liberi libri

sì perché questo spazio all'inizio si chiamava semplicemente Biblioteca, solo che poteva essere frainteso, nel senso che la Biblioteca Comunale di La Cassa, in quanto biblioteca comunale è, appunto, del comune e non mi sembrava corretto dire Biblioteca e basta, che poi uno può pensare che sia un servizio pubblico asettico, che si tratti di uno spazio ufficiale, di un'informativa comunale, eccetera.

Poi aggiungerei che la Biblioteca Comunale di La Cassa è sì una specie di ufficio del comune, però dipendenti del comune, niente. Nel senso che, lo dico per chi è forestiero, qui a La Cassa siamo in pochi, milleottocento anime (per chi se la sente, l'anima) o giù di lì, e è facile immaginare che non ci sia possibilità di avere un bibliotecario vero, uno cioè che se gli chiedi, Che mestiere fai? Lui risponde, Il Bibliotecario, e se gli chiedi Dove? Lui risponde, A La Cassa.

Allora siamo tutti volontari, bibliovolontari mi piace dire: dal 2005, per l'esattezza, un gruppo di persone, con tempi, modi, capacità e sensibilità diverse dedica del tempo alla biblioteca del paese.

A essere delle personcine capaci di dire le cose come stanno, anzi, bisognerebbe dire che dal 2005 un gruppo di persone fa esistere la biblioteca pubblica, che prima, per un bel po' di anni, nessuno ci pensava più veramente. Intendiamoci, la Biblioteca Comunale di La Cassa esiste da più di trent'anni e ha conosciuto alterne fortune (ma questa è una storia che merita di essere raccontata a parte), solo che, a usare un eufemismo (se io fossi uno che usa gli eufemismi), prima del 2005, per un bel po' di anni chi avrebbe dovuto non aveva fatto molto per valorizzarla, la biblioteca. L'aveva lasciata languire, la biblioteca.

Comunque io non sono tanto bravo a dire le cose come stanno e non mi garbano neanche gli eufemismi, perciò andiamo avanti.

Dicevo che ho pensato non fosse giusto chiamare Biblioteca questo spazio, solo che dovevo trovargli un altro nome e allora ho provato con l'etimologia e con internet e ho trovato che biblioteca viene da biblion, libro, che voleva dire corteccia dell'albero (praticamente la parola libro prende il nome dal materiale di cui è fatto: la parte per il tutto, cioè una sineddoche; chissà quante parole sono nate così), e theke, cioè, in sostanza, ripostiglio. Biblioteca, ovvero, ripostiglio dei libri.

Allora ho pensato, bella forza, di dividere di nuovo la parola in due e siccome la parola libro ha una radice che ricorda la parola libero (anche se etimologicamente è una gavada) è venuto fuori liberi libri.

Poi siccome libri-ripostiglio, o ripostiglio dei libri suona malissimo, il ripostiglio l'ho messo nel sottotitolo e quel dentro e fuori dal richiama e completa l'aggettivo liberi del titolo.

Insomma, tutto un giro di parole per dire che questo è uno spazio dove si può leggere e scrivere di, con, dentro e attorno ai libri; magari con un occhio di riguardo a quei libri che stanno dentro nel ripostiglio comunale dei libri di La Cassa, via Fila 4. E non so voi, ma io pensare a dei libri sempre chiusi in una stanza mi viene la malinconia. Meglio fargli prendere aria, meglio farli passare di mano, liberarli come faceva qualcuno un po' di tempo fa con i nani da giardino: il fronte di liberazione dei nanetti, si chiamava, o qualcosa del genere. Potremmo fondare il fronte di liberazione dei libri: liberi libri. Appunto.