mamma. Sono stato vicino ai miei da sempre. Prima a Torino, quando ero poco più di un bambino, poi qui a Pralungo dal 1987, non appena furono sistemate cucina bagno e camere da letto, nella casa dove ora vivo con la mia famiglia e dove vivevano Carla e Renzo e, prima ancora, i nostri avi. Avevo sedici anni. Ma avevo già preso coscienza, nella misura in cui decisi di abitare anch'io qui sin da subito - accanto a loro, che – o prima o poi – avrei dovuto affrontare momenti duri difficili e devastanti. Come capita a chiunque, d'altronde, quando si affronta “in diretta” e da vicino la perdita dei propri genitori. E magari anche in tempi molto, troppo, ravvicinati – come nel mio caso. La casa è grande, i terreni intorno ancor di più. Ma ti posso assicurare Vittoria, che terminati i miei impegni lavorativi, quando taglio legna oppure accudisco i prati e mi preoccupo delle piante nel frutteto di papà è come se, in qualche modo, mi riavvicinassi a loro. Tutti i sacrosanti giorni. E' difficile e impegnativo, non lo nego, ma è grande soddisfazione portarlo a termine; anche il prodigarsi nel proseguire i loro ideali, la loro voglia di fare per gli altri, negli ambiti sociali e politici dove attualmente mi vedo coinvolto è un altro gran bel modo – per me – di continuare a farli vivere. Domani papà avrebbe compiuto 83 anni. A pochi giorni dal primo anniversario della morte di mamma, il 12 aprile. Ora vado a caricare l'automobile con il necessario per la manifestazione di domani in piazza XXV Aprile e inoltre, con grande sforzo - credimi, darò una mano musicale nelle file della nostra Filarmonica suonando i brani che per ben due volte ho dovuto eseguire qui a casa ai due funerali.   Ma lo farò di buon grado e di buona voglia. Ne sarebbero di certo contenti.   Un caro abbraccio Enrico

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