Partecipazione

di Biagio Tuberga
Cosa intendiamo per “partecipazione”?
Come spesso accade, ognuno di noi attribuisce un significato, una valenza, un progetto parzialmente diverso allo stesso termine.
Vedo allora di specificare ciò che la mia impostazione politica, cultura, credenze...ecc..intendono appunto per partecipazione.
1-     Partecipazione è una forma di democrazia, una forma avanzata, elaborata.
Ovviamente votare ogni tanto e poi delegare completamente agli eletti tutte le decisioni, è una forma molto riduttiva di democrazia.
Sia pure avendo un programma iniziale, conosciuto e condiviso, nel tempo le situazioni mutano, una per tutte, il quadro economico e quindi le compatibilità.
Il delegare può anche essere rassicurante e persino riposante, ma non crea consapevolezza crescita culturale / spirituale, non crea mai comunità
 
2-     Partecipazione crea sinergie.
Solo quando ci sentiamo coinvolti in prima persona, chiamati in causa, responsabilizzati, siamo fidelizzati e riusciamo a dare il meglio di noi stessi.
Quindi la partecipazione è utilitaristicamente propedeutica ed efficace al raggiungimento di uno scopo.
Si potrebbe tirare in ballo tutta la filosofia che c'è dietro al LAVORO DI GRUPPO.
Formula molto più elastica rispetto agli schemi fissi, per comparti.
Io mi occupo di ponti, tu di strade, quando non ci sono ponti da costruire o ho niente da fare, o mi invento il ponte inutile.
Se lavoriamo in gruppo ottimizziamo, scambiamo anche le conoscenze e diventiamo un po' tutti polivalenti.
    
Si potrebbe continuare a lungo a disquisire su valenze, utilità ed efficacia della partecipazione.
Sicuramente molti amici potranno integrare, correggere....proprio come “ gruppo”.
            Volevo invece introdurre un altro argomento, su quali presupposti deve basarsi la partecipazione.Quale visione del mondo che mi circonda devo avere, del mio prossimo , perché il mio modo di partecipare sia autentico ?
E qui per forza di cose tocchiamo i massimi sistemi.
a)      Non esistono buoni e cattivi, e se proprio penso che esistono, non tocca a noi giudicare, tali sono le variabili in gioco, dal momento del concepimento, al clima del clan familiare, dai talenti che ci sono stati assegnati...ecc..
b)      Tutti, ma proprio tutti, cerchiamo la nostra felicità, perché è nella missione di tutti gli esseri viventi il conservare la specie. Ma l'essere vivente animale conserva la specie “selezionando” , eliminando, se necessario il debole.
L'uomo evoluto dovrebbe cercare la sua felicità , collaborando, utilizzando l'energia da relazione, tendendo, anelando, aspirando alla fratellanza.
Ecco allora che la partecipazione non è escludente, non si collabora solo tra uguali, tra coloro che la pensano allo stesso modo ( ammesso che ci siano due persone che la pensino allo steso modo), ma la partecipazione la si cerca tra tutti, ma proprio tutti, senza esclusione alcuna.
Il tempo lo si impiega per dibattere e non per ribattere, se l'altro mi dice una cosa buona, lo ringrazio, se mi dice una cosa sbagliata, l'atteggiamento non può essere che di dispiacere ..al minimo...peggio per lui, che è in errore.
Se io ho un'idea buona, prima o poi viene a galla, come l'olio buono.
Viene a galla tanto più presto , se c'è una buona partecipazione, se ho creato una buona partecipazione e di conseguenza una buona comunità.
Biagio,luglio 09

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