la rete, la politica, l'Australia: un 'paese per tutti'?

italo losero
Si svolge in questi giorni il Cebit in Germania, la più grande occasione europea per sentire i più importanti personaggi al mondo parlare di tecnologie.
A questo indirizzo si possono seguire le conferenze di oggi, martedì 2/3/2010; particolarmente interessante mi è sembrato il contributo di Kate Lundy, senatrice australiana (42 anni, eletta a 28), sul rapporto tra politica e tecnologia perchè ha detto molte delle cose che penso e che vorrei comunicare a molti.
La senatrice parte dalla 'seconda incarnazione' di Internet, perchè la prima è già stata integrata, in Australia, con i meccanismi della politica; pensare che in Italia stiamo lottando con il decreto Urbani e che condanniamo i dirigenti di Google mi pone in uno stato di depressione... siamo veramente indietro.

A volte mi sento una persona che vuol convincere gli altri delle magnifiche sorti e progressive delle tecnologie; dopo aver sentito l'intervento di cui sopra mi rendo invece conto che è ora di agire, che sto parlando dell'ora e adesso, che ci si deve muovere: il web ha vent'anni, internet quaranta: e le chiamiamo ancora 'nuove' tecnologie, mentre avremmo dovuto già da parecchio utilizzarle per vivere meglio.

Lunedì scorso si è tenuta una riunione plenaria della lista 'La Cassa un paese per tutti' e ho cercato di far capire esattamente quanto dice la senatrice, chiedendo di cambiare i meccanismi di comunicazione: non ci sono riuscito. La mia richiesta è stata probabilmente vista come un bastone tra le ruote messo da un impallinato di  Internet ed è stata cestinata o messa sotto tono; invece penso, oggi ancora di più, che sia la via per poter crescere, tutti, in democrazia e partecipazione.
Mentre il mondo cambia non si può pensare di agire con i metodi del passato; sentendo i contributi in questi convegni internazionali mi rendo conto di quanto siamo indietro, come italiani, nei confronti di nazioni che stanno crescendo. Mi rendo conto che da noi la crisi non finirà mai, perchè non stiamo facendo nulla per farla finire, anzi: nelle nazioni insustrializzate non far niente vuol dire andare indietro.
Se anche una piccola lista come quella in questo paese è refrattaria nei confronti dei metodi nuovi, figurarsi gli apparati di partito. Se non riusciamo a modulare i principi saldi della partecipazione e della organizzazione politica con i modi di comunicare che le persone usano come possiamo pensare che possano agire da cittadini consapevoli?
Chi di voi ha fatto parte di organismi politici ed agisce con onestà d'animo sicuramente vede nelle ICT un apporto positivo per una crescita comune.

Con ICT intendo le modalità di comunicazione in rete, Information and Communication Technologies.

Per questo oggi ho cercato di tradurre l'intervento della senatrice australiana nelle sue parti essenziali; chi sa farlo meglio di me potrà aiutarmi ad integrare e migliorare il testo, che riguarda l'intervento in video alla pagina segnalata; più o meno la mezz'ora da 1:44 minuti a 2:15 minuti.

Vorrei tanto, una volta nella vita, sentire un politico del mio paese parlare in questo modo. Penso agli interventi nel forum (in particolare a Manuel che ha abbandonato la televisione per la rete, a Biagio, Vittoria, Diego, Mati, Giorgio,...ecc) e penso che tutti lo vorremmo.

Vi prego di leggerlo e di dirmi cosa ne pensate, soprattutto in riferimento alla nostra comunità.

(i grassetti li ho messi io)


"Stiamo oggi assistendo alla seconda incarnazione di Internet, la cosidetta 2.0; parallelamente anche i sistemi di e-government (rapporto tra politica e rete, ndt) sono passati alla seconda generazione.
Le ICT sono in cima alle priorità dell'agenda politica australiana: accesso, partecipazione, innovazione e crescita sono le parole chiave attorno alle quali si muovono i nostri progetti.
Il digital divide (salto tra chi è informaticamente alfabetizzato e connesso e chi non lo è, ndt) è uno dei principali fattori da sconfiggere, ed ogni giorno il problema diventa più importante: le persone hanno bisogno di accedere alla rete, ed accedere in modo consapevole.
In questo il nostro governo promuove l'azione della National Broadband Network Infrastructure: con essa ogni cittadino ha accesso alla rete ad almeno 2Mb/s, e presto il 90% dei cittadini australiani avrà l'accesso a 100 Mb/s (A La Cassa: 0.64 Mb/s teorico, in realtà 0.3 Mb/s, nda)
Questo è il più grande investimento nel settore che un governo australiano abbia mai fatto, è un'occasione unica nella vita per l'innovazione e per poter correggere i passati errori.
L'accesso alla rete non è innovazione, ma è il presupposto per poterla creare e poter partecipare all'economia mondiale.
Le persone possono diventare cittadini attivi partecipando alla politica attraverso il web interattivo; il governo ha l'obbiettivo di pianificare questo coinvolgimento in modo che sia inclusivo, sicuro, significativo.
