pronti ai nuovi mondi

italo losero
Torino è spesso ospitE di eventi importanti: questa settimana c'è stata la view conference, punto d'incontro degli esperti mondiali in ‘futuri tecnologici'; c'erano speaker e semplici visitatori di tutto rispetto. Pixar, Google, Disney solo per citare alcuni dei biglietti da visita dei relatori. Hanno fatto vedere come hanno realizzato “L'era glaciale3”, Star Trek, il prossimo film di Natale “piovono polpette” e tante altre cose interessantissime; era presente David Orban che hai intervistato Glenn Entis ( General Partner, Vanedge Capital; former Senior VP, Chief Visual and Technical Officer at Electronic Arts, per chi non lo conosce la massima autorità mondiale il tema di computergrafica e videogiochi).
Ho potuto parlare con il responsabile di Google Maps/Earth, con tante altre personalità che stanno costruendo il futuro.

E' stato per me un convegno oggetto di riflessioni, che vorrei condividere con voi.
La prima cosa che salta agli occhi è la differenza di approccio tra i nostri ‘rappresentanti politici' e gli ‘americani'. I nostri arrivano venti minuti in ritardo in giacca e cravatta, ossequiano gli illustri ospiti storpiandone il nome, magnificano cose che non conoscono, aspettano l'applauso, se ne vanno dopo l'introduzione scusandosi perché hanno tante cose da fare.
Gli ‘americani', responsabili di interi settori di enormi multinazionali, arrivano con la maglietta della ditta, arruffati, cercano di usare l'italiano ma parlano in un inglese comprensibile, nelle presentazioni mettono mano direttamente a quanto essi stessi hanno creato, spiegano, chiedono al pubblico di interloquire, cominciano nell'esatto minuto dell'intervento, finiscono 5 minuti prima per le domande.
Finito l'intervento cercano il pubblico, si siedono in mezzo ai ragazzi, cercano di parlare, di capire la realtà italiana, si fanno in quattro per spiegare, prestano il loro pc; mi hanno copia-incollato interi pezzi di codice per spiegarmi come lavorare.

La seconda cosa che salta agli occhi sono i ragazzi tra il pubblico. Tra i diciotto e i ventitrè, ognuno con il suo pc, pronto ad interloquire in inglese con i relatori. Quasi tutti di Torino; ma anche altri italiani, una classe tedesca e una finlandese, venuti qui apposta per quest'evento. Silenziosi, attenti, orecchie tese per capire tutto, per carpire segreti, curiosità, anticipazioni. Scrivono pezzi di codice, disegnano a mano schizzi dei nuovi personaggi dell'era Glaciale, fotografano, filmano. Con gli occhi grandi, sgranati su un mondo che per gli italiani è precluso.
L'ultima frase degli ‘ammmmericani' è quasi sempre: ragazzi, abbiamo bisogno di gente che voglia lavorare, scrivete al mio indirizzo: taldeitali@google.com, talaltro@pixar.com, ... etc. i ragazzi se ne vanno con un sogno negli occhi ed un futuro americano nella testa, pronti ai nuovi mondi... e noi li perdiamo.

La terza cosa che mi viene in mente è la differenza tra il nostro mondo e il loro. Quando gli dico che in casa alcune sere non passo i 100kb/s mi chiedono” it's a joke?” “E' uno scherzo?”. Per loro il 20 Mb/s in casa, non in ufficio, è normalità. Per loro, sporchi americani capitalisti, la pubblica amministrazione informatizzata è normalità, ogni rapporto con le istituzioni avviene online. Mi rendo conto che c'è una distanza abissale tra noi e loro: i nostri obbiettivi futuribili sono le loro premesse tecnologiche. Ricordo che a chi mi chiedeva il voto per diventare sindaco ho chiesto di spendersi per avere a La Cassa una buona connessione di rete... ahi ahi ahi... Anche se guardo i programmi per la futura Comunità Montana, non c'è affatto da stare allegri: potevano essere scritti, tali e quali dieci anni fa. Oltre a non essere stati messi in opera sono pure ammuffiti. Ahi ahi ahi....
Se parlo della crisi per loro è automatico rispondere con quali mezzi la si supera; da buoni pragmatisti indicano come fanno loro: formazione, innovazione, ambiente. Quando mi chiedono cosa facciamo noi l'unica frase che mi viene in mente è napoletana, e dice più o meno che deve passare la nottata: questo è il nostro atteggiamento. Non glielo traduco, un po' mi vergogno. Non gli dico che il governo ha proprio oggi tolto anche i fondi destinati alla (cosiddetta) banda larga per gli italiani....

Vagavo sconsolato tra le conferenze, quando ne ho trovata una che mi ha risollevato il morale: Juan Carlos De Martin (Nexa, Torino) e Raffaele Meo, Politecnico di Torino su “Open Source Creativity” e sulle politiche dei brevetti: due interventi grandi, utili, essenziali, chiarissimi. Due persone di Torino che hanno le idee chiare su come muoversi nei mondi digitali... mi ha un po' risollevato il morale.

Ma resta il problema di una classe politica che non si rende conto che stiamo vivendo una rivoluzione pari a quella di Gutenberg, persone che si fanno leggere la posta dalla segretaria perché non ne sono capaci, gente che vede nella libertà della rete solo un impiccio, un impedimento, un inutile mezzuccio informatico.
Gira una barzelletta in cui un politico chiede ad un giornalista l'indirizzo email. Il giornalista glielo detta, il politico di rimando chiede “con quante ‘c' si scrive ‘chiocciola'?
Se volete i nomi dei due, cercateli sul più famoso blog d'Italia.

Siamo fortunati, siamo veramente fortunati nel vivere questa soluzione di continuità tra due mondi, tra il prima e il dopo. Quella digitale è una vera rivoluzione.
Un tempo questi pensieri li tenevo per me; oggi, anche grazie a questa conferenza, voglio condividerli con voi.

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