La resa dei conti, ballando sul Titanic

lorenzo bonino
Sono anni che mi frulla in testa una domanda alla quale non riesco a dare una risposta!
Non è certamente una domanda semplice! Anzi è difficilissima e addirittura la risposta non esiste!
Cerco di spiegare di cosa si tratta. Leggo tutti i igorni sui giornali o sento ripetere in televisione che per uscire dalla crisi occorre aumentare il PIL (Prodotto interno lordo) che detto in modo semplice occorre aumentare l aproduzione, produrre di più.
Produrre di più per che cosa? Cosa ci manca? COsa non si trova sul mercato? Facciamo le auto e non si vendono, facciamo le case e aumentano i cartelli 'vendesi', facciamo i capannoni e le fabbriche chiudono, basta guardare in giro e i cartelli 'vendesi' e 'affittasi' sono sempre di più.
Ho letto recentemente dei dati che fanno accaponare la pelle; in meno di vent'anni in Italia abbiamo cementificato 3 milioni di ettari di terreno agricolo, una superficie grande come il Lazio e l'Abruzzo, e per ogni bimbo che è nato in Italia sono stati costruiti 38 vani di nuove case, a chi serviranno?
Se il PIL deve crescere nei prossimi anni quanti ettari verranno cementificati? E quanti vani verranno costruiti?



Se questo fosse solo un problema italiano potremo sempre comprare altrove le cosidette 'derrate alimentari' ma purtroppo il PIL deve, fermo restando questo sistema economico, crescere su tutto il pianeta, essendo con la globalizzazione ormai un unico mercato!
Dove troveremo il necessario per sfamare 8-9 miliardi di esseri umani che ci saranno tra 20-30 anni su questo pianeta?
Aumentare il PIL vuol anche dire aumentare il consumo dei combustibili fossili (petrolio, gas, carbone) che come sappiamo non sono infiniti.
In meno di due secoli abbiamo consumato circa la metà dei combustibili fossili che si sono formati in centinaia di milioni di anni, nonostante che all'inizio dell'800 ci fossero sul pianeta circa un miliardo di esseri umani, che significa che in duecento anni ci siamo moltiplicati sette volte.
Quando si incontrano i grandi soloni dell apolitica (g20, g8) si parla di tutto, ma non ho mai sentito proporre quello che ritendo sia l'unica via di salvezza. Una nuova distribuzione di ricchezza a livello planetario, un nuovo modo di produrre e consumare!
Mi pare incredibile che si pensi sia possibile che si possa continuare con questo sistema con metà del pianeta che non sa come sprecare, buttiamo migliaia di tonnellate di cibo nell apattumiera tutti i giorni.
Viaggiamo su auto che consumano come un bilico per fare 130 km all'ora, teniamo i termosifoni al massimo e le finestre aperte, tanto per fare qualche esempio! Mentre l'altra metà del pianeta è costretta a vivere con due o tre dollari al giorno!
Quello che sta accadendo in nordafrica non basta per farci capire che sta arrivando la resa dei conti?
Chi pensa che basta mandare delle motovedette nel Mediterraneo per fermare questi disperati non è solo miope ma completamente cieco!
Questa è gente che non ha nulla da perdere perchè ha già perso tutto! E noi diciamo che tutto va bene perchè il PIL è cresciuto dello 0.1%
Personalmente quando sento e leggo quesye notizie mi torna in mente il titanic, l'orchestra suona e la gente balla mentre la nave affonda!