Il piano per l'educazione ha ricevuto un finanziamento di 2.2 milioni di dollari australiani; l'obbiettivo è dare un computer per ogni studente, risorse per i docenti, per le connessioni, programmi di finanziamento per le famiglie in modo che i figli possano accedere alle risorse della rete. (E io penso alla Gelmini - Tremonti... 18 milioni di euro in meno alla scuola, nda)
Le tecnologie non sono un qualcosa da imparare, ma servono per imparare qualsiasi cosa.
La politica sta cambiando completamente cercando di coinvolgere i cittadini attraverso il web interattivo; i servizi sviluppati sono a misura del cittadino (citizen-centric), servono per distribuire a tutti l'accesso ai dati della nazione in modo trasparente.
In accordo con il ministro delle finanze è stato creato un gruppo di lavoro per creare una modalità di accesso ai dati governativi per persone senza particolari capacità tecniche.
L'uso dei social network non deve essere visto come una modalità di comunicazione tra giovani, ma è molto più grande di quanto ci si aspetta e deve essere usato per coinvolgere i cittadini nella partecipazione politica.
Attraverso i contributi di tutti gli australiani stiamo creando una memoria nazionale che cresce e che prima era impossibile pensare di creare.
Un altro esperimento è quello delle 'sfere pubbliche', progetti specifici nei quali vengono messi a disposizione dati nazionali (open data access, come fa ilgoverno USA, ma ho tralasciato tutte le parti tecniche, ndt)  per permettere di metterli insieme e creare nuovi modi di utilizzarli: i migliori vengono premiati.
Una politica che coinvolge i cittadini in modo trasparente prende migliori decisioni.
Ogni decisione presa da ogni gruppo a livello politico verrà messa a disposizione di chiunque vorrà sottoscriverne l'accesso.
Senza cercare di guidare consapevolmente a livello politico il processo con il quale il governo usa, percepisce e manutiene il sistema ICT nazionale sarebbe impossibile l'innovazione in questo paese.
Le ICT ci consentono di coinvolgere tutti i cittadini in modo prima impensabile e ci aiuta a far evolvere il concetto di democrazia.
Tutto il livello politico si rende conto che si sta dispiegando un cambiamento di portata storica, un modo rivoluzionaro di essere cittadini coinvolti nelle decisioni politiche, un cambiamento più grande della rivoluzione industriale.
Il vecchio modo di governare ha i giorni contati: i cittadini non possono accettare di essere rappresentati da governi che non riflettono le loro vite digitali; allo stesso modo la politica non può abbandonare alcuni cittadini nella vecchia società analogica.
Sono contenta di appartenere ad un governo che tiene in così alta considerazione il ruolo delle ICT da parte di ogni ministro, e, in particolar modo, da parte del primo ministro, ognuno convinto di far parte del cambiamento, sicuri del ruolo che avrà l'innovazione.

Nel salutarvi vi chiedo di esprimere le vostre domande  sul mio blog".



diego finelli 3 marzo 2010, 20:33
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Da semi-tecno-analfabeta mi riconosco particolarmente nell'assunto per cui le tecnologie non sono qualcosa da imparare, bensì uno strumento per imparare cose. Ciò detto sono un po' scoraggiato se penso a cosa possiamo fare, sia in Italia in generale, sia nella nostra comunità di paese. Nello stesso tempo, però, ho idea (un'idea forse un po' romantica e per ora non supportata da dati) che proprio in e da una piccola comunità si possa partire a sperimentare forme di comunicazione/partecipazione collettive efficaci. Da dove partiamo? Alfabetizzazione informatica? (alfabetizzazione democratico/partecipativa?) Gruppi di scrittura collettiva? Petizione per ottenere internet veloce?
italo 4 marzo 2010, 07:46
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Diego, le tue domande sono LE domande. Ad ognuna rispondo si, ma più di tutto penso sia importante coinvolgere le persone e farle partecipare attivamente: e su questo ci stiamo lavorando insieme mettendoci la nostra faccia, cercando di cambiare il funzionamento nel nostro intorno: vedi il riferimento che ho fatto più sopra alla lista e al tentativo di innovarla. Ciò che penso dobbiamo sforzarci a cambiare è l'assurdo rapporto tra quanti hanno letto queste cose che proponiamo e quanti pochi scrivano; in questa settimana a guardare gli interventi sembra che il sito sia visto dalle quattro o cinque persone che hanno scritto, anzichè dai 302 visitatori unici che ci sono stati. Il cambiamento passa attraverso la partecipazione, anche informatica: ma non mi sembra un concetto nuovo... Troppa gente ha paura di scrivere, di esporsi, di proporre quello che pensa semplicemente perchè scrivere nero su bianco è rischioso: si rischia di essere criticati. Un piccolo obbiettivo: comunichiamo che qui si scrive veloci, d'impluso, senza pensarci troppo, come una chiacchiera tra amici, depotenziamo l'aura di importanza che questo mezzo sembra avere per qualcuno. Chiediamo a chi ci è vicino, a chi ci rappresenta, e a chi ci vuole rappresentare, di farsi sentire, se esiste.
diego finelli 4 marzo 2010, 16:02
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Mi capita spesso di ragionare e discutere con persone diverse sull'utilità e la "bontà" dei mezzi di comunicazione e di partecipazione telematici e di recente mi sono trovato a parlare di questo sito come di un esempio che dimostra quanto il luogo comune "comunicazione via web = alienazione/fine delle relazioni/ecc." possa essere falso. Sì perchè gli scambi e i dialoghi che avvengono in questa sede sono la prosecuzione, la conseguenza, l'arricchimento di relazioni già presenti e non uno schermo che va a limitare quelle relazioni. Così come, in modo speculare, questo sito, questo luogo virtuale, è diventato pretesto/occasione per instaurare nuove relazioni, nuovi scambi, nuovi dialoghi, che probabilmente senza questo sito non si sarebbero sviluppati. Saremo sempre i soliti 4/5 che si parlano addosso? Può darsi. E' un rischio che si può correre.
