la dura vita di un tecnico

riceviamo e pubblichiamo
Stamattina non sono partita con il piede giusto, un po' di mal di testa mi ha disturbato il sonno, poi ci si è messo pure il temporale.
Così sono arrivata al lavoro non proprio ottimista.
Ho sistemato un po' di cose, poi sono scesa in produzione a vedere se c'erano ancora problemi. Siamo stati due settimane fermi per delle anomalie emerse nei primi pezzi prodotti, giusto il giorno che il progettista aveva dato le dimissioni. Mi sono trovata una bella patata bollente per le mani.
I ragazzi e le ragazze di quel reparto non li conoscevo ancora, sono pochi mesi che sono arrivata qui.
Tutto subito sono rimasti stupiti di trovare una donna a sostituire l'altro progettista.
Appena presa un po' di confidenza mi hanno manifestato tutto il loro stupore sul fatto che un'azienda così maschilista avesse assunto un tecnico donna, non era mai successo prima.
Non è la prima volta che mi succede. L'iniziale diffidenza, l'essere vista come una mosca bianca.
Dopo un po' di tempo tra tecnici ci si capisce. Il "genere" passa in secondo piano.
Stamattina in produzione erano contenti, finalmente potevano andare avanti con i lavori in sospeso.
Erano soddisfatti di come abbiamo lavorato insieme per risolvere i problemi, delle procedure che ho realizzato per facilitargli il lavoro e minimizzare gli errori.
Scherzando mi hanno detto che ai piani alti in genere una donna o fa l'impiegatina o la mutanda felice.
Poi mia hanno detto che sono diventata il loro mito.
Con questa gratificazione la giornata non poteva che prendere una piega migliore.


Articolo 3 della Costituzione della Repubblica Italiana:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.



C'è ancora tanto da fare...

biagio30 giugno 2010, 20:53
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Bell'articolo.
Penso di capire chi si cela dietro questo pudico anonimato.
Quanto è vero che noi, tutti noi, evoluzione del regno animale che per difendersi dal pericolo aveva bisogno di comprendere subito, abbiamo reazioni istintive  filtrati da pre-giudizi e pre-concetti.
Pre-giudizi e pre-concetti duri a morire.
Il diverso percepito subito come pericolo.
Purtroppo la donna, in certi ambienti, è percepita come "diverso".
Se è vero che anche  Santa Romana Chiesa, per rifarmi ad un dibattito vaticanista dei giorni scorso su questo sito, ha riconosciuto tadivamente l'esistenza dell'anima della donna. E pensare che bastava capire il messaggio di eguaglianza di Cristo, che non aveva diviso il prossimo uomo, donna, bianco o nero.
Un pò deludente che oggi, in questa nostra bella Italia, ci siano politicanti che traggono fortuna dalla paura del diverso.

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