fabri20 aprile 2011, 07:02
ne parlava già j. f. kennedy, gandhi lo ha dimostrato con la sua stessa vita, e anche einstein quando manifestò la sua paura per la IV guerra mondiale (quella con la clava). oggi ci sono confortanti prese di posizione, responsabili e documentate: serge latouche, simone perotti, maurizio pallante, luca mercalli e altri, molti altri, meno visibili, meno famosi, ma che come movimento spontaneo contano, eccome se contano. questo messaggio di lorenzo bonino ne è un esempio. lo condivido dalla prima all'ultima parola. è un grido, un "basta" urlato a tutti i ciechi della politica. ha ragione bonino. 
che fare? l'antica e irrisolta domanda ...
mi viene da dire: iniziamo.
a sentire gli esperti, è già troppo tardi. ma non lo è per evitare che le cose peggiorino. il nostro pianeta ha la febbre e l'unica cosa che possiamo fare per evitarne i deliri è impedire che la sua temperatura corporea aumenti.
e allora iniziamo dal basso, iniziamo noi, caro lorenzo, cari tutti che leggete su questo sito. la salvezza - ammesso che sia possibile - non può più essere collettiva. la politica che dovrebbe essere l'espressione più diretta della collettività e guidarne i passi dà prove molto misere, e non solo in italia (anche se qui da noi la realtà supera ogni fantasia). la salvezza, dunque, inizia dall'individuo. e in un'accezione positiva di individualismo voglio comprendere anche le realtà come quella di questo sito in cui sovente si levano voci di fiera protesta come quella di lorenzo bonino. 
nel piccolo, voglio dire, è più facile riconoscersi, è più facile uniformare a criteri intelligenti gli acquisti, è più facile far passare le informazioni come quella che - è un mio esempio personale - è possibile fare un solo sacchetto di rifiuti generici ogni 40 giorni circa. nel piccolo diventa possibile condividere, non solo le idee, che è già molto importante, ma anche le cose come le auto, alcune apparecchiature, che so, per il giardinaggio e molto altro. nel piccolo, insomma, è verosimile riportare gli oggetti al loro vero ruolo: quello di essere al nostro servizio e non un mero indicatore di sviluppo.
io normalmente sono un pessimista tendente all'isolamento del cupio dissolvi, ma prese di posizione come quella di lorenzo bonino, cui questo sito ha il merito di dare voce, mi fanno tornare un po' di energia.
e allora...iniziamo?           
Laura LaLunga20 aprile 2011, 07:54
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 Abbiamo già iniziato, carissimo Fabrizio. In questa piccola comunità (e tu ne sei testimone indiretto), già da qualche anno cerchiamo, tra mille difficoltà, di orientarci verso quello che viene modaiolamente definito "consumo critico".
E ritengo strabiliante che persone come Lorenzo Bonino, che hanno vissuto periodi storici diametralmente distanti l'uno dall'alltro (dalle ristrettezze durante la guerra al boom economico post bellico, per fare un esempio), si siano resi conto che la falsa prosperità di questi anni è una fandonia che il Grande Fratello ci sta propinando scientificamente. Se ne rende conto un quasi ottuagenario (con grande affetto mi permetto di aggettivare in questo modo Lorenzo) e non se ne rendono conto le nuove generazioni, e anche le meno nuove, in verità.
Siamo in piena carestia, non alimentare, ma di idee, di ideali, di valori e di moralità. Si, la moralità. Non è morale costruire e sottrarre terreno agricolo alla nostra Madre Terra. Non è morale consumare più di quanto abbiamo bisogno, possedere oggetti per il puro piacere di ostentarli.
Per alcuni questa è pura retorica e non posso dar loro torto. Certo però che, alle volte, la retorica enuncia assunti di pura verità che andrebbero lavati dall'alone di qualunquismo che li circonda per essere presi ad esempio per azioni concrete, azioni concrete, azioni concrete.
In un primo momento la tua affermazione "la salvezza - ammesso che sia possibile - non può essere collettiva", non mi ha trovato d'accordo. Sai quanto tengo al concetto di comunità. Ma ho inteso che la parola collettiva, in questo caso, vorrebbe dire politica, e quindi ti dò ragione. Non cerchiamo la salvezza fuori da noi, nessuno ci può salvare se non noi stessi. E saremo bravissimi a salvarci, io sono molto ottimista, l'importante è unire i nostri individualismi, le nostre azioni quotidiane, le nostre idee e i nostri sentimenti (si, i sentimenti - siamo umani, non solo consumatori o cittadini) e riusciremo a costruire un mondo migliore. In qualche modo, nel nostro piccolo, già ci stiamo riuscendo.
pace
LLL




italo20 aprile 2011, 16:14
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Comunista!
[coro di ooohhhhh di schifata riprovazione, qualche buuhhhhh]

Di questi tempi sentire le frasi nell'articolo mi fa impressione... sentir parlare di 'redistribuzione del reddito a livello planetario' fa tornare alla mente un periodo in cui gli uomini erano uomini, e i politici politici, nel quale si aveva il coraggio di esporre il pensiero secondo le proprio idee (che i detrattori chiamavano ideologie) e, addirittura (vivaddio! ossantocielo!  ommissignur!), comportarsi coerentemente con esse.

Lorenzo, che respiro, finalmente, sentir parlare di politica vera.
Sarà anche solo una discussione tra i quattro gatti di questo sito ma nell'asfissia politica imperante oggi è un toccasana. Nelle centomila trasmissioni dedicate, nei telegiornali, nessuno parla più di politica; si parla solo di interessi politici nel senso di interessi delle parti, senza mai riferirle ad un coerente pensiero più alto, ad un bene comune, perdendosi solo nel cercare pagliuzze o travi negli occhi degli avversari; senza accorgersi che si brancola in una stanza buia.
Dopo il crollo del muro ci si è rallegrati del conseguente crollo delle ideologie, lasciando il campo libero a questo capitalismo selvaggio (ma non è ideologia, questa?) che dissangua i servi della gleba a favore dei nobili, sempre più ricchi e sempre  meno numerosi; che usa il PIL come un manganello per drenare energie da chi ha poco verso chi ha molto.

Il film Zeitgeist che Alessandro Berci ci ha proposto ne ha parlato; nella seconda parte, l'Addendum, vengono bene spiegati i modi con cui si realizza questa concentrazione verso pochi, l'esatto opposto della distribuzione. Sarebbe bello vederlo insieme e discuterne; soprattutto insieme a chi si occupa di politica, che stranamente sembra essere sempre all'oscuro dei meccanismi del potere e risponde infastidito a queste provocazioni che farebbero traballare le poltrone o poltroncine su cui siede.
Meglio restare all'oscuro, ben saldi nelle proprie convinzioni, sicuri di essere nel giusto; impavidi e gloriosi verso nuove fantastiche avventure [applausi].

Mi piacerebbe tanto, qui, su questo sito, sentir parlare le parti politiche in proposito di redistribuzione del reddito, con tanto di esempi e proposte; tanto da parte di chi ha sposato la sinistra quanto la destra. Ormai chi si dice comunista non osa parlarne in pubblico o sostiene (oddio oddio!) che ciò non influenza le proprie scelte amministrative, chi si dice di destra propone null'altro che il libero mercato a favore dell'impresa.
(Nessuno riconosce che abbiamo un debito da pagare nei confronti degli africani che oggi percorrono a piedi le nostre autostrade per arrivare a Ventimiglia; troppo comodo pensare che in fondo vengono solo a rubarci il lavoro, e che vadano a morire un po' più in là che qui ci abbiamo da fare, neh.)

Se invece vogliamo aumentare il PIL propongo due metodi semplici: i terremoti e le guerre.
Non falliscono mai l'obbiettivo.
Sul come provocarli...

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