Laura LaLunga 4 marzo 2010, 21:48
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La capacità di una persona di adattarsi al mondo che lo circonda è proporzionale alla sua curiosità nella vita. Se una persona si sente ormai 'arrivata' e pensa di non avere più nulla da imparare, ecco che non si affaccerà mai a un mezzo come internet che invece, ogni volta che lo si usa, ci rende più consapevoli di ciò che ci circonda. Il fatto che la maggior parte dei lettori di questo sito non intervenga si spiega solo così. Vi sono molte persone che evidentemente pensano di non avere più nulla da imparare e soprattutto non vogliono mettersi in gioco. Non vogliono esporre le proprie opinioni nei confronti di questo o quell?argomento per non comprometterne nessuna e guarda a questo mezzo di espressione con sospetto. E' difficile mettersi in discussione, soprattutto esporre la propria opinione in modo che tutti la possano commentare, confutare, corroborare o cassare. Ci vuole del fegato. Se durante le riunioni vi sono persone che non esprimono la propria idea se non al vicino di sedia, così in questo sito non usciranno mai allo scoperto per dirci cosa ne pensano. Sembrerebbe quasi che scrivere su questo sito, esprimere la propria opinione, legittimasse di fatto questo metodo di comunicazione. Sarebbe una sorta di resa. Le opinioni si manifestano durante le riunioni, a quattr'occhi, e non attraverso questi mezzucci informatici. Ci si costituisce in organizzazioni riconosciute, si utilizzano solo i metodi già ampiamente sperimentati, non ci si mette in discussione se non in presenza di almeno una persona che la pensi come te. Non si esce dagli schemi. Eppure le proposte e le idee nate e sviluppate in questo sito si sono rivelate interessanti, divertenti, stimolanti e molto spesso profonde e umane. Rimango dell'idea che al posto di trovare per forza un nemico per avere ragione di esistere (e mi riferisco sia alla politica nazionale sia a quella locale), converrebbe partecipare e stimolare la partecipazione per proporre nuovi obiettivi da raggiungere, per creare nuove opportunità di crescita. E a costo di sembrare retorica, noi in qualche modo, anche se siamo solo in pochi, con i nostri interventi e con l'espressione delle nostre opinioni, chiara, esplicita e passibile di commenti, noi di destra e di sinistra, noi giovani e anziani, amministratori e cittadini qualunque, noi che diamo libertà alle nostre parole, stiamo costruendo qualcosa.
alberto casale 8 marzo 2010, 13:55
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Credevo di aver inserito un mio commento che iniziava con un "mea culpa" per la mia ignoranza informatica e dei nuovi mezzi di comunicazione, ed ecco infatti che il mio commento non lo trovo inserito (anche se mi è uscito il messaggio "commento inserito") e quindi mi riconfermo l'ignoranza informatica. Chiedo alla redazione/ai tecnici (siccome mi capita di frequente): ma se uno deve scrivere un commento di lunghezza medio/alta, cosa deve fare per evitare di perdere tutto, che salti la connessione, o altre amenità di questo genere? Ho pensato di farmi fare una speciale benedizione... in questo caso non so se funzionerebbe! Se qualcuno riuscisse a recuperare il mio intervento, là dentro il sito, avrebbe la mia massima gratitudine, anche perchè non riuscirei a riscrivere tutto compiutamente (il tempo è una risorsa limitata, purtroppo). Il succo del discorso verteva comunque sulla necessità di "complementarietà" tra le varie forme di comunicazione: non può essere tutto verbale a quattr'occhi, ma non può essere neppure tutto dietro un monitor "La Cassa un paese per tutti", di cui sono capogruppo (pro-tempore!), ha sempre privilegiato la partecipazione "diretta" e il gruppo anche "fisicamente" presente: non è tutto, ma non deve essere ritenuto un elemento "vecchio" o "superato". Credo si debba tenere in conto che non tutti sono proiettati al futuro, soprattutto in realtà come la nostra. Non ci deve essere contraddizione, ma complementarietà tra le nuove e le vecchie forme di comunicazione. Il nostro gruppo è sempre stato concepito per la partecipazione diretta, e credo sia un valore; ciò non impedisce tutto il resto. E' giusto essere avanguardia, o retroguardia, in questo settore? Non lo so, credo siano ammissibili entrambe le posizioni: il "paese per tutti" credo sia anche questo. Mi piacerebbe che tutte le posizioni potessero confrontarsi. E magari confrontarsi all'interno del nostro gruppo. La partecipazione si fa anche con la presenza! ALBERTO (Comunque, se qualcuno recupera il mio commento precedente-sempre che sia possibile- credo mi fossi spiegato meglio)
fablam 8 marzo 2010, 15:38
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Partiamo dal banale, ma essenziale, assunto che non c'è palazzo senza fondamenta. In Italia la percentuale di popolazione anziana over 60 è del 24,5%, quelli che sono vicini ai 60 sono un altro buon 20-30% e così via: siamo uno tra i Paesi più "vecchi" (in termini di età della popolazione) Ed ecco il primo ostacolo. A La Cassa la connessione non và più in là di un 640Kb, mai effettivo e sempre peggiore. Ed ecco il secondo ostacolo. La Cassa è sostanzialmente un paese-albergo, perchè la popolazione lavora a Torino, torna a casa la sera e va a dormire, ed è così da almeno 50 anni se non di più. Ed ecco il terzo ostacolo. Quindi NO Italo: non siamo refrattari, non siamo disonesti, non pensiamo che sia un "bastone tra le ruote" la tua idea, nè abbiamo tentato di insabbiarla o cestinarla. Abbiamo semplicemente "contestualizzato", "calato nella realtà ATTUALE" di La Cassa la tua proposta, indicando come DIRITTO di ogni associato quello di essere informato, in via cartacea o INFORMATICA, di ciò che è deciso o di qualsiasi altra attività o iniziativa dell'associazione (e vorrei sottolineare che, a livello tecnico, quando un soggetto ha un DIRITTO verso un altro soggetto, questo ha il DOVERE di tutelarlo, quindi sostanzialmente la tua proposta è stata accettata e condivisa, solo formalmente indicata in maniera diversa). Ancora NO Italo: non siamo retrogradi, non viviamo nel passato, non siamo arcigni funzionari di Stato che usano ancora penna e calamaio. E lo dimostra il fatto che Alberto è qui che scrive, che io sono qui che scrivo, che la nostra sezione in questo sito è sempre aggiornata con nuovi contenuti (personalmente ho imparato a gestire una pagina internet, seppure con la "pappa pronta", grazie a te e al customizer del sito). Semplicemente non vogliamo fare il passo più lungo della gamba: perchè razionalmente ci accorgiamo che prima di arrivare a una "demointernetcrazia" (scusate il conio del termine, ma mi piace come suona) sono necessari ulteriori passaggi graduali, e non un sostanziale salto nel buio, che visti i 3 ostacoli di cui sopra, non so dove possa andare a finire. SI Diego: le tue domande sono le risposte che anche noi di La Cassa Un Paese Per Tutti vogliamo dare, sono i passaggi graduali prima del cambiamento! Laura: condivido l'idea della paura di mettersi in gioco e dell'idea di aver imparato oramai tutto dalla vita. Non condivido le altre considerazioni, che anzi mi inquietano parecchio: 1)perchè organizzarsi in associazioni riconosciute è un "peccato"? L'associazione è un istituto vecchio come l'uomo, è ciò che più assomiglia ad una famiglia al di fuori della famiglia stessa: è l'unione di persone che credono negli stessi ideali. Perchè dovrei aver bisogno di uscire dagli schemi per sentirmi realizzato? Perchè questa necessità di distinguersi solo criticando il "vecchio", quando dal "vecchio" si è nati,cresciuti e sviluppati? 2)non cerchiamo per forza un "nemico" per poter esistere,cerchiamo qualcuno che "la pensi differentemente da noi", e, rispettandolo, esistiamo discutendo con lui: e per fortuna che lo troviamo!!! Perchè altrimenti ci sarebbe un unico pensiero, un'unica idea e questo sito cesserebbe di esistere perchè non esisterebbero più i suoi presupposti! 3)perchè disprezzi le riunioni? il parlarsi a quattr'occhi? Non posso credere a quel che leggo! Non vorremmo mica affermare che le opinioni si possono solo più esprimere dietro un anonimo monitor, pigiando su una anonima tastiera? Spero davvero di non aver capito bene il senso delle tue parole, perchè se così non fosse rimarrei parecchio basito: l'idea che la comunicazione "vera" sia quella di internet e non più quella della parola detta di fronte ad un'altra persona è un'idea che aborrisco fortemente, perchè si perde il contatto umano. In conclusione: riunioni, internet, tasti o parole, cerchiamo di non precludere una via per favorirne solo un'altra; soprattutto perchè una di esse è puramente virtuale mentre l'altra è reale.
italo 8 marzo 2010, 21:48
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x Alberto: mi scuso per i malfunzionamenti tecnici; purtroppo il controllo della sessione di funzionamento non è nelle mie possibilità, dipende da più fattori che non sono sotto il mio controllo. Non posso recuperare il tuo intervento, che non è mai arrivato sul server; il senso mi sembra comunque chiaro. Per il futuro ti suggerisco di scrivere su wordpad o blocconote, o su un qualsiasi editor di testo, e poi incollarlo come intervento; non si incorre nel rischio di perdere la sessione di lavoro. x Fabio: non mi attribuire giudizi che non ho dato, è estremamente FASTIDIOSO, almeno quanto l'uso del maiuscolo da professorino. L'unica parola che ho usato nei confronti tuoi e di chi guida la lista, e non in questo articolo ma in presenza, è 'antistorici'. Di questo mi puoi chiedere conto. x la politica e le ICT. Nel caso non fosse sufficientemente chiaro, la politica intesa come azione nel sociale la si fa di persona, con le persone, insieme alle persone, incontrandosi, parlandosi, discutendo, prendendo un caffè, inciampando insieme, scherzando, stampando volantini, scambiandosi doni, imbronciandosi, accarezzandosi a volte, dandosi una pacca sulle spalle altre volte. Tutto questo lo si può fare meglio se ci sono anche, a supporto, le tecnologie dell'informazione: che non sono mai il fine, sempre il mezzo. Chi non capisce questo e contrappone la politica fatta in rete con quella 'reale', (magari inventandosi la demointernetcrazia), penso non abbia capito niente nè dell'una nè dell'altra: lo posso accettare solo da chi è ignorante in tecnologia o è ignorante in politica. x i numerosi ostacoli citati: vedi alla voce 'antistorici'. Da qualche parte ho visto scritto che un politico pensa alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni. Vi ricordate dove? Avremo a La Cassa la banda larga, perchè è interesse delle telecom darcela: la useremo per guardare il grande fratello? O per ampliare la partecipazione alla nostra comunità? Chi pensa al futuro di La Cassa? Veramente, qualcuno di voi riesce a pensare che le ICT in questo paese diminuiranno in quantità e qualità? sarà il contrario, e ci troverà pronti. Parlare da parte di giovani di un 'salto nel buio' nei confronti di tecnologie che hanno tra i venti e i quarant'anni mi fa tornarein mente le figure retoriche di Diego, in particolare l'ossimoro. x la mia richiesta di cambiamento dello statuto dell'associazione. Mi sento un po' preso in giro con questo discorso della contestualizzazione. Ho proposto molte modifiche allo statuto, più o meno una decina di punti, più un intero 'capo' sulla comunicazione; nessuno è stato recepito. Se non con la frase che il socio 'ha diritto' ad essere informato dell'attività del direttivo che 'deve' rispondere. Ci mancherebbe altro. L'ho detto una prima volta, non è stato capito. L'ho ridetto una seconda, a quanto pare ancora non sono stato capito. lo scriverò una terza, dopodichè non ne parlerò più: evidentemente non sono capace a spiegare, o sono cose che hanno una logica solo nella mia testa, o sono state recepite come un 'anacenosi (chissà se Diego l'ha trovata questa). Io penso che sia necessario che il direttivo, che ha la completa autonomia decisionale, informi obbligatoriamente e periodicamente di tutte le decisioni prese, e che non possa prendere decisioni senza informare i soci. Amen. Penso che la rivoluzione in atto nei modi di comunicare deva obbligatoriamente influenzare anche le nostre modalità associative. Ho letto da qualche parte un concetto, che mi sembra condiviso da molti, cioè che tutto questo inviare e ricevere informazioni non è sostenibile, che perchè le cose possano funzionare si devono usare i buoni vecchi metodi su cui ci siamo sempre fondati: la velocità con la quale riceviamo le informazioni oggi è superiore alla capacità di elaborazione della mente umana. E' stato detto a fine '800, quando la posta è passata dai cavalli alla ferrovia.
fablam 8 marzo 2010, 23:59
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La perdita della proverbiale pacatezza di Italo mi ha colpito come un fulmine a ciel sereno! Cercherò di capire cosa del mio scritto ti ha colpito così negativamente: 1)"non mi attribuire giudizi che non ho dato": cerchiamoli a)"non siamo refrattari" => "Se anche una piccola lista come quella in questo paese è refrattaria nei confronti dei metodi nuovi" b)"non siamo disonesti" => "Chi di voi ha fatto parte di organismi politici ed agisce con onestà d'animo sicuramente vede nelle ICT un apporto positivo per una crescita comune." => a tuo parere noi non vediamo nelle ICT un apporto positivo ergo siamo disonesti c)"non pensiamo che sia un "bastone tra le ruote" la tua idea, nè abbiamo tentato di insabbiarla o cestinarla" => "La mia richiesta è stata probabilmente vista come un bastone tra le ruote messo da un impallinato di Internet ed è stata cestinata o messa sotto tono" (sotto tono, sotto sabbia?) d)"non siamo retrogradi, non viviamo nel passato" => "ho cercato di far capire esattamente quanto dice la senatrice" e la senatrice dice: "Il vecchio modo di governare ha i giorni contati" ergo noi che scegliamo ancora la "vecchia via" siamo retrogradi, viviamo nel passato (qui confesso che effettivamente fare il collegamento possa risultare difficile...) c)"non siamo arcigni funzionari di Stato che usano ancora penna e calamaio" => suvvia Italo! E' una nota folkloristica e di colore, è per dare un'idea figurativa (che mi ha fatto sorridere, mi spiace non abbia fatto sorridere te) di quel che sto dicendo! per il resto direi che ci sono tutti 2)"almeno quanto l'uso del maiuscolo da professorino" => perdonami Italo, ma ognuno ha i suoi metodi per sottolineare le parole che pensa siano fondamentali, purtroppo qui il grassetto (mia scelta primaria) non si può inserire, quindi ho scelto la via del maiuscola (mia scelta secondaria), mi spiace di averti urtato! 3)"la politica e le ICT" => altra perdita di pacatezza (e di stile), e ti posso rispondere alla tua velata allusione alla mia ignoranza che io "so di non sapere" (cosa detta da un grande ignorante, che si vantava d'esserlo!). Ma venendo al contenuto e saltando la rozza polemica sterile: sono così ostico da comprendere? mi pare di aver scritto la stessa e medesima cosa che hai scritto tu qui "riunioni, internet, tasti o parole, cerchiamo di non precludere una via per favorirne solo un'altra; soprattutto perchè una di esse è puramente virtuale mentre l'altra è reale" => ossia, detto in parole più comprensibili(?): bene internet per comunicare, ma non dimentichiamoci del contatto reale! Internet = strumento... non è quello che dici tu? 4)"Da qualche parte ho visto scritto che un politico pensa alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni. Vi ricordate dove?" => altrochè se me lo ricordo: è nella mia firma delle mail e nel mio profilo! Sono le parole di Alcide De Gasperi, una persona che pensava alle nuove generazioni, senza però dimenticarsi di quelle presenti e di quelle passate, cosa che invece qui pare non si stia facendo, dando per scontato l'apprendimento di nuove tecnologie da parte di chi vuole ancora toccare la carta dei libri e dei giornali! Antistorici? No, immersi nella realtà di tutti i giorni. "Parlare da parte di giovani di un 'salto nel buio' nei confronti di tecnologie che hanno tra i venti e i quarant'anni mi fa tornarein mente le figure retoriche di Diego, in particolare l'ossimoro" => a me invece fa venire in mente la razionalità che, conscia della realtà e quindi con piena cognizione di causa, ferma la fantasia. 5) "x la mia richiesta di cambiamento dello statuto dell'associazione" => mi spiace tu ti senta preso in giro, ma potrei davvero (davvero!) fare il discorso inverso a quello che fai tu: ho provato a spiegartelo una volta, due volte, tre volte, ma o parliamo lingue diverse (possibile) o forse io non so spiegarmi, oppure l"anacenosi" ci ha fatto il malocchio (sono ignorante su questo termine, so nuovamente di non sapere!). Mi spiace anche che non siano state recepite le tue modifiche (sicuro, proprio nessuna? sarà che il tecnicismo giuridico toglie un pò il colore alle frasi, ma mi sembra di aver recepito molte delle tue integrazioni, anche quando ci fu la discussione in assemblea), ma in democrazia c'è minoranza e maggioranza: alcune tue modifiche erano in minoranza. 6)"Io penso che sia necessario che il direttivo, che ha la completa autonomia decisionale, informi obbligatoriamente e periodicamente di tutte le decisioni prese, e che non possa prendere decisioni senza informare i soci" => (dobbiamo informare sempre i soci delle decisioni, ma non possiamo prendere decisioni senza informare i soci, ma quando decidiamo che dobbiamo informare i soci che stiamo per prendere una decisione, dobbiamo informarli che stiamo per prendere la decisione di informarli che stiamo per prendere una decisione?) scusami davvero Italo, ma leggendolo mi è venuto questo garbuglio in testa e ero indeciso se scriverlo (anche perchè qui puoi dire, a ragione, che ti sto prendendo in giro), ma spero che mi concederai una vena di ironia in uno scritto che altrimenti sarebbe davvero dottorale (in fondo la punzecchiatura sull'ignorante mi ha bruciato un pò, quindi tiè :P). Ora torno serio e cerco davvero di spiegarti ancora una volta come la penso: a) tu parli di "obbligatorietà dell'informazione"; io parlo di "tutela del diritto all'informazione", fin qui ci siamo no? b)l'obbligatorietà dell'informazione implica l'azione da parte del soggetto associazione senza azione da parte del soggetto socio (che resta meramente passivo); la tutela del diritto all'informazione implica l'azione da parte del soggetto associazione (attenzione!) senza azione da parte del socio (che anche qui resta meramente passivo) c) obbligatorietà e tutela sono in questo caso la stessa medesima cosa: perchè se io, obbligato, non ti informo, tu affermerai "ho diritto di essere informato, secondo statuto, perchè sei obbligato a informarmi!"; ma se io, che devo tutelare il tuo diritto all'informazione, non ti informo tu affermerai "ho diritto di essere informato, secondo statuto, grazie alla tutela del diritto all'informazione" d) due frasi (la prima più "popolare", la seconda più "giuridica") per dire la stessa cosa => "il socio ha diritto di essere informato"! Altri modi per spiegartelo davvero non ne trovo, ce l'ho messa tutta! 7) i cavalli e la ferrovia => non è questione di velocità di invio e ricezione o di buoni vecchi metodi: è solo questione di capire dove porre il limite tra il contatto umano e il contatto virtuale, tra parola e bytes, tra sguardo e webcam, tra secondlife (Second! Second!) e la nostra vita reale, tra gli amici di facebook e gli amici veri.
Danda 9 marzo 2010, 20:49
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OSSIMORO,ANACENOSI,DAVANA,ELUCUBRANDO,PARADIGMA, eccetera eccetera eccetera eccetera........ Personalmente, per sottolineare il fatto che sul sito di 'La Cassa punto Net' sono sempre i soliti che scrivono e commentano gli argomenti svolti, volevo citare un avvenimento che abbiamo studiato in letteratura a scuola, qualche tempo fa. Circa nel 1300, Dante Alighieri scrisse un trattato purtroppo poco famoso Le Vulgari Eloquienza, in cui spiegava l'importanza del volgare, lingua di sostrato (cioè parlata dal popolo), che era in contrapposizione al latino. Infatti quest'ultimo era usato come lingua di scrittura, mentre il volgare era l'unica lingua parlata da tutti.Cio' comportava che: la gente non leggeva proprio perché non riusciva a comprendere il latino!!! C'è da aggiungere questo: Dante scrisse Le Vulgari Eloquienza in latino proprio per prendere in giro chi sapeva scrivere e leggere in quella lingua, la quale non permetteva agli altri di saper commentare e interpretare ciò che veniva trattato. Naturalmente il fine per il quale la lingua usata per scrivere era così indecifrabile era proprio quello: non fare decifrare niente a nessuno. Con questo non voglio dire che voi scrivete così per quel motivo, ma critico il fatto che voi scrivete solo così. Danda 12 anni. Ciao buona serata.
italo 9 marzo 2010, 21:13
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Danda, non so chi tu sia ma se a 12 anni conosci il 'De Vulgari Eloquentia' a 24 scriverai utilizzando aposiopesi, diallegi e ipallagi più di quanto facciamo noi; e non lo dico solo perchè ho appena cercato su wikipedia qualche figura retorica con uno strano nome, ma per semplice cleuasmo! Saluto con gioia la tua voglia di partecipare; l'importante è scrivere per voler contribuire, per portare il proprio messaggio per la crescita comune, per costruire, e non solo per avere l'ultima parola. Più persone scriveranno, e più criticheranno il linguaggio illeggibile, meglio sarà per tutti. Hai avuto un gran coraggio a scrivere e te ne va merito: persone molto importanti in questo paese non trovano lo stesso coraggio di esporsi come hai fatto tu. Grazie ancora, sia a nome personale che da parte dei redattori del sito.
fablam10 marzo 2010, 12:03
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Dato che la home page non è commentabile (e sorrido...): "Una ?leggenda? coltivata per molto tampo da chi non conosce l'internet è che l'uso della rete sia sempre stato diffuso soprattutto fra i giovani o ?giovanissimi?. Non è vero. Solo recentemente (dal 2003) c'è stato un maggiore afflusso di età inferiore ai 25 anni. Il segmento tradizionalmente più forte (25-44 anni) è ancora oggi la metà delle persone online. Una fascia più estesa di adulti, dai 25 ai 54 anni, è il 65 % del totale (84 % nel caso dei collegamenti dal luogo di lavoro) Rimane ancora molto debole la diffusione della rete fra gli anziani, ma si cominciano a notare piccoli segni di miglioramento (naturalmente non è facile capire quanto ciò dipenda dall'afflusso di persone anziane che decidono di collegarsi o dall'invecchiamento di chi era già in rete anni fa ? ma, anche se non numerose, ci sono persone con più di settant'anni che imparano per la prima volta a usare l'internet e dimostrano di saperlo fare con abilità non inferiore a quella dei giovani).." Assolutamente e totalmente condivisibile, si sottolinea come il "problema" di accesso a internet "inizi" tra coloro che hanno 60-65 anni. Inoltre viene puntualizzata una cosa chiara ed inequivocabile: sono gli anziani che si connettono o chi si è già "connesso" invecchia? "Una vera e propria 'riscossa' che vede protagonisti i 'capelli bianchi' della penisola : in quattro anni, dal 2005 al 2009, proprio la fascia di età 60-74 anni e oltre ha infatti fatto registrare la percentuale maggiore di incremento nell'utilizzo di nuove tecnologie e pc rispetto al resto della popolazione, con una media del +80% circa di utilizzatori. [...] Proprio tra gli anziani, in soli quattro anni, cioé, si è registrato il maggiore incremento per uso di nuove tecnologie" Il gioco dei numeri! Che meraviglia! Non si conta il fatto che per avere +80% di 1000 si devono avere 800 nuovi utilizzatori, per avere +80% su 10 ne bastano 8, e che la popolazione più anziana è più numerosa di quella "giovane" o "meno giovane", i tipici bachi delle statistiche. Non si conta inoltre la puntualizzazione riportata invece nella prima citazione (che sposo appieno). Rimango comunque speranzoso verso la "internettizzazione" dei nostri anziani, e questi numeri, anche se sopravvalutati a mio parere, sono un buon presupposto.
diego finelli10 marzo 2010, 18:23
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Ciao Dan ? (iela)? pensa che altri spesso mi rimproverano esattamente il contrario, e cioè di scrivere in modo troppo affrettato, buttato giù, colloquiale. Forse devo appendere la penna (o la tastiera del portatile) al chiodo e dedicarmi definitivamente ad altro. Io comunque non credo che a frenare le persone dal partecipare al dibattito/dialogo/conversazione (o quello che è) sia il tipo di linguaggio usato. Forse influisce di più il contenuto di certi contributi: penso a scambi di opinione che fanno riferimento a situazioni verificatesi altrove, che quindi lasciano disorientato chi legge, come uno che afferra solo una parte di una conversazione più ampia; penso soprattutto alle polemiche in risposta alle polemiche in risposta alle polemiche in risposta alle polemiche ? Anche a me, in quei casi, passa la voglia di intervenire. E poi influisce, enormemente, la tradizionale ritrosia a esporsi, a mettersi in gioco, la paura di sbagliare. A ciascuno il compito di valutare, situazione per situazione, la mediazione giusta tra non fare mai niente per non essere colti in fallo, e buttarsi sempre e solo allo sbaraglio, incuranti delle conseguenze. Farei poi anche un distinguo sui contesti in cui un registro linguistico, piuttosto che un altro, viene utilizzato: le dilettantesche prove narrative presenti sul sito (parlo solo per me, ovviamente) non accampano pretese artistiche; sono a volte un modo di comunicare, altre volte un gioco, altre ancora un tentativo di fare memoria di esperienze vissute, rielaborandole. Ogni tanto il meccanismo funziona: qualcuno legge e apprezza, si incuriosisce, commenta. Altre volte il meccanismo si inceppa: il messaggio non passa, la storia non scorre, eccetera. Pazienza. A volte succedono tutte e due le cose contemporanemante, vai a sapere. Ultima osservazione: ossimoro è una figura retorica; ?davanare? è un termine dialettale piemontese che sta per ?vantarsi?. Trovo interessante che le storpiature dialettali possano passare per lingua colta.
italo10 marzo 2010, 18:29
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Urca! Allarmi allarmi! devo obbligatoriamente intervenire come moderatore, c'è un'incomprensione sulle modalità di funzionamento del sito! Caro Fabio, la home page non è commentabile per default (già ci sono molti livelli di botta/risposta, sarebbe complicatissimo crearne un altro) ma esiste un intero, grande, libero forum a disposizione di tutti quelli che vogliono commentare qualsiasi argomento o creare nuovi spunti di discussione; di questo sito si può dire peste e corna, lo si può abiurare come zona rejetta alla quale non avvicinarsi mai, ma non si può dire che non permetta di intervenire liberamente e che offra spazio a chiunque lo voglia fare, a tutti, anche a chi sorride nel piatto in cui comunica. Non ho alcun dubbio che le nuove iniziative telematiche previste dalla lista offriranno lo stesso grado di libertà e possibilità di espressione. Se qualcuno la pensa diversamente da quanto scritto riportando dati sugli anziani in rete, non ha che da armarsi di tastiera e creare nel forum una gran bella nuova discussione dal titolo 'In Home Page è tutto sbagliato, vi dico io qual è la vertità' ed esprimere lì i propri pensieri e numeri. Nel merito: dà un po' fastidio essere contestato senza dati; si puo' sicuramente pensare che quanto ho scritto in Home Page sia l'uso ingannevole di bachi statistici tramite la meraviglia dei numeri (a che scopo? boh); accetto volentieri e pubblicherò le indispensabile controprove che a questo punto mi verranno fornite per dimostrare la sopravvalutazione che avrei fatto (o che i citati autori dei dati hanno fatto). L'indagine ISTAT 2009 dice che se nella fascia d'età 20-24 navigano 78 persone su 100, in quella 60-64 sono 32, un po' meno della metà. Già parecchie aziende si stanno buttando nel business dell'internet per capelli grigi (eldy, ad esempio). Il gioco dei numeri! Che meraviglia!
fablam10 marzo 2010, 18:54
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Sorrido di nuovo mentre mi viene in mente una domanda: Perchè quei dati sono stati inseriti proprio in home page, guarda caso proprio dopo la discussione (anche accesa) avvenuta a commento di questo tuo articolo? Perchè non nel grande e libero forum? Perchè non qui come semplice commento? Mi piaceva molto di più la tua figura imparziale, mantenuta fino a l'altro ieri, questa volta, a mio parere che ti esprimo direttamente e col cuore in mano, hai utilizzato la tua qualità di amministratore per forzare un pochino la mano. Sarò malpensante? Questo non lo so, ma mi sembra più che giusto manifestare le proprie idee in un libero sito internet nel quale sorrido e comunico... a proposito di ciò: bruttina anche l'analogia con il piatto in cui si sputa, altra caduta di stile, sembra quasi che mi si faccia un favore a lasciarmi scrivere e pubblicare nella sezione ANPI e nella sezione LCUPPT, dato che quella è la tipica frase del padre che sgrida il pargolo che non apprezza ciò che la famiglia gli sta dando. Ultimo mio intervento riguardo a questo articolo, e tenterò di essere più parco nei commenti, dato che noto un certo malessere verso il numero eccessivo di risposte, e non voglio rubare spazio agli altri potenziali scrittori: sono profondo sostenitore dell'idea che la mia libertà finisce dove va a ledere quella degli altri.
italo26 marzo 2010, 17:02
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raiperunanotte è stato il primo esempio di come cambierà il mondo. Noi c'eravamo. La rete c'è. Chi sottovaluta la somma delle intelligenze che la rete connette appartiene al passato.
italo 6 aprile 2010, 06:29
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Berlusconi usa facebook: ottime considerazioni in questo articolo su punto informatico: http://punto-informatico.it/2847136/PI/Commenti/politica-conversazione-dall-alto.aspx, che sottoscrivo in pieno e che definisce bene la distanza tra la nostra politica e quella di chi la rete la conosce e la sa usare; il paragone è fatto con Obama (ed un cenno a Veltroni)

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